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venerdì 3 settembre 2021

Strisce bianche, strisce blu

 

Le strisce blu, sogno e delizia di zelanti amministratori locali, tendono a rimpiazzare sempre più le strisce bianche, in quasi tutti i parcheggi, con lo scopo di rimpinguare le smagrite ed effimere casse delle varie amministrazioni. Le strisce blu svolgono perciò la funzione di un efficiente strumento in mano a una sana amministrazione che si prefigga come scopo il pareggio del proprio bilancio. Del resto, che cosa volete che sia? Si tratta di pagare un prezzo che, per i più, è effimero, simbolico, del tutto trascurabile.

Quindi, le strisce bianche vengono metodicamente ricoperte con vernice blu, modificando lo status di parcheggio da libero a quello di parcheggio a pagamento. Del resto, le strisce blu sono anche più belle da vedersi, danno un’aria quasi sbarazzina e vivace alla strada e, poi, c’è sempre la possibilità di trovare un parcheggio libero. Nulla a che vedere con le anonime strisce bianche che, quasi quasi, neanche si vedono, tanto è il tempo che è passato da quando sono state tinteggiate, sono brutte, sporche, irregolari, fratturare, frastagliate e, soprattutto, non vi si trova mai un parcheggio libero. Ci vuole un  colpo di … fortuna per riuscire a trovarne uno.

Eppure, nonostante gli sforzi di amministratori zelanti e le cogenti esigenze di bilancio, le strisce blu fanno fatica a soppiantare del tutto le strisce bianche.  Perché?

Perché le strisce bianche rappresentano un diritto del cittadino. Sono un diritto perché le strade su cui sono state dipinte quelle strisce – non solo le bianche, anche le blu – sono state costruite da e per e la collettività tutta e la striscia bianca delimita un’area rettangolare all’interno delle quale un  cittadino ha il “diritto” di far sostare il proprio veicolo che di quelle strade può farne uso “liberamente”, nel rispetto delle regole comuni.

L’area delimitata dalla striscia bianca è, quindi, una sorta di concessione di sovranità che lo autorizza a sostare, una sovranità concessagli da un’altra figura sovrana: un popolo sovrano che democraticamente ha deciso così. Chi fa uso del parcheggio con la striscia bianca usufruisce di un diritto, fa uso di una libertà che gli spetta proprio in forza del diritto.

Il parcheggio con le strisce blu, invece, non è un diritto. È un affitto, esattamente come lo era la terra che, in regime feudale, veniva data dal “signore” agli affittuari e mezzadri del suo possedimento, in cambio di un pagamento in denaro, la rendita. Così, quel pagamento effimero e simbolico è in realtà una piccola perdita di libertà e del corrispondente diritto a goderne. Comporta la cessione di una piccola quota di moneta sovrana e il riconoscimento di un diritto a un’altra figura sovrana che appare stare più in alto. E così, lentamente, ma inesorabilmente, quote di libertà e di diritti vengono sottratte al popolo, che le aveva conquistate, dagli zelanti funzionari locali che, invece di realizzare parcheggi,  “pareggiano il bilancio” dell’amministrazione. Così facendo, essi tornano denaro a un “signore” che, nella qualità di investitore, ha finanziato il fabbisogno pubblico, prestando moneta sotto forma di acquisto di titoli del debito pubblico e, in tal modo, egli ottiene non solo il rimborso del proprio prestito ma anche una rendita certa: il tasso d’interesse sul prestito.

Così, la striscia blu, quel sottile strato di vernice, copre non soltanto la sottostante striscia bianca  che c’era prima, ma cancella anche un diritto conquistato, al prezzo di grandi sacrifici, dagli avi di un popolo che libero e sovrano rischia di non esserlo mai più.

Ma chi ha prestato denaro a un’amministrazione, cioè il “signore” creditore, non ha il diritto di essere rimborsato del suo investimento ed ottenere il rendimento atteso? Anche la risposta a questa domanda coinvolge il concetto di diritto. Non vi è dubbio che la risposta a questa domanda è affermativa, nel senso che il diritto c’è, eccome, ma occorre anche che questo diritto vada commisurato ai diritti di altri, i debitori.

Ogni investimento è un fatto puramente economico ed è soggetto a certa una percentuale di rischio, a causa della normale contrapposizione tra diritti di natura diversa, conseguenti ai differenti interessi posseduti dagli agenti economici coinvolti. Anche l’investimento finanziario in titoli del debito pubblico è di questo tipo. Tendere ad annullare del tutto il rischio di un investimento finanziario, cancellando ogni sorta di diritto goduto da altri, che possa dare luogo a qualsivoglia rischio, equivale a trasformare l’investimento finanziario in uno strumento di natura feudale: la rendita del “signore” creditore. Equivale, a tutti gli effetti, ad instaurare un sistema feudale dove contano solo i diritti di alcuni: i possessori di grandi capitali di natura finanziaria.

Possono essere le strisce blu un rischio così grande per i nostri diritti e le nostre libertà?

Non stiamo forse esagerando?

Sì, probabilmente sì. Le innocue strisce blu non possono essere così pericolose per la nostra libertà!

O forse no, potrebbero esserlo, eccome!

Se si guarda meglio, non ci sono solo le strisce blu, ci sono tante altre piccole e grandi cose che negli ultimi trenta, quarant’anni si sono lentamente ma inesorabilmente stratificate, in modo da rendere impercettibile, giustificabile, quasi ovvia la loro presenza nel nostro vissuto quotidiano.

Il loro elenco è lungo ed è lasciato all’esperienza personale di chi legge. Se ne richiamano solo alcune, forse qualcuna di queste neanche tra le più importanti, senza un ordine particolare, ma che hanno un unico comun denominatore: essere erette a tutela del solo “creditore” che, così, acquisterebbe maggiore “fiducia” a investire, o meglio, a ottenere una rendita finanziaria, mentre grande, molto grande, enorme è la sfiducia mostrata dalla politica, non solo verso i propri governati, ma anche verso i governanti stessi e persino verso sé stessa.

  • La perdita di sovranità monetaria è consistita nella rinuncia a una propria valuta e a una banca centrale. Quest’ultima, che dovrebbe essere l’elemento di garanzia del mercato e lo strumento di regolazione dell’economia di uno stato sovrano, è diventata solo un mero controllore che applica dettami ideologici al settore bancario. Da qui, l’impossibilità della politica di portare avanti politiche efficaci, essendosi privata dell’unico strumento con cui manovrare l’economia ed é come se un automobilista incauto abbia deciso di privarsi dello sterzo.
  • Il progressivo depauperamento del sistema sanitario nazionale, in favore delle strutture sanitarie private, lo ha condotto a non essere neanche l’ombra di quel che i padri costituenti avevano sancito mediante l’art. 32 della Costituzione.
  • La progressiva riduzione dei diritti del lavoro, nonostante il primo comma dell’art. 4 della Costituzione, è maturata attraverso il progressivo spostamento dell’interesse generale dalla dignità che esso fa acquisire a ciascun individuo al lavoro visto solo come il fattore produttivo da spremere al massimo per produrre crescita. La conclusione di questo processo di delegittimazione dei diritti del lavoro è stato il varo del “jobs act”.
  • La contrazione della spesa pubblica ha condotto all’invecchiamento e alla rovina di gran parte delle infrastrutture del Paese e la continua applicazione del massimo ribasso, al fine di contenere il più possibile il livello dei prezzi ha depresso e, in molti casi, azzerato interi settori economici.
  • Lo svuotamento degli enti di controllo del territorio e dei manufatti e delle aziende autonome per la manutenzione della viabilità e delle opere di protezione idrologica hanno portato la viabilità del Paese tutto e le condizioni idrogeologiche in condizioni critiche, fino al crollo di diverse opere d’arte e infine al crollo di un’opera simbolo come il Ponte Morandi di Genova.
  • La cancellazione degli appositi enti di vigilanza e controllo della sicurezza sul lavoro in grado di fornire sanzioni preventive e la loro sostituzione con la responsabilità dei committenti e di figure da essi delegate (DLGS. 81/2008)  si è rivelata inefficace per contenere gli incidenti sul lavoro e ha avuto il solo scopo di facilitare il lavoro della Magistratura nella ricerca di capri espiatori.

Ma chi è questo “signore” creditore, possessore di grandi capitali finanziari che cerca una rendita? Sono certamente quelli che, in maniera un po’ sibillina, vengono etichettati come “mercati finanziari”. Tuttavia, tenetevi forte, siete anche voi stessi, cittadini comuni, che alle elezioni votate sperando di ottenere qualche diritto in più, ma quando entrate nella vostra banca dove avete depositato i vostri risparmi, ottenuti anche con grandi sacrifici, vi trovate venire incontro un consulente finanziario che vi propone “un prodotto finanziario con un rendimento garantito”, senza però che voi possiate sapere qual è il “sottostante”.

Quanto pensate che vi potranno costare, in termini di diritti perduti, quei quattro soldi che vi daranno come rendimento dei vostri sacrifici?

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