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domenica 17 aprile 2016

Moneta e aggregati monetari


Liquidità: troppa o troppo poca?

Ci si chiede se il contante, la moneta liquida, che circola di mano in mano negli scambi, possa essere sostituita da qualcosa di diverso che ne riduca l’impiego a favore di altri strumenti di credito e debito, senza che ciò alteri il comportamento di un sistema economico.
La risposta parrebbe, ovviamente, positiva secondo il sentire comune e in base all’esperienza, ormai diffusa, dell’impiego di strumenti come carte di credito e di debito. Pertanto, parrebbe logico che, se ciò è possibile nella vita di tutti i giorni, si possa ulteriormente estendere questa pratica in modo da ridurre il più possibile il circolante.
L’elemento decisivo per comprendere gli effetti dell’impiego dei sostituti di moneta liquida, costituenti particolari tipi di aggregati monetari, è costituito dalla scadenza temporale del debito associato a tali strumenti.

mercoledì 13 aprile 2016

Crescita inutilizzabile e aggiuntiva



Il consolidamento dello squilibrio

Si torna nuovamente a parlare del modello di economia dinamica mostrando, ora, che uno squilibrio commerciale, se non opportunamente contrastato sul nascere, tende a consolidarsi e a diventare irreversibile e inarrestabile. Il principio di riferimento del modello è sempre la massimizzazione dell’entropia; questo principio risponde alla semplice domanda «qual è la configurazione macroeconomica che ha la massima probabilità di verificarsi?», giacché, l’entropia è, proprio, una misura logaritmica di questo tipo di probabilità.
Entropia, disordine e informazione mancante sono, in sostanza, dei sinonimi che sottendono il modo in cui si manifestano gli stati accessibili ai sistemi economici. Indicano anche che ogni scambio, che comporti variazioni finite di grandezze economiche, è, di per sé, irreversibile perché nessun sistema può passare spontaneamente da uno stato più probabile a uno meno probabile.

lunedì 11 aprile 2016

Standard monetari e tassi d’interesse



Un’attrazione fatale


Il Gold Standard fu lo standard monetario che si affermò pressoché in tutti i Paesi più sviluppati sul finire dell’ottocento, a seguito della sua adozione in Gran Bretagna, alla fine delle guerre napoleoniche, e successivamente nell’impero prussiano, a seguito della vittoria dei prussiani nella battaglia di Sedan contro i francesi. In sostanza, il Gold Standard consisteva nell’agganciare il valore della moneta emessa alle riserve d’oro detenute dalla Banca Centrale di ciascun Paese. Esso fu abbandonato solo durante la prima guerra mondiale, tranne che negli USA, per via dell’enorme esubero, non coperto da riserve auree, di moneta necessaria a sostenere gli sforzi bellici. Fu ricostituito dai vari Paesi al termine del conflitto e fu la principale causa causans della Grande Depressione degli anni ’30. La caratteristica principale di questo standard monetario era un elevatissimo grado di rigidità, volto a mantenere il più possibile immutato il valore della moneta e il cambio.

venerdì 8 aprile 2016

Dal ciclo di Minsky al ciclo di Frenkel



Moneta e lavoro di un bibliotecario

Il fatto che ogni scambio economico sia causa di un aumento dell’entropia, cioè di un accrescersi di configurazioni accessibili a un sistema economico e, perciò, di disordine, indica che ogni scambio produce perdita d’informazione. Ogni crescita di entropia – e di ricchezza da essa prodotta – richiede, quindi, che sia necessaria una maggiore informazione su come evolverà il sistema economico e occorre, perciò, che qualcosa si faccia carico di mettere ordine.
Si pensi a un bibliotecario fannullone, che abbia la cattiva abitudine di non riporre con metodicità sugli scaffali, al posto giusto, i libri che i clienti della biblioteca gli vanno, di volta in volta, restituendo. A ogni scambio di libri, si assisterà a un progressivo aumento di disordine (e di entropia) e occorrerà un’informazione maggiore per trovare, dentro la biblioteca, un libro che, se non si trova, richiede la conoscenza dell’evoluzione di tutto ciò che è accaduto prima.

martedì 29 marzo 2016

Distribuzione del reddito e funzione di partizione



Reddito, livello dei prezzi, ricchezza e grandezze di scambio

Come si è visto nel post precedente, la distribuzione di probabilità del reddito può ottenersi massimizzando l’entropia e tenendo conto del quanto di scambiopreferenza per la liquidità – che caratterizza ogni sottosistema di un sistema economico aggregato eterogeneo. La massimizzazione dell’entropia condotta per via matematica, nelle ipotesi poste, porta a individuare una grandezza, detta funzione di partizione “Z” che trova, in ambito scientifico, largo impiego in meccanica statistica. La struttura della funzione di partizione racchiude in sé tutte le informazioni sul sistema economico esaminato e dipende, oltre che dall’attività economica “v”, anche da un parametro lagrangiano, impiegato in fase di ricerca del massimo, la cui esatta individuazione è di grande importanza. Funzione di partizione e lagrangiano sono, perciò, i parametri che permettono la massimizzazione dell’entropia condizionata ai vincoli di bilancio e di aggregazione del sistema.

lunedì 28 marzo 2016

Equilibrio macroeconomico inafferrabile


Entropia economica e quanti di scambio
Si torna, adesso, a parlare di entropia, una grandezza molto importante in campo scientifico, specialmente in termodinamica e nella teoria dell’informazione, e sulla quale non molti hanno le idee del tutto chiare. Si cercherà, perciò, di chiarirne il ruolo nell’economia; un campo di applicazione in cui i fenomeni caotici, interpretabili con questa grandezza, non mancano di certo.
L’entropia, nella sua definizione più generale, è una grandezza che misura, in scala logaritmica, la probabilità che una data configurazione macro possa verificarsi. Questa probabilità nasce dal semplice conteggio di tutte le possibili repliche – o microstati – di un sistema, ottenibili scambiando tra loro le unità costituenti in modo che esse diano luogo a una stessa configurazione macro. Tanto più grande è il numero di possibili repliche che danno luogo alla stessa configurazione macro, tanto maggiore è la probabilità che la configurazione macro occorra.

sabato 26 marzo 2016

I canali monetari



Il canale monetario del Tesoro

Si prosegue ancora il discorso iniziato nel post precedente per mostrare se esiste un modo affinché un sottosistema, una volta entrato nella regione della depressione, possa essere risollevato da questa condizione. Si è visto che questo è possibile ricorrendo a emissione monetaria diretta verso il sottosistema considerato.
L’attuale visione economica ritiene che un’azione del genere sia inutile e, soprattutto, dannosa perché condurrebbe a un aumento dell’inflazione. Questa conclusione, a dire il vero, non è del tutto campata in aria e occorre, quindi, precisare quali sono le modalità corrette per esercitare un’azione di questo tipo senza indurre inflazione e deprimere, alla lunga, ancora di più il sistema.
Prima di addentrarsi su come ricorrere a un’emissione di moneta che non generi inflazione, occorre chiarire, ancora una volta, cos’è l’emissione monetaria e come essa avvenga.

venerdì 25 marzo 2016

Elasticità del legame prezzi-produzione



Un indice sullo stato di salute di un sistema economico

Si presenta, adesso, un indice impiegato in ambito microeconomico. Questo indice prende il nome di elasticità ed è riferibile anche, nell’ambito della dottrina macroeconomica neoclassica micro fondata, alla curva di offerta aggregata, cioè al legame tra prezzo e produzione offerta. Questo indice, nel caso in esame, è definito come il rapporto tra l’incremento relativo della produzione offerta e l’incremento relativo dei prezzi: e = (ΔQ/Q) / (Δp/p).
Sulla scorta di questo indice, si dice che l’offerta può essere rigida, elastica o unitaria a seconda che e sia, rispettivamente, inferiore, superiore o uguale all’unità. Secondo i neoclassici, quando l’offerta è rigida, ogni aumento della quantità prodotta è destinato a generare inflazione perché, essendo e < 1, a un dato incremento relativo di produzione deve corrispondere un incremento relativo dei prezzi ancora più grande.

sabato 12 marzo 2016

Le politiche monetarie indipendenti



L’indipendenza della Banca Centrale

La visione monetarista attribuisce alla Banca Centrale il ruolo di controllore dell’economia attraverso l’offerta di moneta. La Banca Centrale, così, libera da improvvide intromissioni discrezionali, deve attuare una politica monetaria indipendente consistente nell’ampliare o contrarre il circolante determinando il livello dei prezzi ottimale, grazie alla velocità di circolazione della moneta dipendente solo dalle funzioni istituzionali di ciascun agente economico. In questo modo, la gestione del sistema economico dovrebbe diventare più efficiente perché il livello dei prezzi reale è univocamente determinato dall’ammontare complessivo della produzione offerta, in base alle dotazioni del sistema economico, quando si raggiunge l’equilibrio macroeconomico generale.
Questa visione, alla cui base c’è la Teoria Quantitativa della Moneta (TQM), è equivalente ad affermare che «la larghezza della pancia è determinata dalla lunghezza della cintura».

giovedì 10 marzo 2016

Relazione tra risparmi e investimenti



Il vero equilibrio da cercare, però, di tipo dinamico

Si torna nuovamente a parlare di consumi C e investimenti I riguardandoli, però, dal punto di vista di un’interazione commerciale tra un sistema domestico di tipo eterogeneo, quindi composto di più soggetti di natura diversa, come imprese, lavoratori, banche, ecc., e uno o più sistemi esteri.
La differenza tra esportazioni X e importazioni M, è detta conto corrente (current account CA). Ricordando l’espressione del Prodotto Interno Lordo e trascurando, per ora, i contributi delle attività finanziarie su spesa pubblica G e investimenti I, PIL = C + G + I + X – M, si ottiene:
CA = X – M = PIL – (C + G + I) = PIL - Yint.
Quest’ultima relazione stabilisce che il bilancio di conto corrente CA – per semplicità, considerato al netto di redditi da lavoro e da capitale e di trasferimenti da e verso l’estero – deriva dalla differenza tra il prodotto interno PIL e la quota domestica della domanda Yint.

lunedì 7 marzo 2016

L’illusorio Prodotto Interno Lordo



L’aggregazione di grandezze disomogenee

Si consideri un sistema economico eterogeneo domestico composto da imprese, lavoratori, banche e via dicendo. Il reddito netto y derivante dalla produzione di beni e servizi è dato dalla differenza tra la produzione complessiva Y e gli investimenti I comprendenti salari e mezzi di produzione. In forma matematica, quindi si ha: y = YI.
Se l’intera produzione è consumata e non intervengono altri soggetti economici esterni che scambiano, cioè il sistema economico è chiuso, si ha y = C; ne consegue, per quanto sopra visto, che Y = C + I. Cioè, la produzione totale si suddivide in consumi C e investimenti I. Se, però, non tutto ciò che è prodotto è consumato, C < y = YI. Si hanno, quindi, dei risparmi S per cui accade che C + S = YI.
Questo è quello che avviene nel singolo ciclo produttivo. Nelle fasi successive, i risparmi possono essere reimpiegati in modi diversi.

martedì 1 marzo 2016

Consumo e incertezza



La depressione dei consumi e della produzione

Si concentra, adesso, l’attenzione su una fase di notevole importanza in campo economico: il consumo. Questa fase sarà trattata facendo riferimento a uno dei modelli dell’economia dinamica più importanti: la teoria delle decisioni prese in condizioni d’incertezza.
Il matematico e fisico svizzero Daniel Bernoulli fu il primo ad affrontare la risoluzione di problemi statistici affetti da incertezza, cioè in cui è presente un numero molto grande di configurazioni possibili, tutte caratterizzate da una probabilità molto piccola, cui è associata una vincita inversamente proporzionale alla probabilità che esse avvengano.
Nella definizione del modello del consumo si farà, per l’appunto, riferimento alla risoluzione del paradosso della lotteria di San Pietroburgo, impiegata da Bernoulli come oggetto di analisi riconducibile a una decisione presa in condizioni d’incertezza.

martedì 23 febbraio 2016

Scambi economici conflittuali



Il conflitto perenne della preferenza per la liquidità

Abbiamo già visto che la dottrina economica che s’ispira all’equilibrio macroeconomico generale descrive l’economia, in condizioni di equilibrio, come qualcosa di armonioso e profondamente razionale, mentre ogni comportamento che allontana dall’equilibrio è descritto in termini negativi e moralmente deprecabili. In realtà, in questa visione c’è qualcosa di vero e non può essere altrimenti, perché, se questa visione si è affermata come una valida interpretazione dei fatti economici, deve ispirarsi necessariamente a un fondo di verità.
Quel che c’è di vero, nei meccanismi che contrastano il verificarsi dell’equilibrio, è interamente racchiusa nel meccanismo che sottende la preferenza per la liquidità. Questa costituisce un quanto di scambio che ogni sistema economico omogeneo, caratterizzato da un comportamento univoco, scambia sia al proprio interno, sia con altri sistemi omogenei.

domenica 21 febbraio 2016

Disoccupazione



La causa della disoccupazione: gli squilibri

Dietro ogni aumento della disoccupazione si cela sempre un qualche squilibrio commerciale prodotto da uno squilibrio monetario. Infatti, la misura del livello di disoccupazione è quella percentuale di unità di un sistema economico che non trovano lavoro, non perché abbiano preferenza per il tempo libero, ma perché la probabilità che una data attività economica abbia successo e sia monetizzabile è bassa.
Pertanto, il livello di disoccupazione è legato in maniera diretta alla probabilità di monetizzare una data offerta economica. In sostanza, la ragione essenziale, già individuata da Keynes, consiste nel fatto che l’offerta non è supportata dalla domanda
La probabilità di monetizzare un’attività economica è, nel modello di economia dinamica, l’elemento decisivo che concorre alla determinazione del livello dei redditi ed è del tutto identificabile col livello di occupazione; fa accrescere il reddito quando è alta, lo deprime quando è bassa.

lunedì 15 febbraio 2016

Genesi degli squilibri



Lo squilibrio monetario

Il modo in cui la moneta giunge all’interno dei vari sistemi economici determina come si trasferisce la liquidità da un sistema a un’altro. Sistemi economici di natura differente possiedono parametri diversi riguardo a velocità di circolazione, preferenza per la liquidità e, infine, emissione monetaria unitaria. Questa è definita come la quantità di moneta mediamente messa a disposizione di un’unità costituente il sistema durante una singola interazione di scambio. Rappresenta, perciò, la moneta emessa o distribuita, in media, per ciascuna unità, in un periodo di riferimento in cui la velocità di circolazione é unitaria.  La moneta circolante si amplifica, in seguito, per effetto della velocità di circolazione, ma non in maniera a essa proporzionale, come previsto dalla Teoria Quantitativa della Moneta, perché la preferenza per la liquidità, che dà luogo alla formazione dei risparmi, fa ristagnare il circolante generato in depositi monetari.

sabato 13 febbraio 2016

Azioni anticicliche



Il ripristino della ricorrenza

Si è visto che la politica fiscale permette di espandere il circolante rimuovendo le interruzioni nel percorso della moneta causate dall’incertezza. Così facendo, essa opera amplificando, non solo la liquidità disponibile per la domanda, ma anche favorendo la crescita delle imprese grazie alla possibilità, per esse, di ricevere quel di più di moneta mancante causata del tasso d’interesse sul debito (figura 1). Il contemporaneo potenziamento della liquidità e della crescita porta, non solo alla riduzione degli squilibri, ma anche al potenziamento dell’intero sistema economico in tutte le sue parti. È lo sviluppo, ossia l’interazione simultanea e dinamica di crescita e liquidità.
Si è visto che questo tipo di politica permette di contrastare l’eccesso di preferenza per la liquidità che si manifesta quando è presente incertezza causata da un eccesso di debito e di credito, senza che vi sia sufficiente circolante.

giovedì 11 febbraio 2016

Capitale e crescita



I capitali e la bilancia dei pagamenti

Il senso comune associa alla moneta, nelle sue diverse possibili forme aggregate, un carattere indistinto che non fa identificare i diversi ruoli che la moneta assume e i suoi differenti effetti. Il primo principio del modello di economia dinamica mette in risalto, invece, una differenza sostanziale tra due possibili impieghi della moneta. Esso evidenzia che la moneta circolante in un sistema economico è la differenza tra la liquidità in ingresso e la crescita. Quest’ultima rappresenta l’espansione dell’attività economica, per la quale, un ruolo decisivo è svolto dal capitale, ossia il valore dell’insieme dei mezzi di produzione anticipati in fase di avvio di un’attività.
Il primo principio indica che un aumento dei capitali si traduce in una riduzione del circolante – perciò della ricchezza complessiva derivante dai redditi – se, a fronte della crescita prodotta dal capitale, non fa riscontro un adeguato apporto di liquidità monetaria.

lunedì 8 febbraio 2016

Effetti della svalutazione interna



Depressione della domanda ed espansione dell’offerta

Le svalutazioni interne, come visto, sono impiegate per ottenere un vantaggio competitivo agendo sulla domanda e sull’offerta, in particolare, deprimendo la prima ed espandendo la seconda. Poiché la competizione economica internazionale è, oggi, il paradigma di riferimento della visione economica dominante, è chiaro che l’intera impostazione dell’efficienza organizzativa di un Paese deve essere concepita solo dal lato dell’offerta.
Il potenziamento della domanda è visto, così, come qualcosa di negativo perché costituisce un costo; qualcuno direbbe un «lusso che non possiamo permetterci». Sicché quei Paesi che hanno svolto la propria azione economica con lo scopo di garantire un adeguato livello di domanda, volta a dare benessere ai propri cittadini, sono etichettati come Paesi che «hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità».

domenica 7 febbraio 2016

Modelli di svalutazione interna



Critica al modello AS-AD

Le critiche più aspre dell’attuale visione economica verso la politica fiscale sono, solo in parte, dovute alla genesi dell’inflazione per eccesso di moneta circolante; cosa, peraltro, discutibile e non del tutto vera. La critica più consistente alla politica fiscale è, invece, la supposizione che essa tenda a deprimere il commercio internazionale, favorendo barriere al libero scambio di capitali attuate mediante presidi monetari, primo fra tutti, il cambio valutario fluttuante, attuate al fine di difendere l’autonomia della politica fiscale degli Stati quando essi subiscono un deficit commerciale.
Secondo la visione liberista occorre, invece, favorire il più possibile il commercio internazionale senza alcun tipo di barriera. Ciò, in linea di principio, è molto bello e sarebbe anche condivisibile, peccato che, in pratica, si mostra difficilmente applicabile e, soprattutto, è causa di squilibri che sono la vera causa della depressione del commercio internazionale.

mercoledì 3 febbraio 2016

La politica fiscale e il frigorifero



La pompa monetaria

Si è visto nel post precedente che la presenza di debito diffuso interrompe il percorso della moneta a causa della preferenza per la liquidità che indica il manifestarsi di incertezza all’interno di porzioni – o più precisamente, sottosistemi – del sistema economico complessivo. Quando questo accade, servirebbero opportuni correttivi che consentano di sbloccare le interruzioni del percorso monetario ripristinando la fluidità di circolazione della moneta. Se ci si affida, invece, soltanto ai soli fattori istituzionali della circolazione – moltiplicatore monetario e velocità di circolazione istituzionale – la moneta che ristagna negli accumuli monetari, costituiti dai risparmi, impedisce che essa possa costituire l’elemento propulsore dell’attività economica.
Invece, nell’attuale visione economica, le cose sono viste in maniera diametralmente opposta, perché l’eccesso di moneta circolante è visto come la causa dell’inflazione.

domenica 31 gennaio 2016

Moneta, debito e spesa pubblica



L’azione della spesa pubblica

Si è finora sempre parlato di moneta senza, in effetti, darne una connotazione chiara e definita, confidando sul significato che a essa è comunemente attribuito.
Per prima cosa, occorre chiarire cosa è che dà valore alla moneta e che gli fornisce la caratteristica di estinguere ogni debito. La moneta è emessa da una Banca Centrale le cui funzioni sono disciplinate da organismi sovrani, in genere gli Stati. La moneta possiede un carattere di sovranità che non dipende dal tipo di statuto della Banca Centrale, anche nel caso in cui questa possieda una propria autonomia decisionale e possa compiere scelte del tutto autonome e indipendenti da quelle dell’autorità sovrana. Il carattere di sovranità della moneta gli deriva, innanzitutto, dal fatto di essere riconosciuta dall’autorità sovrana – definita tale da una collettività – come il mezzo di estinzione immediato di qualunque forma di debito.

venerdì 29 gennaio 2016

La curva di domanda aggregata



Il mito della domanda sempre decrescente

Nella sintesi neoclassica dell’economia, un ruolo decisivo, per l’interpretazione e la previsione del comportamento dei sistemi economici, è svolto dalla curva di domanda aggregata che è derivata dal modello di Hicks o modello IS-LM. Quest’ultimo modello costituisce l’anima della sintesi tra parte del pensiero keynesiano e la teoria neoclassica. Nel modello di Hicks entra, infatti, in gioco un concetto del tutto estraneo alla visione di Keynes, imperniata, invece, sul ruolo decisivo svolto dall’incertezza. Precisamente, nel modello di Hicks è introdotto il concetto di equilibrio tra mercato delle merci e finanziario, eseguito analizzando come variano le componenti della domanda, di Keynes, esplicitando la produzione e raffrontandola con la corrispondente offerta di moneta. Si ottengono due curve della produzione in funzione del tasso d’interesse, la prima che rappresenta il mercato delle merci e la seconda, quello finanziario.

giovedì 28 gennaio 2016

Debito, tasso d’interesse e moneta



Il teorema di Modigliani - Miller

Una delle tesi più importanti dell’attuale visione economica e che supporta teoricamente la finanziarizzazione dell’economia è il Teorema di Mogliani – Miller. Questo teorema afferma che in assenza di imposte sul reddito delle società, di costi di fallimento e di asimmetrie informative e in un mercato efficiente, il valore complessivo  di un'impresa non dipende dal modo in cui l'impresa si finanzia, se con capitale proprio oppure con debito.
L’applicazione di questo teorema rende subordinato il ruolo della moneta emessa dalle Istituzioni sovrane rispetto ai titoli di debito contrattati all’interno dei mercati finanziari. Così, infatti, la moneta non è più basilare per l’elemento costitutivo fondamentale del sistema economico: la formazione del capitale. L’elemento più importante diventa un altro: il debito dovuto alla sua controparte duale, il credito, ottenibile grazie ai risparmi.

sabato 9 gennaio 2016

Il tasso d’interesse



Tasso d’interesse reale e nominale

Ancora una volta, il nostro oggetto di studio è la preferenza per la liquidità che ha movente sia transattivo, per far fronte alle spese correnti e a quelle impreviste, sia precauzionale, per tenere lontano lo stato di necessità, sia, infine, speculativo. Presteremo, ora, attenzione a quest’ultimo tipo di movente che consiste non nel ricercare scambi di natura produttiva del tipo D-M-D’ (Denaro, Merce, Denaro), ma del tipo D-D’ con D’>D. In questo modo, l’individuo non smobilita la liquidità a favore di un’attività produttiva ma cerca solo una vincita monetaria ottenibile scommettendo la moneta in proprio possesso. L’individuo, infatti, se è affetto da preferenza per la liquidità, non vuole attendere l’evolversi del ciclo produttivo, ma desidera che il suo investimento possa essere riconvertito in moneta, nel più breve tempo possibile. In ogni caso, la vincita richiesta è un tasso d’interesse che cresce all’aumentare dell’incertezza che affligge la sua scommessa.

mercoledì 6 gennaio 2016

La svalutazione interna



Un incerto recupero di competitività d’altri tempi

Il modello di economia dinamica, partendo da una distribuzione dei redditi, permette di individuare, all’interno di un sistema economico globale, i sottosistemi costituenti. Ciascuno di questi è caratterizzato da una preferenza per la liquidità, una velocità degli scambi e un’emissione monetaria unitaria. Questi parametri, a loro volta, permettono di determinare la distribuzione dei redditi, che ha la massima probabilità di verificarsi, in ciascun sottosistema omogeneo.
Sulla scorta dei dati sulla distribuzione del reddito del 2008, pubblicati, all’epoca, dalla Banca d’Italia, e sulla base dei decili della distribuzione del reddito del 2012, pubblicati sempre dalla Banca d’Italia, si è costruita un’interpolazione della distribuzione dei redditi sia per l’intero sistema economico italiano, sia per i sottosistemi omogenei da cui è composto. L’analisi è certamente un po’ grossolana e non può considerarsi molto precisa, tuttavia fornisce utili indicazioni.

lunedì 4 gennaio 2016

Entropia e instabilità



Ciclo di Minsky ed entropia

Il ciclo di Minsky si presta a essere reinterpretato, ricorrendo al principio di massima entropia. Si ottiene, così, una chiave di lettura generale che consente di comprendere bene il ruolo dell’entropia economica nel comportamento dei sistemi economici aggregati.
Ripercorriamo, adesso, il ciclo di Minsky riferendo il tutto a uno spazio degli osservabili che, per la sua particolare natura, non può che fare riferimento alle grandezze caratterizzanti i bilanci delle singole unità finanziarie. Le grandezze che si prendono in considerazione sono, nell’ordine, il rapporto tra i flussi delle passività e delle attività, lo stock di attività e passività e il degrado del capitale. Ogni terna di parametri individua nello spazio degli osservabili un punto che rappresenta la posizione finanziaria occupata da ogni singola unità. Secondo la posizione occupata, sarà possibile distinguere posizioni finanziarie coperte, speculative e ultraspeculative.

domenica 3 gennaio 2016

Instabilità finanziaria



Il ciclo di Minsky

Finora si sono analizzate condizioni critiche associate alla depressione o all’indebitamento di una parte del sistema economico. Prendiamo ora in esame un altro tipo di situazione critica che si manifesta, non più dal lato del debitore, ma da quello del creditore. Non è, infatti, sufficiente vantare un credito se questo non è esigibile, nel momento in cui il debitore non ha alcuna possibilità di compiere la restituzione. Per esaminare l’aspetto in questione ci ricondurremo al paradigma di Wall Street. Questa è la visione del sistema economico da parte di uomini d’affari di un Consiglio d’Amministrazione che valutano la solidità finanziaria dei titoli su cui investire. Questa visione, come strumento di analisi dell’economia, è stata introdotta per la prima volta dall’economista americano Hyman Philip Minsky, le cui teorie sono state messe in subordine, finché non si è manifestato realmente il Minsky Moment: la crisi finanziaria USA del 2008.

sabato 2 gennaio 2016

La preferenza per la liquidità



Effetti e cause della preferenza per la liquidità

In uno dei post precedenti si è visto come un sistema economico reagisca alla variazione dell’emissione monetaria. Adesso, si vedranno gli effetti di un altro parametro, la preferenza per la liquidità, in grado di determinare anch’esso la distribuzione dei redditi e, quindi, la moneta circolante. Questo parametro, tuttavia, non può più considerarsi di natura esogena ma endogena essendo inversamente proporzionale all’attività economica media del sistema, cioè alla capacità di produrre beni e servizi, tramite una costante rappresentativa del comportamento degli operatori.
Queste caratteristiche sono desumibili dal modello di economia dinamica che mostra come la preferenza per la liquidità sia anche il quanto di scambio che le unità di un sistema economico omogeneo, cioè costituito da unità con lo stesso comportamento, scambiano nelle interazioni reciproche e con gli altri sistemi economici.