Incertezza, caos e informazione in economia
Il libro presenta un approccio innovativo alla
macroeconomia, sia nella forma, sia nei contenuti. Rispetto all’attuale visione
della macroeconomia che verte, essenzialmente, sul concetto di equilibrio
generale e sulla stabilità del livello dei prezzi, si presenta una metodologia
di analisi che ricorre a modelli derivati da altre discipline scientifiche e
tecniche. Il modello complessivo ottenuto è orientato a individuare le cause
dell’instabilità dei sistemi economici e indica i provvedimenti attuabili per garantirne
la stabilità di lungo termine.
Per giungere a questo risultato, la teoria sviluppata,
dopo la presentazione di diverse evidenze empiriche, si avvale di concetti
"non standard" derivanti da discipline come la termodinamica, la
teoria dell'informazione e la meccanica statistica. Con l’ausilio di questi
strumenti, si costruisce un modello dinamico dell'economia degli scambi, da cui
scaturisce, senza alcuna forzatura concettuale, il parametro esogeno che è in
grado di regolare il funzionamento dei sistemi economici: l'emissione
monetaria.
A differenza della teoria monetarista ortodossa, il
modello evidenzia una grave criticità, consistente nell'esistenza di una
regione deflattiva, in cui vi è "deflazione da debiti", che può
essere raggiunta per effetto di politiche restrittive volte a limitare
l'emissione monetaria e il circolante. Queste politiche sono attuate, in
genere, con lo scopo di rendere più competitivo un sistema economico ma possono
indurre depressione dei sistemi economici, fino alla condizione di deflazione
vera e propria, e instabilità finanziaria per eccesso di debito.
Si evidenzia inoltre, a differenza della concezione
neoclassica, che suppone l'informazione completa e alla portata di tutti,
l'esistenza nei sistemi economici di "informazione incompleta",
ineliminabile del tutto, che produce indeterminazione nelle scelte. Questa
indeterminazione è all’origine dell'incertezza, che crescendo, riduce la
fiducia degli operatori economici.
La moneta, in campo macroeconomico, trasmette una
quota dell’informazione mancante che giunge agli operatori economici mediante i
prezzi monetari, non necessariamente di equilibrio. Consente, perciò, di
attenuare l'incertezza ed è in grado di regolare la fiducia degli operatori.
Il modello messo a punto determina l’esistenza di
grandezze misurabili, all’interno dei vari costituenti il sistema economico,
tra cui la “preferenza per la liquidità”, il tasso d’interesse critico, la
fiducia endogena, il rischio economico e quello finanziario e una grandezza,
denominata “fattore monetario”, che determina in che modo circoli la moneta,
producendo reddito.
Ci si avvicina, così, con l'impiego di modelli
matematici affini a quelli delle discipline scientifiche, alla dottrina
keynesiana dell'economia, in cui il ruolo dei gestori non deve essere quello di
far tendere i sistemi a un "equilibrio macroeconomico generale"
lasciando libere di agire le forze del mercato ma, al contrario, di
"sanare gli squilibri" mediante azioni cooperative.
Queste ultime non vanno viste come “discrezionali”,
com’è per l’attuale visione economica dominante, ma sono, invece, funzionali a
garantire la stabilità macroeconomica di lungo termine perché rimuovono le
cause che rendono instabili e fragili i sistemi economici.
L'instabilità dei sistemi macroeconomici è, infatti,
sempre connessa alla presenza di squilibri, indotti dalla ricerca di una
competizione ossessiva che, esaltando l'incertezza, genera indeterminazione
nelle scelte e conseguente caos in campo economico. Tutte le crisi hanno sempre
due denominatori comuni: squilibrio e controllo rigido della moneta.
Una soluzione a tutto ciò è l’attuazione di un sistema
monetario cooperativo e flessibile che contrasti, sul nascere, il formarsi
degli squilibri prodotti da un eccessivo indebitamento, non estinguibile
tramite la moneta circolante.