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martedì 23 febbraio 2016

Scambi economici conflittuali



Il conflitto perenne della preferenza per la liquidità

Abbiamo già visto che la dottrina economica che s’ispira all’equilibrio macroeconomico generale descrive l’economia, in condizioni di equilibrio, come qualcosa di armonioso e profondamente razionale, mentre ogni comportamento che allontana dall’equilibrio è descritto in termini negativi e moralmente deprecabili. In realtà, in questa visione c’è qualcosa di vero e non può essere altrimenti, perché, se questa visione si è affermata come una valida interpretazione dei fatti economici, deve ispirarsi necessariamente a un fondo di verità.
Quel che c’è di vero, nei meccanismi che contrastano il verificarsi dell’equilibrio, è interamente racchiusa nel meccanismo che sottende la preferenza per la liquidità. Questa costituisce un quanto di scambio che ogni sistema economico omogeneo, caratterizzato da un comportamento univoco, scambia sia al proprio interno, sia con altri sistemi omogenei.

domenica 21 febbraio 2016

Disoccupazione



La causa della disoccupazione: gli squilibri

Dietro ogni aumento della disoccupazione si cela sempre un qualche squilibrio commerciale prodotto da uno squilibrio monetario. Infatti, la misura del livello di disoccupazione è quella percentuale di unità di un sistema economico che non trovano lavoro, non perché abbiano preferenza per il tempo libero, ma perché la probabilità che una data attività economica abbia successo e sia monetizzabile è bassa.
Pertanto, il livello di disoccupazione è legato in maniera diretta alla probabilità di monetizzare una data offerta economica. In sostanza, la ragione essenziale, già individuata da Keynes, consiste nel fatto che l’offerta non è supportata dalla domanda
La probabilità di monetizzare un’attività economica è, nel modello di economia dinamica, l’elemento decisivo che concorre alla determinazione del livello dei redditi ed è del tutto identificabile col livello di occupazione; fa accrescere il reddito quando è alta, lo deprime quando è bassa.

lunedì 15 febbraio 2016

Genesi degli squilibri



Lo squilibrio monetario

Il modo in cui la moneta giunge all’interno dei vari sistemi economici determina come si trasferisce la liquidità da un sistema a un’altro. Sistemi economici di natura differente possiedono parametri diversi riguardo a velocità di circolazione, preferenza per la liquidità e, infine, emissione monetaria unitaria. Questa è definita come la quantità di moneta mediamente messa a disposizione di un’unità costituente il sistema durante una singola interazione di scambio. Rappresenta, perciò, la moneta emessa o distribuita, in media, per ciascuna unità, in un periodo di riferimento in cui la velocità di circolazione é unitaria.  La moneta circolante si amplifica, in seguito, per effetto della velocità di circolazione, ma non in maniera a essa proporzionale, come previsto dalla Teoria Quantitativa della Moneta, perché la preferenza per la liquidità, che dà luogo alla formazione dei risparmi, fa ristagnare il circolante generato in depositi monetari.

sabato 13 febbraio 2016

Azioni anticicliche



Il ripristino della ricorrenza

Si è visto che la politica fiscale permette di espandere il circolante rimuovendo le interruzioni nel percorso della moneta causate dall’incertezza. Così facendo, essa opera amplificando, non solo la liquidità disponibile per la domanda, ma anche favorendo la crescita delle imprese grazie alla possibilità, per esse, di ricevere quel di più di moneta mancante causata del tasso d’interesse sul debito (figura 1). Il contemporaneo potenziamento della liquidità e della crescita porta, non solo alla riduzione degli squilibri, ma anche al potenziamento dell’intero sistema economico in tutte le sue parti. È lo sviluppo, ossia l’interazione simultanea e dinamica di crescita e liquidità.
Si è visto che questo tipo di politica permette di contrastare l’eccesso di preferenza per la liquidità che si manifesta quando è presente incertezza causata da un eccesso di debito e di credito, senza che vi sia sufficiente circolante.

giovedì 11 febbraio 2016

Capitale e crescita



I capitali e la bilancia dei pagamenti

Il senso comune associa alla moneta, nelle sue diverse possibili forme aggregate, un carattere indistinto che non fa identificare i diversi ruoli che la moneta assume e i suoi differenti effetti. Il primo principio del modello di economia dinamica mette in risalto, invece, una differenza sostanziale tra due possibili impieghi della moneta. Esso evidenzia che la moneta circolante in un sistema economico è la differenza tra la liquidità in ingresso e la crescita. Quest’ultima rappresenta l’espansione dell’attività economica, per la quale, un ruolo decisivo è svolto dal capitale, ossia il valore dell’insieme dei mezzi di produzione anticipati in fase di avvio di un’attività.
Il primo principio indica che un aumento dei capitali si traduce in una riduzione del circolante – perciò della ricchezza complessiva derivante dai redditi – se, a fronte della crescita prodotta dal capitale, non fa riscontro un adeguato apporto di liquidità monetaria.

lunedì 8 febbraio 2016

Effetti della svalutazione interna



Depressione della domanda ed espansione dell’offerta

Le svalutazioni interne, come visto, sono impiegate per ottenere un vantaggio competitivo agendo sulla domanda e sull’offerta, in particolare, deprimendo la prima ed espandendo la seconda. Poiché la competizione economica internazionale è, oggi, il paradigma di riferimento della visione economica dominante, è chiaro che l’intera impostazione dell’efficienza organizzativa di un Paese deve essere concepita solo dal lato dell’offerta.
Il potenziamento della domanda è visto, così, come qualcosa di negativo perché costituisce un costo; qualcuno direbbe un «lusso che non possiamo permetterci». Sicché quei Paesi che hanno svolto la propria azione economica con lo scopo di garantire un adeguato livello di domanda, volta a dare benessere ai propri cittadini, sono etichettati come Paesi che «hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità».

domenica 7 febbraio 2016

Modelli di svalutazione interna



Critica al modello AS-AD

Le critiche più aspre dell’attuale visione economica verso la politica fiscale sono, solo in parte, dovute alla genesi dell’inflazione per eccesso di moneta circolante; cosa, peraltro, discutibile e non del tutto vera. La critica più consistente alla politica fiscale è, invece, la supposizione che essa tenda a deprimere il commercio internazionale, favorendo barriere al libero scambio di capitali attuate mediante presidi monetari, primo fra tutti, il cambio valutario fluttuante, attuate al fine di difendere l’autonomia della politica fiscale degli Stati quando essi subiscono un deficit commerciale.
Secondo la visione liberista occorre, invece, favorire il più possibile il commercio internazionale senza alcun tipo di barriera. Ciò, in linea di principio, è molto bello e sarebbe anche condivisibile, peccato che, in pratica, si mostra difficilmente applicabile e, soprattutto, è causa di squilibri che sono la vera causa della depressione del commercio internazionale.

mercoledì 3 febbraio 2016

La politica fiscale e il frigorifero



La pompa monetaria

Si è visto nel post precedente che la presenza di debito diffuso interrompe il percorso della moneta a causa della preferenza per la liquidità che indica il manifestarsi di incertezza all’interno di porzioni – o più precisamente, sottosistemi – del sistema economico complessivo. Quando questo accade, servirebbero opportuni correttivi che consentano di sbloccare le interruzioni del percorso monetario ripristinando la fluidità di circolazione della moneta. Se ci si affida, invece, soltanto ai soli fattori istituzionali della circolazione – moltiplicatore monetario e velocità di circolazione istituzionale – la moneta che ristagna negli accumuli monetari, costituiti dai risparmi, impedisce che essa possa costituire l’elemento propulsore dell’attività economica.
Invece, nell’attuale visione economica, le cose sono viste in maniera diametralmente opposta, perché l’eccesso di moneta circolante è visto come la causa dell’inflazione.