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giovedì 15 ottobre 2015

Analizzando la formazione del reddito


L’analisi della distribuzione dei redditi

L’entropia economica, come abbiamo visto nei post precedenti, è una misura della probabilità che una determinata configurazione economica possa manifestarsi. Una configurazione economica è individuabile solo a condizione di poter essere riferita a qualcosa di misurabile. In campo economico, tra tutte le grandezze misurabili, una, su tutte, si presta meglio a descrivere la configurazione di un sistema economico: il reddito.
La caratteristica rilevante di questa grandezza è che essa è rappresentabile da un descrittore scalare univoco; cioè è rappresentabile solo con un numero, cosa che ne agevola, notevolmente, la misura. Tale caratteristica del reddito non è per niente banale, perché la sua semplicità si ripercuote anche sul modo in cui essa è intesa dagli stessi operatori economici. È evidente a tutti che chi ha un reddito di una certa entità svolge mansioni economiche di rilevanza proporzionale.
Allora, il punto di partenza di uno studio sul modo in cui è configurato un dato sistema economico non
può che essere l’analisi dei redditi, condotta ricorrendo alla massimizzazione dell’entropia. Per fare ciò, occorre tuttavia precisare alcune proprietà dell’entropia economica. Non vogliamo tediare il lettore mostrando l’aspetto analitico dell’entropia, tutt’altro che familiare a chi non ha molta dimestichezza con la matematica. Chi vuole approfondire tali aspetti può farlo sul libro. Diciamo soltanto che l’entropia dipende, principalmente, da due cose: il volume di controllo del sistema e un ente, detto parametro lagrangiano, di cui chiariremo il significato tra poco.
Il volume di controllo di un sistema rappresenta l’insieme delle Norme, vincoli contrattuali e del diritto consolidato che limitano, o, in determinate condizioni, ampliano il range dei parametri economici che caratterizzano il modo in cui avvengono gli scambi nel sistema e con l’esterno. Tale volume di controllo rappresenta quindi l’attività economica, che altrimenti può indicarsi con il nome di produzione. Questo può anche variare per effetto di caratteristiche esogene, come ad esempio il modo in cui può aversi accesso, o meno, a determinati mercati che possono rendersi disponibili o, al contrario, inaccessibili perché occupati dall’azione di altri sistemi. Esempio classico è il settore estero; se esso è accessibile, l’attività economica aumenta (esportazioni), altrimenti può accadere che l’attività economica interna si riduca perché una quota parte del mercato è fruita dal settore estero (importazioni). L’insieme delle Norme e vincoli contrattuali può essere anche impiegato, anche, per forzare l’accesso del sistema su altri settori; ad esempio aumentare la competitività per accedere al settore estero e ampliare la produzione (crescita).
Nel corso dell’analisi della distribuzione dei redditi, appare evidente un fatto: l’entropia non può essere massimizzata per il sistema economico visto nel suo complesso, ma soltanto per sottosistemi che lo compongono e che sono omogenei in base ai parametri che li caratterizzano.
Questo fatto si giustifica sulla base alle proprietà stesse dell’entropia economica che abbiamo visto. In particolare, all’interno di un sistema economico eterogeneo coesistono più sottosistemi omogenei la cui differente attività è regolata da Norme, contratti e diritto consolidato, che comportano differenti volumi di controllo e che limitano l’accrescersi dell’entropia complessiva. Tali sottosistemi sono, in sostanza, le classi sociali. Ognuna di queste è caratterizzata da un differente livello di produzione, o produttività a meno di un fattore moltiplicativo identico per un dato sottosistema, e da un differente parametro lagrangiano che rende massima l’entropia entro ciascun sottosistema. Inoltre, ogni sottosistema è caratterizzato da un ulteriore parametro che lo rende differente rispetto agli altri; è la velocità degli scambi. Tale grandezza rappresenta la velocità di circolazione della moneta e, nel caso di attività bancarie e finanziarie, anche il moltiplicatore monetario.
Soffermiamoci adesso a comprendere cos’è il parametro lagrangiano responsabile della massimizzazione dell’entropia all’interno di ciascun sottosistema. Non è difficile rendersi conto, nell’ambito del modello matematico, che se la preferenza per la liquidità, che, come abbiamo visto al post precedente, è il “pacchetto” di scambio, è trascurabile, si ottiene una relazione equivalente all’identità degli scambi di Fisher. Chi conosce la Teoria Quantitativa della Moneta, potrà così identificare il parametro lagrangiano con il reciproco dell’emissione monetaria unitaria. Questa rappresenta la quantità di moneta legale emessa, mediamente, per ciascuna unità del sistema.
 In altri termini, se la preferenza per la liquidità è trascurabile, la quantità di moneta emessa dalla Banca Centrale, si amplifica per effetto del fattore monetario e della velocità di circolazione e si ritrova, interamente, sotto forma di moneta circolante, ossia il prodotto del livello dei prezzi per la produzione.
Se, invece, la preferenza per la liquidità non è più trascurabile, il meccanismo di formazione del circolante è endogeno. Cioè dipende dalle caratteristiche dei singoli sottosistemi e, in particolare, dal modo in cui si formano i ristagni monetari o risparmi. In questo modo, il circolante si riduce ed  entrano in gioco le attività finanziarie che usufruiscono della raccolta dei risparmi per affiancare alla moneta circolante mancante la quasi-moneta, cioè i titoli di debito/credito che sono agganciati ai risparmi.
Sembrerebbe che tutto vada a posto perché la quota di circolante mancante è compensata dalle attività finanziarie supportate dai risparmi stessi. C’è, però, una differenza importante, denunciata dal modo in cui varia l’entropia economica e che abbiamo già anticipato. La quasi-moneta è agganciata a creazione di debito, da una parte, e credito, dall’altra. Ed è questo il punto in cui la dottrina economica, oggi dominate, fa una confusione mostruosa. L’origine della confusione è tutta racchiusa nella seguente affermazione: “la moneta ha sempre carattere creditizio”. Quest’affermazione è vera ed incontestabile, ma va analizzata attentamente e compresa a fondo, soprattutto dal punto di vista delle interazioni tra il debito e il sistema economico.
Il carattere creditizio della moneta non dipende da alcun sottostante ma solo dalla sovranità di chi emette moneta, al punto che chi ha una banconota, ad esempio da 100 euro, potrà dire sempre e comunque di possedere 100 euro e potrà far valere questa sua affermazione presso tutte le sedi in cui la sovranità è esercitata. La moneta trasferisce il suo valore, quindi, istantaneamente. Lo stesso non può, invece, dirsi per un titolo finanziario, non tanto dal lato del debitore, che se riceve un credito di 100 euro, tanto dovrà restituire, più gli interessi, quanto dal lato del creditore che potrà avere restituiti i 100 euro prestati, solo se il debitore sarà in grado di farlo. Pertanto il titolo in possesso del creditore vale 100 euro solo nominalmente, ma può anche non valere nulla se il debito non è restituito. Inoltre, occorre sempre attendere l'intera evoluzione temporale del sottostante per recuperare l'intero capitale, salvo che questo credito non sia venduto a qualcun altro e questa vendita può avvenire anche solo a fini speculativi. E questa è tutta un'altra storia ...
Perché chi contrae un debito può non riuscire a onorarlo? Se non lo fa, si dirà che è una persona irresponsabile, con valori morali e civili inesistenti, poco affidabile, insomma, un disonesto. Questa è la risposta tipica che la teoria economica dominante ci ha abituato a dare.
In realtà, esiste anche un’altra risposta alla domanda fatta ed è molto meno moralistica e, soprattutto, è fondata sul modo in cui evolve l’entropia economica. In primis, osserviamo che il credito è stato concesso tramite un’attività finanziaria, perché nel sistema economico il circolante è insufficiente. Orbene, se il circolante è insufficiente e la quasi-moneta è molto meno liquida della moneta, diminuirà la probabilità, per chi ha un debito, di riuscire tramite la dinamica degli scambi, a recuperare la quantità monetaria che occorre per restituire il debito. Ciò perché, il creditore si attende sempre una restituzione monetaria. Se, però, il circolante è contratto da un eccesso di preferenza per la liquidità, il debitore non riuscirà nel suo intento di ripagare il debito, anche se si tratta della persona moralmente più integra che esista.
L’entropia economica è in grado di rilevare tutto ciò. Infatti, i creditori aumentano la propria entropia e i debitori la riducono. Inoltre, l’entropia è inversamente proporzionale all’emissione monetaria unitaria, quando questa si mantiene costante, denunciando, così, che un controllo ferreo dell'emissione monetaria congela lo squilibrio tra debitori e creditori. Quando, invece, l’emissione monetaria si adatta all'amontare complessivo del debito/credito, essa è in grado di compensare, almeno parzialmente, tale squilibrio.
In sostanza, il parametro esogeno, che è una sorta di timone dell’economia, è proprio l’emissione monetaria. Tuttavia, questa non basta. Ciò perché i sottosistemi di un sistema economico sono caratterizzati da un modo differente di ricevere l’emissione monetaria e di farla circolare. Non basta, quindi, emettere moneta a pioggia diretta verso le banche invitando a fare i prestiti, come ora sta accadendo con il Quantitative Easing della BCE, occorre vedere, anche, dove e in quali sottosistemi la moneta giunge. Se giunge sui sottosistemi che soffrono di preferenza per la liquidità e che possiedono già accumuli monetari, essa non può far altro che incrementare ancora di più i risparmi e, poichè gli altri sottosistemi sono depressi, si tendono a favorire le attività speculative a danno di quelle produttive, non perchè chi opera così sia malvagio, ma solo perchè è una persona ragionevole, dal momento che non ci si può attendere un ricavo monetario da un sistema produttivo che è in fase di contrazione.
Occorre quindi saper indirizzare l'emissione monetaria, esattamente là dove serve, mediante un apposito canale monetario. Quel tipo di canale monetario di cui l’Italia si è sbrigativamente sbarazzata dall’inizio degli anni ’80, con il divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro e che, oggi, è ancora più inattuabile con il mefitico pareggio di bilancio inserito anche in Costituzione.

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