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mercoledì 14 ottobre 2015

La trappola della liquidità

Preferenza per la liquidità e moneta

Il concetto di preferenza per la liquidità è un concetto, oggi, da molti considerano vetusto perché appartiene a una corrente economica messa, ormai, in subordine dalla corrente economica prevalente: il mainstream. Esso si riconduce, infatti, alla concezione macroeconomica del grande economista inglese John Maynard Keynes, sostenitore di un tipo di politica economica che prevede un intervento diretto dello Stato nell’economia tramite la Spesa Pubblica.
La dottrina keynesiana, tra le altre cose, fa riferimento al concetto di preferenza per la liquidità evidenziando che, ogniqualvolta nel sistema economico si manifesta una situazione d’incertezza, le scelte degli individui si orientano verso un abbandono delle attività economiche produttive a favore degli accumuli monetari. È, quindi, come se la moneta, in campo economico, svolgesse un ruolo di rassicurazione nei confronti dell’incertezza, cioè nei confronti di una sorta d’informazione mancante, che gli operatori
economici avvertono come qualcosa che tende a vanificare le aspettative nel futuro e genera inquietudine.
Proprio perché Keynes evidenzia questo lato oscuro dell’economia, che tale dottrina è stata considerata, dalla corrente mainstream, oscura e incomprensibile, ed è stata del tutto esclusa dall’analisi economica, anche se, storicamente la dottrina keynesiana è stata all’origine del periodo di maggior sviluppo economico della storia umana: il quarto di secolo susseguente la fine del secondo conflitto mondiale.
Non è molto difficile capire perché ciò sia avvenuto. Oltre a tutte le ragioni ideologiche e politiche, la motivazione teorica di base è che la dottrina economica della corrente mainstream, di derivazione microeconomica, cioè legata alla gestione del funzionamento di una singola azienda, è di carattere prettamente deterministico. Cioè essa rifiuta ogni forma d’indeterminazione che possa essere presente nell’economia. Del resto è ben noto che il destino di un dirigente d’azienda che si mostra incerto e indeterminato sul da farsi è il licenziamento in tronco.
Un sistema economico aggregato, come ad esempio una Nazione, non è, però, un’azienda. L’insieme aggregato è troppo grande perché possa essere gestito in maniera dirigistica ed esso non deve far fronte solo ad attese di ordine economico, come il perseguimento del massimo profitto, ma a una moltitudine di altri scopi.
L'impostazione di base, di tipo deterministico, tipica dell’attuale dottrina economica dominante, appare, in un confronto con le discipline scientifiche moderne, desueta e obsoleta. L’orientamento della scienza, oggi, è quello di descrivere la realtà come governata proprio dall’indeterminazione. La meccanica quantistica, sia nella versione matriciale, da cui si desume il principio d’indeterminazione di Heisemberg, sia nella versione ondulatoria di Schrödinger, che si basa sulla densità di probabilità, ne è un esempio lampante. Persino le conquiste tecnologiche più avanzate seguono questa via; basti pensare ai computer quantistici che si basano sull’effetto tunnel, una delle cose più lontane dall’intuito deterministico che si possa immaginare. Ogni tentativo di descrivere la realtà in maniera deterministica, com’era il sogno di Lagrange, è destinata a infrangersi, in particolar modo per i sistemi complessi, sempre contro il caos emergente. Le descrizioni probabilistiche e indeterminate mostrano, oggi, maggiori capacità predittive di quelle deterministiche.
L’economia dinamica recupera, in campo economico, il concetto d’indeterminazione associata all’incertezza, cioè all’informazione mancante, e lo fa riferendosi a una grandezza che in campo scientifico, quando fu formulata per la prima volta, creò parecchi problemi al suo ideatore: il grande fisico teorico Ludwig Boltzmann, morto suicida, perché non compreso dai suoi contemporanei. La grandezza in questione è l’entropia che è, nel contesto economico, formulata in una duplice veste: sia come misura del numero dei microstati cui un sistema può accedere, sia come misura dell’informazione occorrente per conoscere il sistema. L’entropia è, in effetti, una misura della probabilità che ha una data configurazione di realizzarsi nella realtà, mediata da una funzione matematica – la funzione logaritmo – che si dimostra applicabile allo studio probabilistico, proprio, dei fenomeni caratterizzati da un alto grado d’incertezza. Tale formulazione, che fa riferimento alla funzione logaritmo, è attribuibile a un altro grande del passato, lo svizzero Daniel Bernoulli che formulò, per primo, la soluzione del paradosso della lotteria di San Pietroburgo.
È, per l’appunto, ricorrendo al principio di massima entropia, cioè all’assunto che una data configurazione si realizza nella realtà, quanto è massima la probabilità che essa possa accadere, che si recupera il concetto di preferenza per la liquidità. Infatti, quest'ultima grandezza è alla base del meccanismo degli scambi perché ogni individuo scambia questo “pacchetto” al fine di assicurarsi il quantitativo di risorse che gli occorrono per stare lontano dallo “stato di necessità”, che é qualcosa di intrinsecamente analogo allo “stato fondamentale” della meccanica quantistica. Si dimostra, nell'ambito del modello dell'economia dinamica, che non può formarsi alcun reddito se è assente preferenza per la liquidità. Ancora, una volta, qualcosa di molto simile accade in meccanica quantistica, cioè gli scambi di energia possono avvenire solo per "pacchetti" discreti e mai continui.
Altro aspetto di rilievo è che tale “pacchetto” si scambia sempre in termini monetari, facendo riferimento ai prezzi monetari; non ai prezzi reali di equilibrio tra domanda e offerta. Ciò, perché chi attua uno scambio non può esimersi mai, in alcun istante di tempo, dal tenersi lontano lo stato fondamentale di necessità. Questo stato è associato alla condizione in cui l’individuo non può soddifare le proprie esigenze vitali e nessuno scambio volontario può accettare mai che esso si manifesti. Proprio per questo motivo una descrizione reale dell’economia non può esimersi dal considerare la dinamica temporale dei fatti economici e non deve, quindi, affidarsi a una descrizione che fissa un obiettivo statico, come l’equilibrio macroeconomico generale, da raggiungere prescindendo del tutto da cosa accade nelle fasi temporali intermedie. Sempre ammesso, poi, che questo equilibrio possa effettivamente realizzarsi nella realtà.
La moneta assurge, quindi, a un ruolo decisivo in tutto il processo degli scambi e occorre quindi capire cosa s’intende per moneta. L’attuale dottrina dominante, che ha fatto proprie le conclusioni della Teoria Quantitativa della Moneta, ha introdotto su quest’argomento una confusione enorme, nell'intento di contrastare, sempre e ovunque, la crescita dell'inflazione, per tutelare i risparmi, che sono conseguenza stessa della preferenza per la liquidità. La moneta sarebbe solo una riserva di valore e una merce rappresentativa, che facilita gli scambi. Perciò, qualunque merce svolga queste funzioni, sarebbe moneta. Anche i prodotti finanziari possono sostituire la moneta; tra questi, vi sono i titoli di debito di qualsiasi natura. Il risultato di questa impostazione è la definizione di aggregati monetari, via, via, sempre più complessi.
C’è, però, un grosso problema in questo modo di procedere dovuto al fatto che le forme più complesse di aggregato monetario dipendono dall’evoluzione stessa del sistema economico. Ad esempio, un titolo di debito, come può essere un’obbligazione, è molto meno liquido di una banconota perché il titolo dipende da come evolverà il sottostante. Se questo sottostante non evolve come desiderato, può perdersi su di esso ogni diritto di credito. La banconota, invece, è un titolo emesso da un’autorità sovrana super partes, sotto forma di promessa di pagamento vincolante volta a estinguere ogni debito. È quest’ultima la forma di moneta cui ci riferiamo, per la precisione, la moneta legale o moneta fiat. Questo tipo di moneta fu emesso, per la prima volta nella storia, dall’imperatore romano Augusto e garantì nei secoli a venire, finché adottata al di là di ogni logica di ancoraggio a una riserva di valore, la supremazia, nel mondo antico, della Roma imperiale; di essa si hanno tracce persino nei Vangeli.
Perché questo tipo di moneta è così importante nell’ambito dell’economia dinamica? Perché la sua presenza, affiancata dalla moneta bancaria, prodotta dalle banche tramite il moltiplicatore monetario, e che si amplifica ulteriormente fino a diventare moneta circolante, per effetto della velocità di circolazione della moneta, all’interno di un sistema economico, è in grado di estinguere gran parte del debito. 
I prodotti finanziari sono, invece, una quasi-moneta, perchè l'estinzione del debito dipende dall'evoluzione del sistema economico stesso. Il debito, e la sua controparte duale, il credito, hanno, infatti, una natura del tutto simile a quella degli stessi scambi. Mentre la moneta bancaria può regolare efficacemente un sistema economico, per effetto della garanzia sull'estinzione del debito, i flussi finanziari producono effetti dipendenti dall’evoluzione stessa del sistema economico.
Quando il debito, non garantito da un’autorità sovrana, prevale sulla moneta circolante, di natura bancaria, esso può essere estinto solo facendo scomparire anche il credito. Al più, il debito può essere trasferito a qualcun altro. Questo fatto è denunciato, nel modello dell’economia dinamica, dalle variazioni di entropia, positive per i sistemi creditori e negative per quelli debitori, che segnalano, rispettivamente, per i primi, nuovi microstati accessibili, prima non raggiungibili, e, per i secondi, microstati ora non più raggiungibili e che prima potevano essere raggiunti. In altri termini, i crediti tendono a diventare sempre meno esigibili e i debiti tendono a non poter essere più onorati. In un solo concetto, aspro e brutale, è il sintomo di crisi finanziaria incipiente
Questa crisi si esaspera nel momento in cui l’informazione mancante, dovuta all’enorme mole di microstati di cui si modifica la modalità di accesso e sui quali non può trarsi alcuna informazione, accresce l’incertezza al punto da dare il via al meccanismo della preferenza per la liquidità. In queste condizioni, il ristagno monetario prevale sull’investimento produttivo, prendono avvio le dismissioni delle attività produttive e il sistema economico complessivo si contrae. È la trappola della liquidità; quella in cui siamo caduti, ai giorni nostri.

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