Pagine del blog

lunedì 2 novembre 2015

Primo principio dell'econodinamica



Il primo principio dell’economia dinamica

Un principio basilare dell’attuale visione economica è la cosiddetta legge di Say o legge degli sbocchi, a sua volta fondata sul principio di razionalità sostanziale. Secondo questa, in un sistema economico, se ogni individuo si comporta in modo razionale, facendo ciò che è meglio per sé, ogni offerta troverà sempre la propria domanda. Su quest’assunto si basa la tesi, secondo cui, l’equilibrio macroeconomico generale, alla fine, dovrà comunque verificarsi.
In effetti, in condizioni di ricorrenza ciclica, quando cioè il sistema economico è già a regime, può aver senso affermare che domanda e offerta tendano a uguagliarsi. Quando, però, il sistema economico ha subito uno shock di natura esogena, ciò non è più vero. Infatti, quando si manifestano fatti nuovi che interrompono la ricorrenza del ciclo economico, tende a manifestarsi indeterminazione nelle scelte degli operatori economici, causata dalle variazioni degli stati assunti dal sistema economico. Nell’assunto visto sopra si nota
che è assente ogni riferimento a questo particolare aspetto.
Una caratteristica rilevante del funzionamento dei sistemi economici, messa bene in evidenza da Michał Kalecki, è che ogni investimento è irreversibile. Ciò è dovuto al fatto che ogni attività economica è regolata sempre da un contratto, dal quale non è possibile recedere senza che si generino effetti secondari. Ogni shock esogeno, quindi, comporta un’interruzione del ciclo economico e conseguenti fratture contrattuali che, a  loro volta, generano altri effetti sul sistema economico come, ad esempio, la variazione dei bilanci delle attività, in termini di cash flow, di stock e di valore percepito dell’attività. Queste variazioni portano il sistema ad accedere a nuovi stati, cui prima non aveva accesso, o impediscono che esso possa usufruire di configurazioni cui, prima, accedeva. Tali variazioni, nel modello di economia dinamica, sono denunciate dalle variazioni dell’entropia economica.
L’entropia economica è la misura del numero di stati cui un sistema può accedere; però indica, anche, la misura della quantità d’informazione che occorre per compiere scelte coerenti e complete; per così dire, razionali. Quando l’entropia aumenta, si genera informazione mancante sui nuovi stati cui si accede; quando diminuisce, l’informazione sui vecchi stati, non più accessibili, diventa, invece, inutilizzabile. Le variazioni di entropia indicano, perciò, informazione mancante o inutilizzabile che non permette di compiere scelte razionali. Questo deficit informativo può essere compensato, solo in parte, dall’informazione tratta da apparati informatizzati, perché quel che manca realmente è la previsione su come potrà evolvere la moltitudine di stati che variano. È tale deficit informativo a produrre indeterminazione nelle scelte degli operatori economici, che accresce l’incertezza. In queste condizioni, è come se mancasse qualcosa in grado di completare l’informazione, a prescindere dal modo in cui evolve il sistema economico.
Questo qualcosa deve, allora, essere indipendente dall’evoluzione del sistema; deve, cioè, completare l’informazione degli operatori, senza che essi abbiano necessità di conoscere l’intera evoluzione del sistema.
Per comprendere di cosa stiamo parlando, occorre capire la natura degli stati che variano per il sistema economico. Si tratta, in sostanza, delle posizioni creditizie e di quelle debitorie: i nuovi stati accessibili sono posizioni di credito, la cui esigibilità tende a ridursi; quelli non più accessibili sono posizioni debitorie che tendono a essere onorate con difficoltà crescente. L’informazione mancante è, quindi, associata al debito/credito il cui effetto dipende da come evolverà il sistema economico.
L’unica cosa in grado di estinguere il debito e rimborsare il credito è la moneta. L’effetto della moneta non dipende dall’evoluzione del sistema economico ma dalla preferenza per la liquidità che le unità manifestano. Se essa circola nel sistema, sarà meno difficile, per i debitori, riuscire a trovare la quantità di moneta per estinguere il debito e rimborsare il credito. Quando, invece, essa ristagna, sotto forma di accumuli monetari, aumenta la discrasia tra debito e credito, non solo perché è più difficile, per i debitori, rimborsare il credito ma, anche, perché gli accumuli monetari favoriscono la formazione di ulteriore debito/credito a causa delle attività speculative che i risparmi favoriscono.
Si noti che la moneta non trasferisce di per sé informazione, nel senso usuale del termine, ma essa consente di rendere più completa e più coerente l’informazione che giunge tramite i consueti canali perché, per la sua caratteristica di essere una promessa vincolante di pagamento che estingue il debito, non costringe gli operatori a valutare come evolverà il sistema economico.
Il valore di un titolo finanziario, che non è moneta, è legato all’evoluzione del sottostante, che può comportare anche la perdita dell’intero capitale quando l’evoluzione è nefasta. Ciò non accade per la moneta, perché il suo valore è garantito da un’autorità sovrana, super partes. La perdita di valore della moneta, cioè l’inflazione, è un altro aspetto, di cui parleremo, e si mostrerà che è strettamente correlato alla preferenza per la liquidità.
Per questa sua caratteristica, la moneta è basilare negli scambi poiché sopperisce all’informazione mancante associata all’evoluzione del sistema. Di conseguenza, è essenziale riferirsi al valore monetario delle transazioni, mediante i prezzi, e la caratterizzazione di un sistema economico va fatta ricorrendo alla moneta circolante al suo interno, che coincide con la ricchezza complessiva: la somma di tutti i redditi percepiti dalle unità che lo costituiscono.
Poiché, come abbiamo visto, vengono meno i presupposti per affermare che le scelte economiche possono essere condotte sempre in maniera razionale, viene anche meno la base stessa che supporta l’esistenza dell’equilibrio tra domanda e offerta, ossia la legge di Say. Non vi è quindi alcun equilibrio da raggiungere, se non in condizioni di ricorrenza perfetta del ciclo economico.
Al contrario, l’economia ha sempre un carattere dinamico perché offerta e domanda si troveranno sempre in condizioni di non equilibrio. In quest’ottica è giusto chiedersi, allora, come vanno caratterizzate la domanda e l’offerta e come esse possono essere messe in relazione con la moneta circolante, ossia la ricchezza. A questa domanda, il modello di economia dinamica fornisce una risposta, con una legge detta primo principio dell’economia dinamica:
Variazione di moneta circolante = Liquidità – Crescita
In questa relazione compaiono due nuove grandezze: liquidità e crescita. Lungi dal presentarne l’espressione matematica, che è riportata nella costruzione teorica del modello, vediamo cosa sono la liquidità e la crescita.
La liquidità rappresenta tutte le transazioni monetarie, considerate positive se in ingresso, negative se in uscita. Tale grandezza identifica tutte le voci della domanda: consumi, investimenti bancari, esportazioni al netto delle importazioni e spesa pubblica. Un aumento di liquidità corrisponde al potenziamento della domanda all’interno del sistema economico. Una sua riduzione comporta, invece, la depressione della domanda.
La crescita rappresenta, invece, l’aumento dell’attività economica che, nel modello econodinamico, avviene congiuntamente alla variazione del livello dei prezzi. Tale grandezza non va confusa con l’analoga grandezza tipica della dottrina neoclassica, cioè l’aumento della produzione che è indipendente dal livello dei prezzi. Le due grandezze coincidono, però, in condizioni di perfetta ricorrenza ciclica, quando i prezzi non variano.
La crescita (econodinamica) dipende dall’evoluzione del livello dei prezzi e identifica il comportamento del sistema economico dal lato dell’offerta; si compone di due aliquote: una crescita lorda, che rappresenta la variazione attesa degli introiti, e un aumento del capitale impiegato. Quest’ultimo è associato al modo in cui varia il livello dei prezzi e, in sostanza, all’evoluzione stessa del sistema economico.
Per un sistema aggregato, quindi, il primo principio può essere letto così: se la domanda supera l’offerta, il sistema aumenta la propria ricchezza; se, invece, l’offerta supera la domanda, il sistema riduce la propria ricchezza.

Nessun commento: