Il primo principio dell’economia dinamica
Un principio basilare dell’attuale visione economica è
la cosiddetta legge di Say o legge degli
sbocchi, a sua volta fondata sul principio di razionalità sostanziale. Secondo questa, in un sistema economico, se
ogni individuo si comporta in modo razionale,
facendo ciò che è meglio per sé, ogni
offerta troverà sempre la propria domanda. Su quest’assunto si basa la tesi,
secondo cui, l’equilibrio macroeconomico
generale, alla fine, dovrà comunque verificarsi.
In effetti, in condizioni di ricorrenza ciclica, quando cioè il sistema economico è già a regime, può aver senso affermare che
domanda e offerta tendano a
uguagliarsi. Quando, però, il sistema economico ha subito uno shock di natura esogena, ciò non è più vero. Infatti, quando si manifestano fatti
nuovi che interrompono la ricorrenza
del ciclo economico, tende a manifestarsi indeterminazione
nelle scelte degli operatori economici, causata dalle variazioni degli stati
assunti dal sistema economico. Nell’assunto visto sopra
si nota
che è assente ogni riferimento a questo particolare aspetto.
che è assente ogni riferimento a questo particolare aspetto.
Una caratteristica rilevante del funzionamento dei
sistemi economici, messa bene in evidenza da Michał Kalecki, è che ogni investimento è irreversibile. Ciò è
dovuto al fatto che ogni attività economica è regolata sempre da un contratto, dal quale non è possibile
recedere senza che si generino effetti secondari. Ogni shock esogeno, quindi, comporta un’interruzione del ciclo economico
e conseguenti fratture contrattuali
che, a loro volta, generano altri
effetti sul sistema economico come, ad esempio, la variazione dei bilanci delle
attività, in termini di cash flow, di
stock e di valore percepito dell’attività. Queste variazioni portano il
sistema ad accedere a nuovi stati, cui prima non aveva accesso, o impediscono che
esso possa usufruire di configurazioni cui, prima, accedeva. Tali variazioni,
nel modello di economia dinamica, sono denunciate dalle variazioni dell’entropia economica.
L’entropia
economica è la misura del numero di stati cui un sistema può accedere; però
indica, anche, la misura della quantità d’informazione
che occorre per compiere scelte coerenti
e complete; per così dire, razionali. Quando l’entropia aumenta, si
genera informazione mancante sui
nuovi stati cui si accede; quando diminuisce, l’informazione sui vecchi stati,
non più accessibili, diventa, invece, inutilizzabile. Le variazioni di entropia
indicano, perciò, informazione mancante o
inutilizzabile che non permette di
compiere scelte razionali. Questo deficit
informativo può essere compensato, solo in parte, dall’informazione tratta
da apparati informatizzati, perché quel che manca realmente è la previsione su
come potrà evolvere la moltitudine di stati che variano. È tale deficit informativo a produrre indeterminazione nelle scelte degli
operatori economici, che accresce l’incertezza.
In queste condizioni, è come se mancasse qualcosa
in grado di completare l’informazione,
a prescindere dal modo in cui evolve
il sistema economico.
Questo qualcosa
deve, allora, essere indipendente
dall’evoluzione del sistema; deve, cioè, completare l’informazione degli
operatori, senza che essi abbiano necessità di conoscere l’intera evoluzione del
sistema.
Per comprendere di cosa
stiamo parlando, occorre capire la natura degli stati che variano per il
sistema economico. Si tratta, in sostanza, delle posizioni creditizie e di quelle debitorie: i nuovi stati accessibili sono posizioni di credito, la
cui esigibilità tende a ridursi; quelli non più accessibili sono posizioni
debitorie che tendono a essere onorate con difficoltà crescente. L’informazione mancante è, quindi,
associata al debito/credito il cui
effetto dipende da come evolverà il sistema economico.
L’unica cosa
in grado di estinguere il debito e rimborsare il credito è la moneta. L’effetto della moneta non dipende dall’evoluzione del
sistema economico ma dalla preferenza per
la liquidità che le unità manifestano. Se essa circola nel sistema, sarà meno difficile, per i debitori, riuscire
a trovare la quantità di moneta per estinguere il debito e rimborsare il
credito. Quando, invece, essa ristagna,
sotto forma di accumuli monetari,
aumenta la discrasia tra debito e credito, non solo perché è più difficile, per
i debitori, rimborsare il credito ma, anche, perché gli accumuli monetari
favoriscono la formazione di ulteriore debito/credito
a causa delle attività speculative
che i risparmi favoriscono.
Si noti che la moneta non trasferisce di per sé
informazione, nel senso usuale del termine, ma essa consente di rendere più
completa e più coerente l’informazione che giunge tramite i consueti canali
perché, per la sua caratteristica di essere una promessa vincolante di pagamento che estingue il debito, non
costringe gli operatori a valutare come evolverà il sistema economico.
Il valore di un titolo finanziario, che non è moneta, è legato all’evoluzione
del sottostante, che può comportare anche la perdita dell’intero capitale quando
l’evoluzione è nefasta. Ciò non accade per la moneta, perché il suo valore è garantito da un’autorità sovrana, super partes. La perdita di valore della moneta,
cioè l’inflazione, è un altro aspetto,
di cui parleremo, e si mostrerà che è strettamente correlato alla preferenza per la liquidità.
Per questa sua caratteristica, la moneta è basilare negli scambi poiché sopperisce all’informazione mancante associata all’evoluzione del
sistema. Di conseguenza, è essenziale riferirsi al valore monetario delle transazioni, mediante i prezzi, e la caratterizzazione di un sistema economico va fatta ricorrendo
alla moneta circolante al suo interno,
che coincide con la ricchezza
complessiva: la somma di tutti i redditi
percepiti dalle unità che lo costituiscono.
Poiché, come abbiamo visto, vengono meno i presupposti
per affermare che le scelte economiche possono essere condotte sempre in
maniera razionale, viene anche meno la base stessa che supporta l’esistenza dell’equilibrio tra domanda e offerta, ossia
la legge di Say. Non vi è quindi alcun equilibrio da raggiungere, se non in condizioni di ricorrenza perfetta
del ciclo economico.
Al contrario, l’economia
ha sempre un carattere dinamico perché offerta e domanda si troveranno sempre
in condizioni di non equilibrio. In
quest’ottica è giusto chiedersi, allora, come vanno caratterizzate la domanda e
l’offerta e come esse possono essere messe in relazione con la moneta circolante, ossia la ricchezza. A questa domanda, il modello di economia dinamica fornisce
una risposta, con una legge detta primo
principio dell’economia dinamica:
Variazione
di moneta circolante = Liquidità – Crescita
In questa relazione compaiono due nuove grandezze: liquidità e crescita. Lungi dal presentarne l’espressione matematica, che è riportata
nella costruzione teorica del modello, vediamo cosa sono la liquidità e la crescita.
La liquidità
rappresenta tutte le transazioni
monetarie, considerate positive se in ingresso, negative se in uscita. Tale
grandezza identifica tutte le voci della domanda:
consumi, investimenti bancari, esportazioni
al netto delle importazioni e spesa pubblica. Un aumento di liquidità
corrisponde al potenziamento della domanda
all’interno del sistema economico. Una sua riduzione comporta, invece, la
depressione della domanda.
La crescita
rappresenta, invece, l’aumento
dell’attività economica che, nel modello
econodinamico, avviene congiuntamente alla variazione del livello dei prezzi. Tale grandezza non
va confusa con l’analoga grandezza tipica della dottrina neoclassica, cioè
l’aumento della produzione che è indipendente dal livello dei prezzi. Le due
grandezze coincidono, però, in condizioni di perfetta ricorrenza ciclica, quando i prezzi non variano.
La crescita
(econodinamica) dipende dall’evoluzione del livello dei prezzi e identifica il
comportamento del sistema economico dal lato dell’offerta; si compone di due aliquote: una crescita lorda, che rappresenta la variazione attesa degli
introiti, e un aumento del capitale
impiegato. Quest’ultimo è associato al
modo in cui varia il livello dei prezzi e, in sostanza, all’evoluzione stessa del sistema economico.
Per un sistema aggregato, quindi, il primo principio
può essere letto così: se la domanda
supera l’offerta, il sistema aumenta la propria ricchezza; se, invece, l’offerta
supera la domanda, il sistema riduce la propria ricchezza.
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