La dinamica competitiva della liquidità e della crescita
Quando è stato presentato il primo principio dell’economia dinamica, si è visto che la ricchezza
di un sistema economico è pari alla differenza tra liquidità e crescita. Per
capire quale sia la dinamica sottesa alla liquidità
e alla crescita è importante capire,
prima di tutto, come si trasferisce la liquidità
negli interscambi commerciali.
Si considerino, perciò, dei sistemi economici che
interagiscono tra loro, con differenti
livelli di emissione monetaria. S’intende per emissione monetaria unitaria
la quantità di moneta legale emessa dalla Banca Centrale in favore, mediamente,
di ciascuna unità del sistema economico, che, poi, si amplifica sotto forma di moneta circolante. Si badi che tal
emissione monetaria può derivare anche da valuta emessa da un altro Stato e
acquisita negli scambi. Non saranno indagati, in questa fase, i modi in cui si
genera il circolante.
L’interazione tra i due sistemi è un’interazione di
natura commerciale o di scambio monetario; essa può intendersi, indifferentemente,
come l’interazione tra sottosistemi differenti di un sistema economico (ad
esempio, lavoratori, imprese e banche) oppure come l’interazione tra sistemi
economici nazionali (bilancio tra esportazioni e importazioni di un Paese verso
l’altro).
Nell’ambito dell’analisi dinamica dell’economia, è importante
capire l’evoluzione dell’interazione tra
sistemi quando è presente uno squilibrio monetario;
cioè la moneta legale emessa è diversa. Tale squilibrio può crearsi, non necessariamente
solo per il differente comportamento delle Banche Centrali, ma anche per il modo in cui la moneta emessa giunge nei
vari sottosistemi di un sistema economico. Ad esempio, l’emissione
monetaria, tra sistemi nazionali, può anche essere uniforme e, nonostante ciò, giungere in maniera differente nei vari
sottosistemi, e tra questi, in quelli numericamente più rilevanti dei
consumatori, che in massima parte sono costituiti da lavoratori. In questo
caso, quindi, l’emissione di moneta, che causa uno squilibrio monetario, è determinata principalmente dal modo in cui essa
si distribuisce e giunge, infine, nel sottosistema dei lavoratori per effetto delle
differenti politiche sul lavoro.
Per comprendere l’evoluzione dell’interazione, nel
modello di economia dinamica, è
sufficiente fare riferimento al principio
di massima entropia, per il quale, l’evoluzione effettiva dei sistemi
economici interagenti sarà quella che rende massima l’entropia. Nell’ipotesi che l’emissione monetaria si mantenga
costante durante l’interazione, secondo il modello
di economia dinamica, la variazione
di entropia di ciascun sistema è data dal
rapporto tra liquidità assorbita ed emissione monetaria unitaria. È allora
facile verificare che la liquidità si
trasferisce sempre da un sistema con maggiore emissione monetaria unitaria a un’altro
con minore emissione monetaria unitaria. In pratica, ciò vuol dire che i
sistemi con una domanda più potenziata sono sempre destinati a cedere liquidità
a quelli che, invece, tendono a potenziare l’offerta, deprimendo la domanda.
Identificando, mediante un approccio analogico alla termodinamica, la liquidità con il calore e la temperatura
con l’emissione monetaria unitaria, si avrà un comportamento del tutto
simile a quello di due corpi che scambiano calore a temperatura differente; il
calore si trasferisce sempre dal corpo più caldo a quello più freddo. Quando i
due corpi raggiungono la stessa
temperatura si raggiunge l’equilibrio
termico.
Si noti che, in campo economico, potrebbe accadere la
stessa cosa; cioè potrebbe raggiungersi un equilibrio
monetario tra i sistemi interagenti se la liquidità acquisita
nell’interscambio commerciale, da parte del sistema
esportatore in surplus, si
trasformasse interamente in moneta
circolante. In questo modo, infatti, il sistema
esportatore aumenterebbe il proprio livello di domanda anche nei confronti dell’altro sistema e ciò ridurrebbe lo squilibrio fino ad annullarlo del tutto.
La permanenza di uno squilibrio monetario tra sistemi interagenti può essere, però,
prodotta dal modo in cui si attua l’altra grandezza che compare nel primo
principio: la crescita. Ricorrendo,
infatti, al primo principio
dell’econodinamica è facile riconoscere che la crescita del sistema esportatore, cioè l’aumento dell’attività
economica, dal lato dell’offerta, è
in grado di sottrarre il quantitativo di
circolante che, altrimenti, consentirebbe il riequilibrio monetario. Per far ciò, è sufficiente trasformare il circolante in capitale finalizzato al
potenziamento dell’offerta. La crescita
è, quindi, in grado di mantenere costante lo squilibrio tra due sistemi
interagenti.
Un modo molto efficace per ristabilire l’equilibrio monetario, quando
interagiscono tra loro due sistemi nazione tra i quali vige un cambio fluttuante delle valute, è la svalutazione monetaria del sistema in
deficit o la rivalutazione monetaria del sistema in surplus. Queste azioni
ristabiliscono sia l’equilibrio monetario
sia quello commerciale, fatto salvo,
un transitorio, detto overshooting,
causato dal tempo occorrente all’entropia economica per massimizzarsi. Infatti,
occorre del tempo affinché l’informazione
economica possa trasferirsi agli operatori; ciò è conseguenza del fatto che
l’entropia economica raggiunge il
proprio massimo, non in maniera istantanea, ma nel tempo occorrente all’informazione per distribuirsi e
raggiungere ogni parte del sistema.
Se, però, la svalutazione monetaria, per sistemi
nazionali interagenti, non è possibile perché il cambio è fisso, l’unico modo
per ristabilire l’equilibrio monetario
è l’attuazione di una svalutazione
interna, cioè una contrazione
indiscriminata dei salari dei lavoratori in ogni settore, con lo scopo di deprimere la domanda. E si noti che
questa è, in realtà, una forma di protezionismo
mascherato.
Si potrebbe, anche, pensare che il sistema importatore sia in grado di
ristabilire l’equilibrio, da solo, attuando
anch’esso una crescita. In effetti,
questo è ciò che è ritenuto possibile dalla teoria economica dominante. Invece,
il modello di economia dinamica mostra
che ciò non è possibile proprio per il carattere
irreversibile delle interazioni economiche. Infatti, il sistema in deficit commerciale è soggetto a una crescita inutilizzabile dovuta al fatto
che esso non può più usufruire di parte dei capitali
propri in grado di generare crescita, poiché la moneta, a essi destinati, è
stata ceduta all’esterno. Cioè, è proprio lo squilibrio a impedire al sistema in deficit di poter ristabilire l’equilibrio
monetario. Al contrario, il modello econodinamico dimostra che il sistema
in surplus usufruisce di una crescita aggiuntiva, prodotta proprio dallo
squilibrio.
I capitali esteri, secondo la visione economica
attuale, sarebbero l’occasione per il sistema in deficit per attuare la crescita. Invece, il modello di economia dinamica dimostra che essi sono
proprio l’effetto della crescita
aggiuntiva del sistema in surplus
e riducono ancora di più le capacità di crescita del sistema in deficit, perché contraggono l’attività
economica dei sistemi finanziari di chi è in deficit. In termini più semplici, essi rappresentano debito estero che il sistema in deficit accumula e che porta
all’esasperazione dell’incertezza
degli operatori economici, dopo un certo
tempo in cui essi realizzano l’impossibilità di far fronte agli impegni
finanziari. E ciò è dovuto proprio al fatto che l’entropia non si massimizza
subito ma richiede sempre del tempo dipendente dal modo in cui viaggia
l’informazione.
Il modello di riferimento di una svalutazione interna, per l’attuale dottrina economica, è un
modello che prende il nome di modello
AS-AD. L’economia dinamica
mostra, però, sempre ricorrendo al principio
di massima entropia, che un sistema economico in deficit commerciale non
ha alcuna possibilità di ridurre lo squilibrio, anche se ciò può apparire
possibile nelle prime fasi, quando, cioè, l’entropia
economica non ha ancora raggiunto il suo massimo. Anzi, esso può essere
sospinto verso la deflazione da debiti
e, come abbiamo accennato, questa condizione è sempre accompagnata dal rischio
d’innesco di una crisi finanziaria del
sistema in surplus.
Questa situazione si determina se i sistemi economici
si confanno a un modello globale
orientato solo alla competizione e a una totale assenza di cooperazione. Il risultato di questa ricerca ossessiva
della competizione è la creazione di squilibri
perenni con condizioni deflattive,
da un lato, e crisi finanziarie,
dall’altro che producono una continua e perdurante instabilità.
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