La ricchezza prodotta in termini monetari
Abbiamo visto, nel post
precedente che la Teoria Quantitativa
della Moneta (TQM) non prende in considerazione il rischio d’innesco della deflazione da debiti. Tuttavia, questa,
pur essendo la condizione più grave, non è certamente l’unica condizione
critica che un sistema economico può attraversare. Infatti, prima che essa
possa essere raggiunta, il sistema economico attraversa fasi di gravità
gradualmente crescente che, alla fine, conducono alla regione deflattiva.
Riprendiamo in esame l’identità degli scambi di Fisher: P·Q = v·M. In quest’uguaglianza,
il prodotto P·Q è la ricchezza prodotta
e coincide con la moneta circolante v·M.
Una delle ipotesi di base del modello monetarista, che si riconduce alla TQM, è
che la velocità di circolazione è
costante, giacché legata a fattori istituzionali
e, precisamente, di diritto privato,
che investono il funzionamento delle diverse figure economiche di un sistema
complesso.
È, infatti, ovvio che il sottosistema delle imprese debba
avere una velocità di circolazione più alta di quella dei lavoratori, le banche
ancora più alta di quella delle imprese, gli intermediari finanziari ancora più
alta di quella delle banche. Dovrebbe succedere, così, che il solo effetto moltiplicativo costante della
velocità di circolazione sia sufficiente a determinare la quantità di moneta circolante. Si dice,
in questo caso, che la moneta circolante ha natura
esogena perché determinata univocamente dall’input esterno al sistema costituito dall’offerta di moneta da parte della Banca Centrale.
Quanto detto, però, è vero solo quando il sistema
economico sta operando al massimo delle proprie capacità produttive. Non è più
vero se il sistema economico tende a contrarsi a seguito di fattori esogeni che
inducono incertezza negli operatori.
Come abbiamo visto nel caso del livello dei prezzi,
possiamo costruire un diagramma tridimensionale: attività economica – emissione monetaria – ricchezza prodotta (o moneta
circolante). In tale diagramma tridimensionale, ricorrendo alle conclusioni
della TQM, dovrebbe ottenersi un piano con giacitura parallela all’asse
dell’attività economica, rappresentato in Figura
1 con il colore verde. In queste condizioni, si nota che la ricchezza
prodotta dipende soltanto dall’emissione monetaria. La ricchezza così prodotta, secondo questa visione, è, però solo
nominale giacché il livello di produzione finale si dovrebbe ottenere
all’equilibrio tra domanda e offerta.
Il livello dei prezzi
reale dei prodotti e del lavoro occorrente a produrli – il salario – dipendono dal verificarsi
dell’equilibrio tra domanda e offerta
e dal modo in cui si governa l’emissione
monetaria, cioè l’offerta di moneta per le attività produttive. Il
controllo dell’emissione di moneta è funzionale a garantire un livello dei prezzi reale più basso di quello dei concorrenti, in
modo da rendere il sistema economico più
competitivo, a livello internazionale, con lo scopo di aumentare la propria
ricchezza reale, cioè quella che si
forma nella dinamica degli scambi.
Ciò si ottiene agendo sull’emissione
monetaria. Anzi, vedremo meglio in seguito che è proprio l’emissione monetaria, in particolare
quella associata alla spesa pubblica,
il fattore determinante nella competizione internazionale. I Paesi che hanno un
controllo più rigido dell’emissione monetaria e, quindi, un controllo più
rigido dei deficit di bilancio pubblici,
si trovano sempre in vantaggio rispetto ai concorrenti.
Fin qui, la descrizione fatta si
riferisce a un sistema economico che operi al massimo delle proprie capacità
produttive. Tuttavia, se un sistema economico si trova in vantaggio rispetto
agli altri, questi ultimi, ovviamente, si troveranno in svantaggio. All’interno dei sistemi che si trovano in svataggio
inizia a generarsi incertezza causata
dal fatto che la propria attività produttiva sta subendo una contrazione: le
imprese vendono meno e rimangono indebitate con le banche; le banche rilevano sofferenze che si traducono in crediti
sempre meno esigibili. Il modello dinamico mostra che l’entropia diminuisce,
segnale evidente che gli stati
accessibili si riducono.
Sempre in figura 1, è riportata la superficie rosso-celeste che si ottiene
applicando il modello di economia
dinamica, derivato dall’applicazione del principio di massima entropia. La regione di colore rosso è quella
della deflazione da debiti. Se
osserviamo la superficie celeste si nota che essa tende ad avvicianarsi sempre
più al piano verde (TQM) quando l’attività economica tende a crescere sempre
più. Pertanto, la Teoria Quantitativa
della Moneta e il modello di economia
dinamica tendono a coincidere quando il sistema economico è ben sviluppato.
Vi è, tuttavia una parte di superficie celeste che si
discosta parecchio dall’andamento previsto dalla TQM. Tale scostamento è tanto
più forte quanto più l’attività economica è contratta e tende a raggiungere la
regione della deflazione da debiti.
Quest’ultima è sempre presente, per qualsiasi livello di attività economica,
quando l’emissione monetaria è troppo
contratta. Questa regione, prossima a quella deflattiva, può essere denominata regione della pre-deflazione.
I sistemi economici che hanno subito l’azione negativa
di uno squilibrio commerciale
iniziano, quindi, a spostarsi sulla superficie celeste verso la regione
deflattiva e lo scostamento dalla superficie verde (modello TQM) diventa sempre
più forte. In queste condizioni, il modello di economia dinamica mostra che la generazione del circolante non può più considerarsi
esogena, cioè governabile con il rigido controllo della moneta descritto per i
sistemi al massimo delle proprie capacità produttive. In queste condizioni, la
generazione del circolante dipende da un fattore endogeno (interno) al sistema:
la preferenza per la liquidità. Per
la verità, il modello di economia dinamica mostra che sempre il circolante è causato dal fattore endogeno preferenza per la liquidità che, però,
tende a diventare sempre meno influente all’aumentare dell’attività economica.
Si nota, quindi, che la velocità di circolazione non è sempre costante. Per essere più
precisi, la velocità di circolazione
istituzionale, cioè le funzioni svolte dai vari agenti economici –
lavoratori, imprenditori, banchieri, finanzieri – restano immutate ma la velocità effettiva di circolazione si
riduce con l’accrescersi della preferenza per la liquidità che sottrae moneta circolante generando,
invece, moneta ristagnante sotto
forma di risparmi. La velocità effettiva di circolazione si
riduce, non per il comportamento degli agenti, ma a causa delle interruzioni del circuito monetario
prodotte dalla preferenza per la liquidità. È vero che questi ultimi vengono immessi
nuovamente in circolo tramite le attività finanziarie (es. titoli di borsa), ma
queste, in condizioni di elevata preferenza per la liquidità, non si orientano
più verso le attività produttive, che sono depresse dalla riduzione della
domanda di beni di cui il risparmio è causa, ma si orientano verso le attività
speculative di breve termine (short
termism).
Il modello econodinamico, nella regione di pre-deflazione, intermedia tra la
condizione di deflazione da debiti e
la condizione di massimo impiego delle
attività produttive ricalca in modo molto fedele la teoria keynesiana della
preferenza per la liquidità. In questa regione, com’è possibile vedere dalla figura 1, l’attività economica risulta
contratta. Ciò avviene non perché gli operatori economici siano accidiosi, ma perché la loro crescita è contrastata da qualcos’altro: dal diffondersi del
debito privato e dal concomitante ristagno monetario non impiegato in
investimenti produttivi. Entrambe queste cause riducono la possibilità di crescita, cioè di sviluppo delle
attività produttive.
La soluzione sarebbe “far giungere i capitali dall’estero”
ma tali capitali rappresentano una crescita finanziaria del sistema estero e una decrescita dei sistemi finanziari nazionali che vedono, così,
ulteriormente contratta la loro possibilità di azione nel futuro. Ci sarebbe un’altra
soluzione, ma è un’eresia parlarne
oggigiorno. È la spesa pubblica, in deficit di bilancio da parte dello Stato
(quando esso è sovrano), che genera sviluppo
mediante emissione monetaria
accompagnata da crescita. Perché è un’eresia?
Perché il paradigma di riferimento
oggi vigente tra Nazioni è la competizione
ad ogni costo, non la cooperazione.
Tutti devono diventare competitivi per esportare … Dove? Sulla Luna?
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