Incertezza e fiducia
La fiducia è
all’origine della scelta tra otium e negotium. Quando si ha fiducia di
ottenere un guadagno monetario si ha
voglia di intraprendere un’attività, altrimenti le decisioni si orientano verso
la rinuncia all’investimento.
Esiste una strettissima relazione, messa in luce dal
modello di economia dinamica, tra fiducia, incertezza e moneta.
Questa relazione funziona come una sorta di principio
d’indeterminazione in cui la grandezza indeterminata è l’incertezza che, a sua volta, dipende dal
modo in cui ci si confronta con la condizionedi necessità, cioè con quello stato in cui si produce sofferenza perché i
bisogni primari non possono essere soddisfatti pienamente.
L’incertezza
nasce ogniqualvolta l’informazione appare incompleta
e incoerente, cioè manca qualcosa che permetta di compiere delle scelte,
oppure si mostra contraddittoria.
Una situazione simile, ben lungi dall’essere
un semplice stato mentale distorto, è una conseguenza del modo in cui giunge
l’informazione necessaria a compiere delle scelte. Le variazioni di entropia economica, ossia il modo in cui
variano gli stati accessibili al sistema, sono responsabili di questa
percezione dell’informazione che può apparire incompleta e incoerente.
Questo discorso può apparire fumoso e incomprensibile.
Occorre, allora, chiarirlo in qualche modo, facendo riferimento alla fase di consumo. Secondo l’attuale
visione economica tutto ciò che è offerto
è anche domandato (legge di Say) mentre, nella realtà, ciò non accade
affatto, se non quando gli individui sono in stato di necessità. Per essere chiari, in un sistema economico di affamati tutto il pane offerto è
consumato. Se, invece, il sistema economico non è costituito da affamati, ma
tutti hanno già il pane che gli serve, tutto il pane prodotto non è per nulla
detto che vada a consumo. Ciò può accadere, se si è lontani dallo stato di
necessità, per tutti i prodotti di un sistema economico. Le unità, così,
possono effettuare un risparmio, cioè
propendere per un accumulo di liquidità.
Quest’accumulo
di liquidità può essere impiegato, in forma di investimenti produttivi, in
proprio, oppure, più spesso, tramite l’intervento di intermediatori finanziari
(ad esempio, banche o agenti di Borsa)
oppure no. È quest’ultima condizione
che va analizzata attentamente. Un individuo può decidere di non mobilitare la
liquidità in proprio possesso, per attività produttive, se si rende conto che
le attività produttive possono comportare una perdita sia in conto interessi
sia in conto capitale. Tuttavia, non è necessario che egli abbia la certezza
che tale condizione negativa possa manifestarsi; è sufficiente che tra gli
stati cui il sistema produttivo può accedere si comincino a profilare numerosi
stati sgraditi. Cioè l’aumento di questi stati sgraditi, anche se accompagnati
da altri stati molto meno sgraditi, è sufficiente, non a produrre la certezza del fallimento del proprio
intento d’investimento, ma a generare incertezza,
percepita come qualcosa d’indeterminato, su
cui non si sa nulla, che disorienta chi vuole smobilitare la propria
liquidità. È, così, che dall’incertezza
ha origine la preferenza per la liquidità.
Abbiamo avuto modo di vedere, in altri post, che gli stati, cui il sistema
accede, sono prodotti, in pratica, da debito
e credito cui non corrisponde una
sufficiente quantità di moneta circolante in grado di estinguere il debito e ristorare il credito. L’informazione mancante associata a questi stati, prodotti da un
eccesso di debito e di credito, che sono tra loro complementari, perché non può
esistere l’uno senza che esista l’altro, è perciò prodotta dalla moneta mancante che, se fosse invece presente,
potrebbe sopperire all’informazione
mancante, senza costringere gli operatori a valutare l’evoluzione
dell’intero sistema economico.
L’incertezza,
comportando un aumento della preferenza per la liquidità, riduce la fiducia degli operatori e questo avviene
quando la moneta circolante è
insufficiente. Ne consegue che a un aumento dell’incertezza, dovrebbe corrispondere l’aumento della moneta circolante se si vuole che la fiducia non diminuisca e non si abbia l’aumento
della preferenza per la liquidità.
Tale conclusione è sinteticamente descritta dal principio d’indeterminazione, ottenuto nel modello di economia
dinamica, e ha un aspetto molto semplice:
moneta =
fiducia x incertezza
Questa uguaglianza può leggersi così: se l’incertezza, cioè l’indeterminazione, si
accresce, deve aumentare la moneta emessa per evitare il crollo della fiducia.
Si noti, da questo punto di vista, che le politiche
monetariste volte al controllo dell’inflazione, contenendo l’emissione di
moneta, inducono una caduta della fiducia e, quindi, degli investimenti
produttivi, se nel sistema economico sono presenti fattori che producono
incertezza, come, ad esempio, squilibri
commerciali. Secondo la concezione della scuola monetarista austriaca, poiché
sono i risparmi a generare gli investimenti, la preferenza per la liquidità va
considerata come un fattore positivo perché genera risparmi e, quindi,
investimenti. Il modello di economia dinamica mostra, invece, che i risparmi conseguono all’emissione di
moneta che produce investimenti e non viceversa. Ciò perché, a livello
aggregato, se l’emissione di moneta scende sotto una soglia, ben maggiore del livello dei risparmi, il sistema economico
entra in deflazione da debiti.
L’emissione di
moneta, che è il compito della Banca Centrale, deve perciò avvenire, sempre
in modo da contrastare l’incertezza
che è prodotta da fattori imprevisti. Cioè la Banca Centrale deve svolgere la
funzione di prestatore di ultima istanza,
per sopperire alle fluttuazioni degli investimenti e alla formazione di debito. Questa emissione, tra l’altro,
non va indirizzata laddove è presente elevata preferenza per la liquidità, ma verso quelle parti del sistema
economico che stanno subendo l’azione più grave della discrasia tra debito e
credito e che tendono a trovarsi in condizioni di necessità. Questi sistemi,
nel decorso del circuito monetario,
seguono i sistemi che stanno accumulando liquidità; sicché, in essi, la moneta
non giunge, come dovrebbe.
In genere, infatti, la moneta emessa dalla Banca
Centrale non giunge direttamente sui sottosistemi in difficoltà, ma passa prima
per quei sistemi (gli Istituti di Credito) che, in situazioni di crisi economica, sono caratterizzati da
una preferenza per la liquidità tale
da interrompere il circuito della moneta
che, così, si orienta verso le attività
puramente speculative, in cui gli orientamenti degli individui sono a short termism.
Per evitare ciò, il canale monetario più adatto a
ripristinare il circuito della moneta è la Spesa Pubblica, quella cosa, oggi, ritenuta improduttiva,
ma che, invece, possiede la caratteristica di poter giungere in maniera diretta
esattamente sui sottosistemi in difficoltà. L’abbandono progressivo di questa
pratica keynesiana, in favore del controllo monetarista dell’emissione di
moneta, sta, in effetti, conducendo il sistema economico verso una condizione
di blocco del circuito monetario, in
cui, a fronte di accumuli ingenti, destinati a serbatoio di credito, fa fronte
un’altra parte, in debito perenne e inestinguibile.
Si assiste, così, a un crollo della fiducia che, sebbene ci si affanni a
ritenere superabile con massicce iniezioni di decantata fiducia, da parte dei mass media, si mostra fortemente
reticente. Il motivo è, come abbiamo detto, che la fiducia e l’incertezza
non sono semplici sentimenti irrazionali
ma sono, invece, scelte di buon senso
e, associate alla probabilità che
possano assumersi determinate configurazioni, conseguono dal principio di massima entropia. Certamente, gli
individui possono avere percezioni soggettive diverse della fiducia e
dell’incertezza ma, in un sistema complesso, dominato dalle leggi del caos e dell’entropia, è il loro livello medio a determinare come evolverà il
sistema economico.
In un gas, a una data temperatura, le molecole
possiedono velocità molto diverse; non per questo gli scienziati attribuiscono
alle molecole più lente o a quelle più veloci il carattere di essere più o meno
irrazionali. Affermano soltanto che
la configurazione raggiunta dal gas è quella che ha reso massima l’entropia.
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