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domenica 6 dicembre 2015

Gli squilibri commerciali



Scelte non cooperative e squilibri commerciali

L’entropia economica è la misura dell’informazione richiesta in campo economico. Essa tende sempre a massimizzarsi, compatibilmente con i vincoli presenti e ciò rende incompleta l’informazione, perché ogni transazione, essendo, per sua natura, irreversibile, dà origine a perdita d’informazione. La moneta estingue in modo definitivo ogni transazione; infatti, con la cessione di moneta al termine di una transazione, cessa ogni necessità di valutarne ogni altra evoluzione futura.
La moneta ha, però, anche carattere creditizio, cioè essa può essere prestata, a un dato tasso d’interesse, per permettere l’espansione delle attività produttive. La quota interessi è, però, moneta mancante che genera credito, da una parte, e debito, dall’altra. Se non esiste la moneta corrispondente alla quota interessi, perché nessuno la immette, al sistema occorre informazione aggiuntiva sulla sua evoluzione futura.

Non a caso il termine “entropia”, in greco, significa proprio “evoluzione”. Pertanto che chi è in credito ha un’entropia maggiore perché richiede informazione sull’evoluzione del proprio investimento. Invece, quando un sistema economico possiede un eccesso di debito non estinguibile tramite la moneta circolante, esso perde la possibilità di accedere a determinati stati; pertanto, il suo livello di entropia si riduce e l’informazione acquisita perde di significato, poiché molte cose non possono essere più fatte, in quanto inaccessibili. 
 
Entropia economica espressa in funzione dell'attività economica e dell'emissione monetaria, per un dato sistema economico e per prefissata velocità di circolazione.
Figura 1
In figura 1, è rappresentato l’aspetto dell’entropia, in funzione dell'attività economica e dell'emissione monetaria, per un prefissato sistema economico con una data velocità di circolazione. Come abbiamo visto per la ricchezza e il livello dei prezzi, il colore rosso della superficie tridimensionale rappresentata indica la condizione di deflazione da debiti. La figura mostra che l’entropia ha un andamento sempre crescente sia con l’attività economica, sia con l’emissione monetaria.
L’aumento di attività economica fa accrescere il numero di configurazioni che il sistema può assumere. L’entropia, in questo caso, aumenta perché cresce il numero di stati alternativi (microstati) o repliche del sistema che possono dare luogo a una stessa configurazione macroeconomica. Quanto più alto è questo numero di repliche, tanto maggiore è la probabilità che la configurazione macro possa essere raggiunta. Ciò indica, però, che la probabilità del verificarsi di una singola replica è anche molto bassa e l’informazione sullo stato sistema è tanto più rilevante quanto più piccola è tale probabilità. È naturale che ogni operatore desideri trovarsi in una replica a lui favorevole; sicché l’informazione attesa cresce al crescere del numero di repliche possibili del sistema.
L’aumento di emissione monetaria tende, non solo, ad amplificare il circolante destinato all’espansione delle attività produttive ma, anche, la quota interessi mancante, che, a sua volta, dipende dal tasso d’interesse, sulla cui evoluzione, gli operatori economici vogliono avere informazione. Ne consegue che poiché è più grande l’informazione di cui gli operatori economici hanno bisogno, più alta è l’entropia.
Un altro effetto dell’entropia economica, di cui occorre tener conto, è che la liquidità si trasferisce da sistemi con più alta emissione monetaria a sistemi con emissione monetaria più bassa. In altri termini, ciò è equivalente ad affermare che chi deprime la propria domanda di beni tende ad acquisire liquidità da altri sistemi, in assenza di vincoli di altra natura (protezionismo), chi aumenta la propria domanda di beni tende a cedere liquidità all’esterno del proprio sistema.
Per porsi in posizione di vantaggio commerciale, occorre, quindi, ridurre l’emissione monetaria. Tale riduzione può attuarsi in due modi diversi: o mediante una riduzione del valore della moneta – una svalutazione monetaria – o mediante una riduzione della moneta circolanteuna svalutazione interna.
Il primo modo ripristina rapidamente l’equilibrio commerciale, a meno di un transitorio detto overshooting che, in pratica, rappresenta il tempo occorrente affinché l’entropia si massimizzi a seguito della variazione repentina dei vincoli del sistema. Il secondo modo è quello su cui si vuol far luce e che si attua quando non si possiede sovranità monetaria.
Immaginiamo, adesso, un sistema economico che abbia un’emissione monetaria più bassa di altri. Esso può trovarsi in questa configurazione a seguito di una svalutazione interna fatta prima dei sistemi concorrenti, per cercare una posizione di vantaggio. Quest’azione, che appare sleale, è anche una scelta razionale dovuta all’esigenza di ridurre l’informazione economica richiesta dagli operatori, in modo da poter gestire il sistema economico con maggiore efficienza, quando prevale il criterio della competitività non cooperativa tra sistemi economici. In questo modo, infatti, tale tipo di sistema economico privilegia l’espansione delle attività produttive interne favorendo la riduzione del tasso d’interesse sui prestiti e, così facendo, favorisce anche l’espansione delle proprie attività finanziarie verso l’estero, in modo che esse possano giovarsi del differenziale dei tassi d’interesse.
Un sistema siffatto opera, perciò, con lo scopo di esportare più dei concorrenti e importare di meno. Quando esso acquisisce liquidità derivante dalle esportazioni, in forma di conto corrente positivo, può decidere di tramutarla o in moneta circolante, o in capitali destinati ad altra crescita, in particolare, finanziaria verso l’estero. Se volesse far prevalere la prima possibilità, essendo il sistema originariamente a un basso livello di emissione monetaria, l’aumento del circolante comporterebbe un elevato incremento di entropia, quindi un innalzamento del grado di disordine e, in ultima analisi, dell’informazione mancante che minerebbe l’organizzazione, improntata all’efficienza, del sistema. Pertanto, la scelta unilaterale, condotta in condizioni d’informazione incompleta, è quella di ottimizzare unilateralmente la crescita dell’entropia. Per far ciò, è sufficiente una crescita delle attività sia produttive sia finanziarie e un contemporaneo contenimento di emissione monetaria interna. Il sistema, per così dire, si raffredda espandendosi.
Il sistema in vantaggio competitivo, quindi in surplus, è, perciò, indotto a compiere la scelta di mantenere l’emissione monetaria bassa, per il ottimizzare l’entropia economica che produce incompletezza dell’informazione per effetto dei comportamenti non cooperativi. Nei cicli successivi, tale sistema opererà sempre allo stesso modo.
Per contro, un altro sistema economico in deficit commerciale e che ha interagito con il sistema in vantaggio competitivo deve cedere a esso liquidità.
Precisiamo, ora, che un sistema che cede liquidità all’esterno riduce sempre la propria entropia. Per intenderci, questo concetto è del tutto analogo a quello valido in termodinamica: un sistema che cede calore all’esterno riduce sempre la propria entropia. Comprendere ciò è basilare nell’ambito dell’economia dinamica e per le valutazioni che seguono.
Il sistema in deficit inizia ad avvertire la riduzione di entropia economica, cioè inizia ad avvertire che determinate configurazioni non possono più essere raggiunte, e per aumentarla tenta, inizialmente, di incrementare la propria emissione monetaria e si contrae – va in decrescita – perché, per il primo principio dell’economia dinamica, per aumentare la ricchezza occorre ridurre la crescita quando si cede liquidità all’esterno. Tenta, per così dire, di riscaldarsi contraendosi, come fa un animale infreddolito. Così facendo, però, amplifica lo squilibrio con il sistema in vantaggio competitivo, perché cede altra liquidità, a causa dell’accrescersi del differenziale di emissione monetaria.
Quand’egli si rende conto che lo squilibrio è incolmabile con la strategia suddetta, è costretto ad applicarne un’altra: inizia a ridurre la propria emissione monetaria al massimo per espandersi anch’esso; tenta cioè una feroce svalutazione interna con lo scopo di attuare una crescita.
Il problema è che un sistema in deficit non possiede l’energia interna – ossia la ricchezza – per espandersi e può farlo solo generando un forte squilibrio interno tra i suoi sottosistemi. In altre parole, può farlo solo a costo della creazione di forti disuguaglianze al suo interno, facendo impoverire, e abbandonando del tutto, una parte considerevole del proprio sistema economico. Esso, cioè, per espandersi deve farlo a discapito della parte più debole, sperando che la parte più forte possa, da sola, compiere il miracolo del riaggancio.
Oltre che feroce e disumana, un’azione del genere è puramente illusoria, perché il gap entropico interno che si genera nel sistema può essere sostenuto solo da vincoli interni (leggi e norme vincolanti) molto forti che deprimono ancora di più il sistema e generano tensioni interne progressivamente insostenibili. Né, certamente, il sistema in surplus è disposto a cedere terreno, perché non ha alcuna intenzione di cooperare, quando la cooperazione è bandita per prassi.
Questa tendenza è, poi, favorita dal fatto che il sistema in surplus si è espanso anche attraverso l’azione di capitali propri che sono giunti all’interno del sistema in deficit. Questi capitali hanno sottratto gran parte dell’attività finanziaria che prima era appannaggio dei sottosistemi finanziari del sistema in deficit. Questi sottosistemi, adesso, hanno ben pochi sbocchi se non quelli di agire all’interno del sistema in deficit stesso, sostituendosi a quelle attività che prima erano deputate all’emissione monetaria, attraverso i servizi pubblici, volti a garantire il benessere dei cittadini. Adesso le attività finanziarie interne vogliono, anzi pretendono, per sopravvivere, di sostituirsi allo Stato e sono loro a dare il via allo squilibrio interno.
Il gap entropico che si crea è l’evidenza del formarsi di debito, da una parte, e credito, dall’altra. Si osservi che ciò avviene sia all’interno del sistema in deficit, sia tra il sistema in surplus e quello in deficit.
Quando però uno o più sottosistemi entrano nella regione della deflazione da debiti, questi non possono più onorare alcun debito e ha avvio un rovinoso effetto domino che innesca una crisi finanziaria che coinvolge anche il sistema in surplus. Si osservi come, nella figura 1, la regione della deflazione da debiti si espanda sempre di più al contrarsi dell’emissione monetaria ed interessi sistemi con attività economica via, via crescente.
Tutto questo sfacelo, che oggi stiamo vivendo, ha origine dalle scelte unilaterali, compiute in condizioni d’informazione incompleta, tra sistemi economici nazionali che operano, in assenza di cooperazione, secondo il paradigma della competizione internazionale: il mito di Nazioni che competono economicamente tra loro al pari di società per azioni.
Se una società per azioni fallisce, esce dal mercato. E se ciò accade a una Nazione, che si fa?

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