Cooperazione ed equilibrio
John Forbes Nash Jr. è stato uno dei più grandi
matematici del XX secolo; a lui si deve la formulazione di un teorema, che
porta il suo nome e che trova applicazione in un ambito matematico, detto teoria delle decisioni e, più
specificatamente, nell’ambito della teoria
dei giochi non cooperativi. Secondo questo teorema, nell’ipotesi d’informazione incompleta, le strategie, attuate unilateralmente, per migliorare la propria condizione su uno spazio
S, che definisce le configurazioni assunte da un certo numero di giocatori
tramite il loro pay off (vincita), in assenza di cooperazione, conducono sempre a una configurazione di
equilibrio, detto equilibrio di Nash,
in cui nessuno dei partecipanti al gioco è più in grado di migliorare la
propria condizione. Il
teorema, sostanzialmente, individua un punto
fisso nella classe delle trasformazioni
topologiche che rappresentano le strategie
volte a conseguire il miglioramento del pay off, definite sullo spazio delle configurazioni assunte dai
giocatori.
Si tratta, quindi, di una generalizzazione della teoria delle trasformazioni geometriche e di
un’applicazione di detta generalizzazione al caso di un particolare tipo di trasformazioni topologiche: le strategie
unilaterali condotte in condizione di informazione incompleta.
John Forbes Nash, Jr. |
Il teorema in questione, sebbene sembri nascere in un
ambito molto astratto e specialistico, ha una portata formidabile,
essenzialmente per due motivi: le ipotesi
del teorema sono di una generalità disarmante; le sue applicazioni sono
estendibili senza alcuna difficoltà a tutte le situazioni reali in cui è presente informazione incompleta e mancanza
di cooperazione.
Un altro aspetto notevole del teorema è che l’equilibrio di Nash, raggiunto nelle
ipotesi di informazione incompleta e
mancanza di cooperazione, non è, in generale, un ottimo paretiano, cioè non è la configurazione migliore
raggiungibile da parte di tutti i giocatori. Pertanto, una conseguenza importantissima
del teorema è che, per effetto dell’informazione
incompleta, ogni gioco non
cooperativo conduce, sempre, i partecipanti al gioco a raggiungere una configurazione che non è la migliore per tutti i
partecipanti al gioco. La configurazione migliore per tutti i partecipanti al
gioco si ottiene soltanto se i giocatori stabiliscono regole comuni e si accordano.
Questo teorema, quindi, è la spina nel fianco della
concezione economica liberista che si basa proprio sui cosiddetti teoremi dell’economia del benessere, nell’ambito
dei quali troviamo il criterio, attribuibile all’italiano Vilfredo Pareto, che
definisce il concetto di ottimo paretiano,
secondo cui, una configurazione del sistema economico è Pareto - ottimale se
non è possibile migliorare la situazione di qualcuno senza peggiorare quella di
qualcun altro.
I teoremi dell’economia
del benessere, in estrema sintesi teorizzano l’esistenza di una
configurazione Pareto – ottimale nell’ipotesi di concorrenzialità perfetta
degli agenti economici e, quindi, nell’ipotesi di competitività tra essi che sottende l’assenza di ogni forma di cooperazione. Questi teoremi, come tutti i
teoremi matematici, sono affermazioni sempre
vere – dette anche tautologie – a
condizione che siano rispettate tutte le
ipotesi.
Ed è qui la nota
dolens dell’intera faccenda. I teoremi dell’economia del benessere, tra le
ipotesi di base, suppongono l’informazione
completa e alla portata di tutti. Il teorema di Nash, tra le ipotesi, suppone,
invece, l’informazione incompleta.
Il modello di economia
dinamica mostra l’esistenza della grandezza entropia economica che rappresenta proprio la quantità d’informazione richiesta dagli operatori.
Così, ogni variazione di entropia si traduce sempre in informazione mancante o non utilizzabile. Ne consegue che il
modello di economia dinamica conduce
direttamente all’ipotesi di base del teorema
di Nash: l’informazione è incompleta.
Nel post precedente abbiamo visto cosa accade a due sistemi economici che operano in
modo non cooperativo. Le strategie da
essi messe in atto sono dettate dall’esigenza di contrastare l’informazione mancante, per il sistema in
surplus, e l’informazione non utilizzabile, per il sistema in deficit. Sono, quindi, strategie
conseguenti alla presenza d’informazione
incompleta. Inoltre, i due sistemi interagiscono in assenza di cooperazione. Pertanto, la configurazione finale
descritta nel post, che, poi, è quel
che stiamo vivendo ai nostri giorni e sulla nostra pelle, è il materializzarsi dell’equilibrio di Nash.
Tal equilibrio è molto diverso dall’equilibrio macroeconomico generale
predetto dalla teoria economica oggi dominante, e lo è, ancor di più, rispetto
all’equilibrio che definisce la
configurazione Pareto – ottimale dei teoremi dell’economia del benessere.
Nessuno dei due sistemi, sia quello in surplus, sia quello in deficit, si trova nella migliore
condizione possibile. Esiste un solo modo affinché i due sistemi possano
migliorare, entrambi, la propria condizione: essi devono uscire dall’equilibrio di Nash, accordandosi.
Quale può essere mai un accordo di tal fatta? Poiché lo
squilibrio è, innanzitutto, uno squilibrio di natura monetaria, l’accordo non può che essere una riforma del sistema monetario internazionale; qualcosa che dovrebbe
chiamarsi Bretton Woods III. Il perché
è chiaro a chi ha dimestichezza con la storia
della macroeconomia. Ne torneremo a parlare …
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