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domenica 13 dicembre 2015

La ricorrenza dei cicli economici



Produzione di merci a mezzo di merci

Piero Sraffa era un economista italiano. Pur non essendo mai stato comunista, durante il fascismo, la sua amicizia con Antonio Gramsci lo costrinse a fuggire in Gran Bretagna, dove fu incarcerato, durante la guerra, come enemy alien. Fu scarcerato grazie all’intervento personale di John Maynard Keynes che si adoperò, anche, per dare a Sraffa un impiego presso l’Università di Cambridge. I due strinsero, così, un’amicizia solida e duratura e Sraffa divenne uno dei collaboratori più fidati e stretti di Keynes, al punto di affiancare e sostituirsi allo stesso Keynes nella disputa con il rivale acerrimo di sempre, il monetarista della scuola austriaca Von Hayek, fervente sostenitore del controllo rigido della moneta. Famosa è anche la controversia teorica sulla natura del capitale sorta, negli anni ’60, tra le due Università di Cambridge, quella inglese e quella americana, e che mostrò le doti di Sraffa, completo vincitore sul piano teorico.

Piero Sraffa, l'conomista italiano amico di Keynes che individua nella ricorrenza dei cicli produttivi un regime di funzionamento dell'economia che permette il pareggio di bilancio a tutte le imprese
Piero Sraffa
 Nel 1960, Sraffa pubblica un libro dal titolo «Produzione di merci a mezzo di merci», in cui pone le basi per una critica della modellazione neoclassica dell’equilibrio macroeconomico. In quest’opera, è palese la concezione economica di Sraffa, di derivazione classica (non neoclassica) che si riconduce all’idea ricardiana e marxiana del valore derivante dal lavoro. È, perciò, una teoria economica del non equilibrio.
Sraffa rifiuta il criterio neoclassico del valore derivante dall’equilibrio tra domanda e offerta e, in più, introduce un concetto nuovo: la ricorrenza dei cicli produttivi in condizioni di pareggio di bilancio per tutte le imprese. Nella sua concezione, il ruolo centrale dell’intera analisi è affidato ai prezzi monetari, quelli che effettivamente sono utilizzati dalle imprese per l’acquisto dei mezzi di produzione e per la vendita del prodotto. Sraffa sostiene che il valore del capitale fisico, cioè l’insieme dei mezzi di produzione, dipende dai prezzi monetari che si formano all’atto della produzione stessa se tutte le imprese, in condizioni di ricorrenza perfetta, raggiungono il pareggio di bilancio. I prezzi dipendono, inoltre, dalla forza lavoro impiegata, pagata al termine della produzione, tramite il salario, e dai profitti attesi dagli imprenditori. Saggio dei salari e profitti, secondo Sraffa, sono fattori esogeni e dipendono dalle posizioni di forza relativa tra imprenditori e lavoratori. Inoltre, i profitti attesi dagli imprenditori dipendono anche dal tasso d’interesse praticato dalle banche per l’avvio della produzione.
Per Sraffa, il valore complessivo dei mezzi di produzione, cioè il capitale, essendo costituito da un insieme eterogeneo di merci e servizi, a sua volta prodotte, dipende dai prezzi monetari. In ogni ciclo economico, se è presente ricorrenza perfetta, il capitale espresso in base alle merci in ingresso nelle imprese e ai prezzi, incrementato dei profitti e del salario corrisposto ai lavoratori, deve uguagliare, in condizioni di pareggio di bilancio, il valore totale della produzione in uscita, anch’esso espresso mediante gli stessi prezzi. Infatti, sostiene Sraffa, i mezzi di produzione sono, essi stessi, merci o servizi prodotte dal sistema produttivo, che escono da un’impresa per rientrare in un’altra.
Costruisce, così, un sistema di equazioni lineari in cui i prezzi monetari sono le incognite e che possono essere determinati univocamente, quando sono noti i fattori esogeni: saggio dei salari e tasso dei profitti. Sraffa evidenzia che la variazione dei prezzi, al variare della forza lavoro impiegata, del saggio dei salari e dei profitti, varia in modo tutt’altro che prevedibile e mostra che possono aversi variazioni dei prezzi anche di verso opposto alle variazioni del saggio dei salari e della forza lavoro impiegata.
Non si vogliono, qui, prendere in esame tutti gli aspetti della teoria di Sraffa, ma si vuole evidenziare un solo aspetto centrale, quello della ricorrenza, su cui possono svilupparsi le riflessioni seguenti. Precisamente, occorre dire che nessuno sa a priori quali siano i prezzi che consentono il pareggio di bilancio a tutte le imprese. Il sistema può raggiungere lo stato di ricorrenza dei cicli produttivi, in condizioni di pareggio di bilancio per tutte le imprese, solo ricorrendo, per correzioni successive, all’informazione ottenuta dai cicli precedenti e tale informazione non può che essere trasmessa dai prezzi monetari e dai loro effetti sui bilanci.
Si badi che, in condizioni di ricorrenza, i prezzi non hanno alcuna relazione con l’equilibrio tra la domanda e l’offerta, ma servono a permettere il pareggio di bilancio. Quando raggiunta, questa condizione è tale da rendere l’informazione completa perché ogni operatore trae tutta l’informazione dal passato e gli stati cui accede sono noti, poiché su di essi ha esperienza.
Nell’ambito dell’econodinamica, la condizione di ricorrenza perfetta corrisponde, quindi, allo stato in cui il sistema economico possiede informazione completa. Si hanno, infatti, variazioni di entropia economica nulle, non si producono gap entropici, in particolare squilibri, il livello dei prezzi è stabile e il valore del capitale resta invariato. Inoltre, tutto ciò che è prodotto, è consumato, come effetto del pareggio di bilancio. Si ha, quindi, che la ricorrenza è la causa che determina, come effetto, il verificarsi dell’equilibrio tra domanda e offerta; non il contrario.
La condizione di ricorrenza perfetta è, perciò, quella in cui, teoricamente, l’incertezza è del tutto assente, in ogni parte del sistema economico. Si tratta, ovviamente, di una condizione limite, puramente teorica, ma, come avviene nelle discipline scientifiche come la termodinamica, in cui sono assunte come riferimento le trasformazioni quasi-statiche, è quella cui occorre fare riferimento per ottenere la migliore condizione possibile di funzionamento dei sistemi economici. La sua caratteristica fondamentale è quella per cui, tra le diverse parti del sistema economico, non esiste alcuna forma di squilibrio. Tale condizione potrebbe perciò definirsi, in analogia alla termodinamica, col nome di equilibrio econodinamico.
Quando il sistema economico è perturbato, le variazioni sui prezzi informano gli operatori se il sistema sta subendo delle modifiche. Tuttavia, queste modifiche sono rilevate con ritardo perché occorre attendere la conclusione dell’intero ciclo per valutare gli effetti sui bilanci di tutte le imprese. Tanto più intensa è la variazione registrata, tanto più grande è il tempo occorrente al sistema produttivo per raggiungere nuovi prezzi ricorrenti che garantiscano il pareggio di bilancio. Se la perturbazione del sistema perdura nel tempo, la condizione di pareggio tende ad allontanarsi e si crea informazione incompleta e incoerente che produce incertezza.
Per effetto delle variazioni dei prezzi, il sistema si allontana dalla condizione di ricorrenza e ciò è segnale di uno squilibrio per effetto del quale molti non raggiungono più il pareggio di bilancio. Questa condizione corrisponde alla riduzione degli stati accessibili e denuncia una riduzione di entropia economica.
Per contro, lo squilibrio è anche causa dell’aumento di ricchezza di un’altra parte del sistema economico che percepisce l’aumento degli stati accessibili, ossia l’accrescersi dell’entropia economica. Costoro percepiscono anch’essi l’informazione incompleta, perché sui nuovi stati raggiunti non hanno esperienza. L’incertezza che ne consegue, in una prima fase è percepita come euforia, e ciò accade finché non sono raggiunti tutti i possibili stati accessibili; cioè, l’entropia non ha raggiunto il suo massimo. È proprio l’euforia, che nasconde un’incertezza latente, a dare il via all’amplificazione degli squilibri. Ciò accade finché l’entropia economica, che si massimizza con ritardo, perché l’informazione richiede del tempo per raggiungere ogni parte del sistema, non raggiunge il suo massimo. Accade così che molti stati, nuovi, sui quali non si aveva esperienza, possono diventare improvvisamente oltremodo sgraditi. Ci si accorge, ad esempio, che i crediti vantati non sono più esigibili. Come una bolla che si gonfia, una parte del sistema economico sta facendo crescere, progressivamente, la sua entropia finché tenderà a … esplodere!
Per evitare che ciò avvenga, com’è già accaduto nel ’29, nel 2008 e come sta accadendo adesso, occorre limitare i gap entropici e attuare misure cooperative volte a ripristinare la ricorrenza dei cicli economici. E ciò può farsi solo intervenendo tramite strumenti monetari in grado rendere completa l’informazione per tutti gli operatori economici, permettendo loro di raggiungere il pareggio dei bilanci. Esattamente l’opposto di quanto si sta facendo adesso: contrazione monetaria giustificata dal solo pareggio di bilancio dell’amministrazione Statale, l’unica figura che possa attuare misure cooperative, e, nel contempo, la distruzione dei bilanci di una gran parte di famiglie, imprese e banche, nella ricerca di quell’equilibrio tra domanda e offerta che, in assenza di ricorrenza, è impossibile raggiungere se non attraverso la scomparsa del sistema produttivo italiano.

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