Produzione di merci a mezzo di merci
Piero Sraffa era un economista italiano. Pur non
essendo mai stato comunista, durante il fascismo, la sua amicizia con Antonio
Gramsci lo costrinse a fuggire in Gran Bretagna, dove fu incarcerato, durante
la guerra, come enemy alien. Fu
scarcerato grazie all’intervento personale di John Maynard Keynes che si
adoperò, anche, per dare a Sraffa un impiego presso l’Università di Cambridge.
I due strinsero, così, un’amicizia solida e duratura e Sraffa divenne uno dei
collaboratori più fidati e stretti di Keynes, al punto di affiancare e
sostituirsi allo stesso Keynes nella disputa con il rivale acerrimo di sempre, il
monetarista della scuola austriaca Von Hayek, fervente
sostenitore del controllo rigido della moneta. Famosa è anche la controversia teorica sulla natura del capitale sorta, negli anni ’60, tra le due Università di
Cambridge, quella inglese e quella americana, e che mostrò le doti di Sraffa,
completo vincitore sul piano teorico.
Piero Sraffa |
Nel 1960, Sraffa pubblica un libro dal titolo «Produzione di merci a mezzo di merci»,
in cui pone le basi per una critica della modellazione neoclassica dell’equilibrio macroeconomico. In quest’opera,
è palese la concezione economica di Sraffa, di derivazione classica (non neoclassica)
che si riconduce all’idea ricardiana
e marxiana del valore derivante dal lavoro.
È, perciò, una teoria economica del non equilibrio.
Sraffa rifiuta il criterio neoclassico del valore derivante dall’equilibrio tra domanda e offerta e, in più, introduce un concetto
nuovo: la ricorrenza dei cicli produttivi
in condizioni di pareggio di bilancio per tutte le imprese. Nella sua
concezione, il ruolo centrale dell’intera analisi è affidato ai prezzi monetari, quelli che
effettivamente sono utilizzati dalle imprese per l’acquisto dei mezzi di
produzione e per la vendita del prodotto. Sraffa sostiene che il valore del capitale fisico, cioè l’insieme dei mezzi di produzione, dipende dai prezzi monetari che si formano all’atto
della produzione stessa se tutte le imprese, in condizioni di ricorrenza perfetta, raggiungono il pareggio di bilancio. I prezzi
dipendono, inoltre, dalla forza lavoro
impiegata, pagata al termine della produzione, tramite il salario, e dai profitti
attesi dagli imprenditori. Saggio dei salari e profitti, secondo Sraffa, sono fattori esogeni e dipendono dalle
posizioni di forza relativa tra imprenditori e lavoratori. Inoltre, i profitti
attesi dagli imprenditori dipendono anche dal tasso d’interesse praticato dalle banche per l’avvio della
produzione.
Per Sraffa, il valore complessivo dei mezzi di produzione,
cioè il capitale, essendo costituito
da un insieme eterogeneo di merci e
servizi, a sua volta prodotte, dipende dai prezzi
monetari. In ogni ciclo economico, se è presente ricorrenza perfetta, il capitale
espresso in base alle merci in ingresso nelle imprese e ai prezzi, incrementato dei profitti
e del salario corrisposto ai
lavoratori, deve uguagliare, in condizioni di pareggio di bilancio, il valore totale della produzione in uscita, anch’esso espresso mediante gli stessi prezzi. Infatti, sostiene Sraffa, i
mezzi di produzione sono, essi stessi, merci o servizi prodotte dal sistema
produttivo, che escono da un’impresa per rientrare in un’altra.
Costruisce, così, un sistema di equazioni lineari in cui i prezzi monetari sono le incognite
e che possono essere determinati univocamente, quando sono noti i fattori esogeni: saggio dei salari e tasso dei
profitti. Sraffa evidenzia che la variazione dei prezzi, al variare della forza
lavoro impiegata, del saggio dei salari e dei profitti, varia in modo tutt’altro
che prevedibile e mostra che possono aversi variazioni dei prezzi anche di
verso opposto alle variazioni del saggio dei salari e della forza lavoro
impiegata.
Non si vogliono, qui, prendere in esame tutti gli
aspetti della teoria di Sraffa, ma si vuole evidenziare un solo aspetto
centrale, quello della ricorrenza, su
cui possono svilupparsi le riflessioni seguenti. Precisamente, occorre dire che
nessuno sa a priori quali siano i
prezzi che consentono il pareggio di bilancio a tutte le imprese. Il sistema può
raggiungere lo stato di ricorrenza dei cicli
produttivi, in condizioni di pareggio di bilancio per tutte le imprese, solo
ricorrendo, per correzioni successive,
all’informazione ottenuta dai cicli
precedenti e tale informazione non può che essere trasmessa dai prezzi monetari e dai loro effetti sui
bilanci.
Si badi che, in condizioni di ricorrenza, i prezzi non hanno
alcuna relazione con l’equilibrio tra la
domanda e l’offerta, ma servono a permettere il pareggio di bilancio. Quando raggiunta, questa condizione è tale
da rendere l’informazione completa perché
ogni operatore trae tutta l’informazione dal passato e gli stati cui accede sono noti, poiché su di essi ha esperienza.
Nell’ambito dell’econodinamica,
la condizione di ricorrenza perfetta
corrisponde, quindi, allo stato in cui il sistema economico possiede informazione completa. Si hanno, infatti,
variazioni di entropia economica
nulle, non si producono gap entropici,
in particolare squilibri, il livello dei prezzi è stabile e il valore del capitale resta invariato. Inoltre,
tutto ciò che è prodotto, è consumato, come effetto del pareggio di bilancio.
Si ha, quindi, che la ricorrenza è la
causa che determina, come effetto, il
verificarsi dell’equilibrio tra domanda e
offerta; non il contrario.
La condizione di ricorrenza
perfetta è, perciò, quella in cui, teoricamente,
l’incertezza è del tutto assente, in
ogni parte del sistema economico. Si tratta, ovviamente, di una condizione
limite, puramente teorica, ma, come avviene nelle discipline scientifiche come la
termodinamica, in cui sono assunte
come riferimento le trasformazioni quasi-statiche,
è quella cui occorre fare riferimento per ottenere la migliore condizione
possibile di funzionamento dei sistemi economici. La sua caratteristica
fondamentale è quella per cui, tra le diverse parti del sistema economico, non esiste alcuna forma di squilibrio. Tale
condizione potrebbe perciò definirsi, in analogia alla termodinamica, col nome
di equilibrio econodinamico.
Quando il sistema economico è perturbato, le
variazioni sui prezzi informano gli
operatori se il sistema sta subendo delle modifiche. Tuttavia, queste modifiche
sono rilevate con ritardo perché occorre attendere la conclusione dell’intero ciclo per valutare gli effetti sui bilanci di tutte le imprese.
Tanto più intensa è la variazione registrata, tanto più grande è il tempo
occorrente al sistema produttivo per raggiungere nuovi prezzi ricorrenti che garantiscano il pareggio di bilancio. Se la perturbazione del sistema perdura nel
tempo, la condizione di pareggio tende ad allontanarsi e si crea informazione incompleta e incoerente che
produce incertezza.
Per effetto delle variazioni
dei prezzi, il sistema si allontana dalla condizione di ricorrenza e ciò è segnale di uno squilibrio per effetto del quale molti non raggiungono più il pareggio di bilancio. Questa condizione
corrisponde alla riduzione degli stati
accessibili e denuncia una riduzione di entropia economica.
Per contro, lo squilibrio è anche causa dell’aumento
di ricchezza di un’altra parte del sistema economico che percepisce l’aumento degli stati accessibili, ossia
l’accrescersi dell’entropia economica.
Costoro percepiscono anch’essi l’informazione
incompleta, perché sui nuovi stati raggiunti non hanno esperienza. L’incertezza
che ne consegue, in una prima fase è percepita come euforia, e ciò accade finché non sono raggiunti tutti i possibili
stati accessibili; cioè, l’entropia non ha raggiunto il suo massimo. È proprio
l’euforia, che nasconde un’incertezza
latente, a dare il via all’amplificazione degli squilibri. Ciò accade finché l’entropia economica, che si
massimizza con ritardo, perché l’informazione
richiede del tempo per raggiungere ogni parte del sistema, non raggiunge il
suo massimo. Accade così che molti stati, nuovi, sui quali non si aveva
esperienza, possono diventare improvvisamente oltremodo sgraditi. Ci si accorge, ad esempio, che i crediti vantati non sono più esigibili.
Come una bolla che si gonfia, una
parte del sistema economico sta facendo crescere, progressivamente, la sua
entropia finché tenderà a … esplodere!
Per evitare che ciò avvenga, com’è già accaduto nel ’29,
nel 2008 e come sta accadendo adesso, occorre limitare i gap entropici e attuare misure cooperative volte a ripristinare la ricorrenza
dei cicli economici. E ciò può farsi solo intervenendo tramite strumenti monetari in grado rendere
completa l’informazione per tutti gli
operatori economici, permettendo loro di raggiungere il pareggio dei bilanci. Esattamente l’opposto di quanto si sta
facendo adesso: contrazione monetaria giustificata
dal solo pareggio di bilancio dell’amministrazione
Statale, l’unica
figura che possa attuare misure
cooperative, e, nel contempo, la distruzione
dei bilanci di una gran parte di famiglie, imprese e banche, nella ricerca
di quell’equilibrio tra domanda e offerta
che, in assenza di ricorrenza, è impossibile raggiungere se non
attraverso la scomparsa del sistema produttivo italiano.
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