La distribuzione del reddito
Il modello di economia dinamica prende spunto dall’analisi
della distribuzione dei redditi. In
questa fase di analisi, si è visto, a suo tempo, che un sistema
economico eterogeneo è costituito da più sottosistemi, ciascuno caratterizzato da valori differenti di emissione monetaria, velocità degli scambi e preferenza per la liquidità. Si vuole
adesso mostrare come questi parametri determinino sia la distribuzione del reddito sia il livello dei prezzi. Quest’ultimo, per la verità, dipende anche dall’intensità
dell’attività economica e dal comportamento degli operatori.
Per fare ciò si ricorrerà a due esempi grafici, in
ognuno dei quali è mostrato l’effetto dell’emissione di moneta, nell’ipotesi
che la preferenza per la liquidità
resti invariata. Questa ipotesi è, in realtà, una grossa semplificazione perché la preferenza
per la liquidità è inversamente proporzionale all’attività economica che, a sua volta, dipende dalla fiducia degli operatori.
Esempio 1 |
Legenda simboli
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m -
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Emissione monetaria unitaria
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sfin -
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Entropia finanziaria
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N -
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Velocità degli scambi
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umedio -
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Reddito medio (in rapporto a m è l'entropia economica)
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ζ -
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Preferenza per la liquidità
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α -
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Rapporto tra emissione di moneta ed emissione critica
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p -
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Probabilità di avere successo in ogni scambio
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F -
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Fattore monetario
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ir -
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Tasso d'interesse
critico (o reale)
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Esempio 2 |
Il primo dei due esempi riguarda un sottosistema caratterizzato
da una velocità degli scambi pari a
30; il secondo, un sottosistema con velocità
degli scambi pari a 6. Per il tipo di scelta effettuata, quindi, il primo
esempio potrebbe riferirsi alla categoria dei piccoli imprenditori e artigiani,
il secondo a lavoratori. Ogni grafico è suddiviso in tre parti: in basso, è
riportata la distribuzione dei redditi
parametrizzata all’emissione monetaria; subito sopra, è riportato il regime economico in cui si trova il
sistema considerato; in alto è riportato il livello dei prezzi in rapporto all’emissione
monetaria che raggiunge il sottosistema.
La prima cosa che si nota è che la distribuzione del reddito non è continua ma discreta. Solo
quando il sistema opera a pieno regime,
con valori del fattore monetario F prossimi
all’unità, la distribuzione può essere approssimata bene da una distribuzione
continua (indicata dalla linea rossa puntinata). La causa di questo tipo di
distribuzione del reddito è il principio
di massima entropia.
Infatti, la distribuzione dei redditi ottenuta è
quella che ha la massima entropia e
quindi la massima probabilità di verificarsi. Affinché ciò avvenga, occorre
che tutte le possibili distribuzioni dei redditi differiscano tra loro per un valore finito di entropia. Non può verificarsi una distribuzione
continua per due motivi. Innanzitutto, sia le unità che costituiscono il
sistema, sia la quantità di scambi nel periodo di riferimento (la velocità degli scambi) sono in numero
finito. Inoltre, ogni scambio,
essendo irreversibile, deve introdurre un aumento
finito di entropia. Se così non fosse, cioè le variazioni di entropia
fossero infinitesime, potrebbe verificarsi un numero molto grande di scambi senza alcun aumento di entropia, cioè senza alcuna modifica della probabilità
che possa permettere di definire una distribuzione
dei redditi, contro il senso comune che un certo numero di scambi, in base
al suo esito, è in grado di influenzare significativamente la distribuzione
della ricchezza.
La conseguenza di questo fatto è che la distribuzione dei redditi è quantizzata e
si dimostra che detto quanto di scambio
è proprio la preferenza per la liquidità.
Questa, infatti, come Keynes ha dimostrato, ha tre moventi: transattivo, precauzionale e speculativo. È sul secondo movente, quello precauzionale, che vogliamo soffermarci perché esso, tra i tre, è
stato quello più sottovalutato dalla dottrina economica. Qual è la precauzione che le unità di un sistema
economico mettono in atto? Certamente, si tratta della condizione che tutte le
unità mettono in atto per proteggersi dallo stato di necessità, quella condizione, per cui, in assenza di risorse, esse sono
destinate a morire.
Allora, ogni unità, cerca di accaparrarsi, sempre, non
un valore qualsiasi di ricchezza, bensì, uno ben determinato: le risorse che
gli occorrono per vivere. Non rifiuta, certo, di riceverne una frazione qualsiasi,
ma non considera lo scambio concluso, finché non ha raggiunto detta soglia: il quanto di scambio. E non si accontenta di
riceverne uno solo, ma quanti più quanti
di scambio di questo tipo, per tenere il più possibile lontano lo stato di
necessità. Si osservi, ora, che questo quanto di scambio dipende dalla velocità degli scambi, perché, quanto
più essa è elevata, tanto più piccola può essere la frazione che gli serve per
raggiungere il suo scopo di tener lontano lo stato di necessità. Viceversa, se
la velocità degli scambi è piccola,
occorre un quanto più grande per ottenere
il necessario per vivere. In più, questo quanto
di scambio è tanto più grande quanto più ridotta è l’attività economica, perché in tali condizioni risulta più difficile
reperire l’indispensabile per vivere. La situazione non è dissimile dalla
quantizzazione degli scambi energetici che avviene nella fisica quantistica, in
cui le transizioni di energia avvengono tra stati
stazionari, cioè configurazioni in cui il livello di energia è stabile perché
si verifica solo interferenza costruttiva,
e sotto il livello energetico più basso, lo stato
fondamentale, nulla può esistere.
Si osservi, nell’esempio, come l’importanza relativa
della preferenza per la liquidità si riduca sempre più al crescere della
ricchezza, mentre assume una rilevanza sempre più determinante in tutte le
altre possibili condizioni di funzionamento dell’economia, via, via che ci si allontana da questa condizione ottimale.
Occorre adesso precisare i regimi di funzionamento
indicati nella barra centrale: deflazione da debiti, pre-deflazione, trappola della liquidità e regime. La pre-deflazione è una condizione di forte depressione del sistema economico,
caratterizzata da un basso livello di moneta circolante e da un’elevata preferenza per la liquidità. È,
in sostanza, uno stato di assoluta povertà ma, in cui, ancora, il debito non è ancora diffuso. La deflazione da debiti è la condizione
peggiore, in cui si somma, alla povertà, il debito.
Dalla pre-deflazione alla deflazione, il passo è breve se le unità, per
sostentarsi, sono costrette a indebitarsi.
La trappola
della liquidità si manifesta, invece, quando il tasso d’interesse critico ir,
come identificato da Keynes, è troppo elevato. Questo tasso d’interesse, nel modello econodinamico, lungi dall’essere
un fattore soggettivo, è una variabile
endogena del sistema economico, univocamente determinabile in base all’emissione monetaria e alla preferenza per la liquidità. Un sistema
economico che permane, nel tempo, in condizioni di trappola della liquidità, slitta, progressivamente, verso la
pre-deflazione e, quindi, verso la deflazione
da debiti.
La condizione di regime è quella in cui va tutto bene
e si noti come, nella parte alta del diagramma, il punto rappresentativo del sistema economico si avvicini sempre più
alla linea sottile tratteggiata. Questa linea tratteggiata è rappresentativa
della Teoria Quantitativa della Moneta
(TQM). Ne consegue che la TQM è una teoria economica che descrive bene i sistemi economici a regime. Non è in
grado, però, di descrivere gli altri regimi di funzionamento che abbiamo visto.
In particolare, la teoria monetarista
che si aggancia alla TQM ritiene che le altre condizioni di funzionamento dell’economia
siano solo il frutto di distorsioni, incapacità e inettitudine. Ad esempio, la
disoccupazione è etichettata come volontaria, dovuta a persone che non vogliono
lavorare o, come qualcuno dice, parafrasando impropriamente Keynes, affetti da preferenza per il tempo libero.
Il modello
econodinamico mostra, invece, che tutte le condizioni suddette sono effetto
del modo in cui si gestisce il sistema economico e, in particolare, del modo in
cui si prendono provvedimenti per fronteggiare il modo in cui varia l’entropia economica, la cui
massimizzazione, sempre e in tutte le circostanze, è la vera unica responsabile
del verificarsi di tutti i regimi
economici visti sopra e del modo in cui si distribuisce
il reddito.
Il grafico in alto, di ciascun esempio, mostra, inoltre,
che il livello dei prezzi non è
correlato in maniera diretta, come sostenuto dai monetaristi, all’emissione
monetaria. Ciò è vero solo in condizioni di regime.
In tutti gli altri casi, si vede che il livello dei prezzi rapportato all’emissione monetaria non si mantiene costante, come
predetto dai monetaristi, ma varia parecchio in base all’importanza relativa
della preferenza per la liquidità. In particolare, è evidente che quando un sistema economico è depresso o, peggio ancora, in condizione di deflazione da debiti, quando l'attività prevalente è la svendita delle attività produttive stesse, il livello dei prezzi si abbassa molto rispetto a quanto previsto dalla TQM. Anche
il reddito medio, rapportato all’emissione monetaria, non si mantiene pari alla
velocità degli scambi e questa evenienza avviene
solo in condizioni prossime al funzionamento a regime.
La tesi, quindi, che il controllo della moneta sia in grado di regolare efficacemente un sistema economico, per mezzo di rigide politiche monetarie, è la fonte
stessa delle crisi ricorrenti dei giorni nostri.
Serve, perciò, un altro approccio rivolto all’attuazione
di azioni cooperative e flessibili, certamente anch’esse
di natura monetaria, ma calibrate
selettivamente per intervenire sui sistemi in difficoltà e attutire gli squilibri che sono all’origine di quei regimi di funzionamento antitetici all’idea
stessa di benessere secondo il buon senso.
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