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mercoledì 16 dicembre 2015

Il percorso della moneta



Il fattore monetario

Nel post precedente è stata definita la condizione di ricorrenza dei cicli produttivi, in cui, i prezzi si mantengono stabili; di conseguenza, è anche stabile il livello dei prezzi. Nell’ambito del modello di economia dinamica, per ogni sottosistema costituente il modello economico complessivo, è possibile individuare una condizione per la quale un dato sottosistema mantiene un livello dei prezzi stabile, mentre varia l’attività economica e l’emissione monetaria.
Questa condizione corrisponde, sul grafico tridimensionale livello dei prezzi – attività economica – emissione monetaria, alla circostanza per cui il sistema evolve su una curva di livello nel suddetto diagramma. Ciò è anche rappresentativo del fatto che il sottosistema tende allo stato di ricorrenza e, quindi, evolve consentendo una trasmissione dell’informazione che non produce né aumenti d’incertezza né condizioni di euforia.

La condizione suddetta si manifesta quando accade che:
Δm/m = F·Δv/v     (1)
cioè, l’incremento relativo dell’emissione monetaria Δm/m che giunge nel sottosistema è proporzionale all’incremento relativo dell’attività economica Δv/v tramite un fattore, detto fattore monetario F. Il fattore F è, in realtà, una funzione del rapporto tra preferenza per la liquidità ed emissione monetaria e il grafico di detta funzione è riportato in Figura 1.

Il fattore monetario è il fattore di proporzionalità tra incremento relativo di emissione monetaria e incremento relativo di attività economica. Esso dipende dalla preferenza per la liquidità e individua univocamente il verso in cui si muove la moneta.
Figura 1

Il fattore monetario assume sempre valori compresi tra 1 e -1. Si nota l’esistenza di una condizione per cui, quando la preferenza per la liquidità è, circa, 1,59 volte l’emissione monetaria unitaria, il fattore monetario diventa negativo. Quando ciò accade, è evidente, per l’espressione (1), che, a prezzi costanti, a un aumento relativo dell’attività economica corrisponde un decremento relativo di emissione monetaria; cioè il sottosistema, invece di ricevere moneta la cede all’esterno. In queste condizioni, quindi, il sistema è indebitato. Quando, perciò, il fattore monetario è negativo, il sistema considerato si trova in condizione di deflazione da debiti.
Rammentiamo che la deflazione da debiti è un regime di funzionamento dei sistemi economici in cui gli operatori, per l’eccessivo onere del debito che grava su di essi, decidono di smobilitare integralmente le attività produttive per recuperare quanta più liquidità possibile. È evidente, quindi, che il debito induce un’incertezza tale da innalzare in modo spropositato la preferenza per la liquidità. Nonostante ciò, il sistema aggregato, nel suo complesso, non ha alcuna possibilità di sottrarsi al debito; anzi, la smobilitazione dell’attività produttiva può solo aggravarlo.
Il modello di economia dinamica mostra, infatti, che preferenza per la liquidità e attività produttiva sono, tra loro, inversamente proporzionali.
L’importanza del fattore monetario non si esaurisce qui. Infatti, è possibile definire la grandezza:
π = (F + 1)/2
che, sempre nel modello di economia dinamica, rappresenta, a tutti gli effetti, una probabilità; precisamente, la probabilità sulla redditività di un investimento monetario. Infatti, si dimostra che la conoscenza di tale probabilità equivale a informazione sulla redditività degli investimenti.
È, allora, evidente che il fattore monetario per un sistema eterogeneo, cioè costituito da più sottosistemi, identifica in maniera esatta qual è il percorso della moneta, secondo il canale monetario tradizionale.
Infatti, gli investimenti monetari tendono a passare, a seguito dell’emissione di moneta da parte della Banca Centrale, direttamente ai sottosistemi più solidi, quelli caratterizzati da un fattore monetario molto prossimo all’unità, con elevatissime capacità produttive. Per intenderci, quelli che hanno un’elevata crescita, quindi grandi capitali a loro disposizione.
Passa poi, a sottosistemi meno solidi dei precedenti, ma sempre con un fattore monetario elevato prossimo a 1 (altri Istituti di Credito o grandi Imprese), e, quindi, verso sottosistemi con fattore monetario, via, via, decrescente: altre imprese e, poi, famiglie.
In questo modo, la moneta, tramite il canale monetario tradizionale dovrebbe distribuirsi nell’intero sistema economico. Tuttavia, non giunge, certamente, sui sottosistemi in deflazione da debiti, perché questi sono privi di qualsiasi redditività.
Non giunge, però, neanche in quei sottosistemi che hanno un fattore monetario troppo basso, in rapporto al tasso d’interesse nominale. Poiché, in sostanza, il fattore monetario misura la capacità di produrre ricchezza è chiaro che se il tasso d’interesse nominale vigente è troppo basso, nessun investitore sarà indotto a investire su settori che hanno una probabilità troppo bassa di onorare il debito contratto. Per capirci, se un dato settore economico ha una probabilità del 90% di avere successo, ma il tasso d’interesse che può essere praticato è inferiore al 10%, sarebbe da pazzi investire, si badi bene, a livello aggregato, su un settore che può restituire il debito solo con il 90% di probabilità. Ciò, perché, si andrebbe incontro a una perdita certa.
Quando ciò si manifesta, è chiaro sintomo che il sistema economico è caduto nella trappola della liquidità. In queste condizioni, il percorso della moneta s’inceppa, e l’emissione monetaria non riesce a giungere sui sottosistemi in maggiore difficoltà. Non solo, ma questi ultimi, iniziando a subire una contrazione di emissione monetaria in loro favore, slittano progressivamente verso la deflazione da debiti.
A questa situazione, c’è uno ed un solo rimedio: l’attivazione di un secondo canale monetario in grado di far giungere l’emissione monetaria direttamente sui sottosistemi colpiti dall’inceppamento del percorso della moneta, a monte. Questo secondo canale monetario deve intervenire sui sottosistemi in difficoltà prima che essi raggiungano la condizione di deflazione da debiti. Il tipo di canale monetario aggiuntivo di cui stiamo parlando è la politica fiscale attuata mediante la Spesa Pubblica.
Quando, invece, s’interviene sui sottosistemi che si trovano già in deflazione da debiti, la (1) ci informa che l’emissione monetaria aggiuntiva si traduce, in questi sottosistemi, in un’ulteriore riduzione della loro attività economica e, in sostanza, in un’ulteriore crescita della preferenza per la liquidità. Non si risolve quindi un bel nulla, se si vogliono mantenere i prezzi costanti.
Per intervenire sui sistemi in deflazione da debiti, occorre rinunciare a ogni forma di controllo sull’inflazione, cioè sull’aumento dei prezzi al consumo; ma questo in un sistema economico globalizzato, orientato solo alla competizione è del tutto impossibile.
Vi è, poi, da aggiungere che gli attuali meccanismi sovranazionali scoraggiano, se non addirittura rendono impossibile l’attuazione di politiche fiscali autonome, le uniche in grado di far sviluppare i sottosistemi economici depressi.
In sostanza, stiamo assistendo a un progressivo e ormai continuo protrarsi dell’inceppamento del percorso della moneta, che promette solo di spingere verso la deflazione una gran parte di sottosistemi. E la cosa porterà inesorabilmente alla desertificazione produttiva. Per contro, la moneta bloccata nel suo percorso, introdurrà nei sottosistemi che la detengono febbre speculativa, perché anche costoro dovranno, alla fine, restituire, con gli interessi, seppur bassi, la moneta che hanno ricevuto.

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