Valuta legale e attività finanziaria
Nei libri di storia si legge spesso della grandezza di
Roma imperiale come diretta conseguenza della forza e capacità militare delle
sue legioni. Raramente si fa cenno a una particolarità, talvolta considerata
secondaria, che fu, invece, all’origine della più grande floridezza degli
scambi commerciali che l’antichità avesse mai visto prima d’allora e del consenso che Roma ottenne.
La particolarità di cui si parla è attribuibile al
primo imperatore di Roma, Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, che decise di
emettere, per primo, quella che è passata alla storia col nome di moneta fiat; un tipo di moneta del tutto
sganciata da ogni logica di riserva di
valore intrinseco o di credito,
ma agganciata solo all’idea della sovranità
di chi la emetteva. La moneta in questione, emessa in seguito anche dagli altri
imperatori, garantì all’impero romano una supremazia assoluta derivante
dall’enorme aumento degli scambi commerciali che essa favorì.
La moneta fiat augustea |
Ancora oggi, la valuta
legale è indicata col nome di moneta
fiat e su di essa diverse correnti di pensiero economico ne hanno
individuato le peculiarità; primo fra tutti, in Inghilterra sul finire del XIX
secolo, il cartalismo, per finire,
oggi, in ambito post-keynesiano, con
la più recente Modern Money Theory, detta
anche neocartalismo, che si ispira
alla visione dell’americano Warren Mosler.
Queste correnti di pensiero si spingono a sostenere che se uno Stato è sovrano,
esso non ha alcuna necessità di raggiungere un pareggio di bilancio e può, così, preoccuparsi solo del benessere
dei propri cittadini.
Non si vuole, per ora, entrare nel merito di
quest’ultimo aspetto che è un autentico ginepraio e che coinvolge il modo in
cui è strutturato uno Stato, ma si vuole evidenziare una differenza sostanziale
tra la valuta legale, o moneta fiat,
e altri tipi di aggregati monetari,
che sostituiscono e affiancano la moneta legale e che derivano dall’attività finanziaria associata ai risparmi. Tale differenza, di cui
abbiamo già sinteticamente fatto cenno in altri post, è rilevabile nel modello
di economia dinamica, quando si applica il principio di massima entropia.
Poiché la modellazione di cui stiamo parlando è di
natura prettamente matematica, occorre chiarire tale aspetto con gradualità,
partendo dal modo in cui è possibile individuare la distribuzione più probabile del reddito, che ha la forma vista
nel post precedente. Quando si opera
ricercando la configurazione di massima
entropia, ci si rende conto che la configurazione ottenuta dipende da un quanto di scambio, che coincide con la preferenza per la liquidità, dalla velocità degli scambi e da un parametro libero.
È proprio la
natura del parametro libero a costituire la vera essenza dell’intera
faccenda, perché, ricorrendo all’identità degli scambi di Fisher, si scopre che essa è la moneta legale emessa. Ciò vuol dire che, fissati la velocità di circolazione e il quanto di scambio, l’unico parametro che
determina la distribuzione della
ricchezza è proprio la moneta legale.
Ciò non appare essere troppo dissimile dalla concezione monetarista, sebbene
differisca sensibilmente da questa per il rilievo assunto dalla preferenza per la liquidità nel ruolo di
quanto di scambio. La moneta legale, quindi, è una vera e
propria coordinata del sistema
economico e si comporta come una grandezza, che assieme alla preferenza per la liquidità, ne caratterizza
univocamente lo stato.
Poiché l’oggetto di studio sono i sistemi economici aggregati, l’analisi prosegue individuando le grandezze che i sistemi economici
scambiano tra loro. Si giunge, così, a formulare il primo principio dell’economia dinamica il quale afferma che la
ricchezza è la differenza tra la liquidità
e la crescita. Questi due enti sono grandezze di scambio il cui effetto
dipende dall’evoluzione del sistema. La liquidità è associata alla quantità di
moneta acquisita negli scambi, la crescita
è associata alla variazione dell’attività produttiva e, in particolare, al
modo in cui variano i capitali
impiegati durante questa variazione. Mentre la liquidità è connessa direttamente all’impiego di moneta legale amplificata dalla velocità di
circolazione, posta a sostegno della domanda,
la crescita, in particolare quella finanziaria, è associata alla riduzione
della preferenza per la liquidità che fa mobilitare i risparmi per l’aumento dei capitali, al fine di
ottenere un tasso d’interesse e con
lo scopo di ampliare l’offerta.
Pertanto, la moneta
finanziaria cioè quella mobilitata, sotto forma di credito, dai risparmi, a
differenza della moneta legale che è
una coordinata del sistema economico,
è prodotta da una grandezza di scambio,
la crescita che, però, produce
effetti che dipendono dal modo in cui evolve il sistema stesso. Si noti, qui, l’importante differenza con l’attuale
dottrina economica che attribuisce al capitale
il ruolo di determinare, assieme all’altro fattore produttivo, il lavoro, un valore univoco della
produzione e quindi della ricchezza.
Il nucleo dell’intera analisi è tutto racchiuso in
questa discrasia. Ritenere il capitale
come uno dei fattori produttivi che conduce a un livello di produzione univoco
equivale ad attribuire alla moneta finanziaria un ruolo del tutto paritetico a
quello della moneta legale che, così, può essere destituita del suo ruolo
che deriva dalla sovranità di chi la
emette. Anzi, ciò può essere pure da pretesto per destituire gli Stati Nazionali
della loro sovranità.
Il principio di
massima entropia nega che ciò possa essere vero. Anzi, è proprio l’evoluzione (έντροφη, entropia in greco) del sistema economico
a determinare quali saranno gli effetti,
se non si modula, nel frattempo, in modo adeguato la liquidità, associata alla moneta
legale emessa e alla domanda di
beni. Governare, quindi, un sistema economico, solo agendo sulla crescita, cioè sulle sole attività finanziarie, è come pilotare una nave senza timone, confidando soltanto sulle correnti favorevoli e, prima
o poi, la nave sarà destinata a schiantarsi contro qualche scoglio.
Occorre, invece, recuperare e consolidare la sovranità monetaria degli Stati Nazionali
perché sia possibile regolare efficacemente ogni sistema economico, durante la sua evoluzione, modulando
opportunamente la liquidità e,
quindi, potenziando, quando serve, il livello di domanda al fine di evitare che la sola azione del capitale
finanziario, il cui credito,
associato a debito altrui, possa evolvere in modo imprevedibile.
L’imprevedibilità non è né un fatto accidentale, né
occasionale, perché il principio di
massima entropia mostra che l’aumento del credito è sempre associato all’accesso a nuovi stati, cui prima il
sistema non accedeva, sui quali non si ha
alcuna informazione. La caratteristica principale della moneta legale è dovuta al suo carattere
di garanzia esercitata dalla sovranità,
cosa che è in grado di evitare che l’informazione associata a un dato scambio coinvolga
l’informazione sull’intera evoluzione
del sistema economico. Uno scambio in moneta legale si esaurisce all’istante ed
estingue immediatamente ogni debito.
Al contrario, la moneta finanziaria richiede un’informazione continua da parte del creditore nei confronti del debitore; se, cioè, l’attività di costui
evolve in maniera favorevole alla restituzione, oppure no. E si badi bene, che
il creditore dal debitore, nella maggior parte dei casi, si aspetta moneta legale, non un altro titolo di
debito che lo costringa a un’ulteriore, fastidiosa, continua ricerca d’informazione. E se questa moneta legale non c’è in quantità
sufficiente a estinguere tutti i debiti, cosa faranno i creditori?
Si noti una cosa. Il modello di economia dinamica mostra che l’informazione richiesta, ossia l’entropia
economica, è inversamente proporzionale all’emissione di moneta legale. Cosa che indica, anche,
che se la moneta legale è troppo
contratta, il livello d’informazione richiesto può divenire insostenibile.
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