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mercoledì 23 dicembre 2015

Moneta legale e finanziaria



Valuta legale e attività finanziaria

Nei libri di storia si legge spesso della grandezza di Roma imperiale come diretta conseguenza della forza e capacità militare delle sue legioni. Raramente si fa cenno a una particolarità, talvolta considerata secondaria, che fu, invece, all’origine della più grande floridezza degli scambi commerciali che l’antichità avesse mai visto prima d’allora e del consenso che Roma ottenne.
La particolarità di cui si parla è attribuibile al primo imperatore di Roma, Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, che decise di emettere, per primo, quella che è passata alla storia col nome di moneta fiat; un tipo di moneta del tutto sganciata da ogni logica di riserva di valore intrinseco o di credito, ma agganciata solo all’idea della sovranità di chi la emetteva. La moneta in questione, emessa in seguito anche dagli altri imperatori, garantì all’impero romano una supremazia assoluta derivante dall’enorme aumento degli scambi commerciali che essa favorì.

La moneta fiat emessa dall'imperatore romano Augusto permise a Roma un aumento degli scambi commerciali sui territori dell'impero mai vista prima
La moneta fiat augustea
 Ancora oggi, la valuta legale è indicata col nome di moneta fiat e su di essa diverse correnti di pensiero economico ne hanno individuato le peculiarità; primo fra tutti, in Inghilterra sul finire del XIX secolo, il cartalismo, per finire, oggi, in ambito post-keynesiano, con la più recente Modern Money Theory, detta anche neocartalismo, che si ispira alla visione dell’americano Warren Mosler. Queste correnti di pensiero si spingono a sostenere che se uno Stato è sovrano, esso non ha alcuna necessità di raggiungere un pareggio di bilancio e può, così, preoccuparsi solo del benessere dei propri cittadini.
Non si vuole, per ora, entrare nel merito di quest’ultimo aspetto che è un autentico ginepraio e che coinvolge il modo in cui è strutturato uno Stato, ma si vuole evidenziare una differenza sostanziale tra la valuta legale, o moneta fiat, e altri tipi di aggregati monetari, che sostituiscono e affiancano la moneta legale e che derivano dall’attività finanziaria associata ai risparmi. Tale differenza, di cui abbiamo già sinteticamente fatto cenno in altri post, è rilevabile nel modello di economia dinamica, quando si applica il principio di massima entropia.
Poiché la modellazione di cui stiamo parlando è di natura prettamente matematica, occorre chiarire tale aspetto con gradualità, partendo dal modo in cui è possibile individuare la distribuzione più probabile del reddito, che ha la forma vista nel post precedente. Quando si opera ricercando la configurazione di massima entropia, ci si rende conto che la configurazione ottenuta dipende da un quanto di scambio, che coincide con la preferenza per la liquidità, dalla velocità degli scambi e da un parametro libero.
È proprio la natura del parametro libero a costituire la vera essenza dell’intera faccenda, perché, ricorrendo all’identità degli scambi di Fisher, si scopre che essa è la moneta legale emessa. Ciò vuol dire che, fissati la velocità di circolazione e il quanto di scambio, l’unico parametro che determina la distribuzione della ricchezza è proprio la moneta legale. Ciò non appare essere troppo dissimile dalla concezione monetarista, sebbene differisca sensibilmente da questa per il rilievo assunto dalla preferenza per la liquidità nel ruolo di quanto di scambio. La moneta legale, quindi, è una vera e propria coordinata del sistema economico e si comporta come una grandezza, che assieme alla preferenza per la liquidità, ne caratterizza univocamente lo stato.
Poiché l’oggetto di studio sono i sistemi economici aggregati, l’analisi prosegue individuando le grandezze che i sistemi economici scambiano tra loro. Si giunge, così, a formulare il primo principio dell’economia dinamica il quale afferma che la ricchezza è la differenza tra la liquidità e la crescita. Questi due enti sono grandezze di scambio il cui effetto dipende dall’evoluzione del sistema. La liquidità è associata alla quantità di moneta acquisita negli scambi, la crescita è associata alla variazione dell’attività produttiva e, in particolare, al modo in cui variano i capitali impiegati durante questa variazione. Mentre la liquidità è connessa direttamente all’impiego di moneta legale amplificata dalla velocità di circolazione, posta a sostegno della domanda, la crescita, in particolare quella finanziaria, è associata alla riduzione della preferenza per la liquidità che fa mobilitare i risparmi per l’aumento dei capitali, al fine di ottenere un tasso d’interesse e con lo scopo di ampliare l’offerta.
Pertanto, la moneta finanziaria cioè quella mobilitata, sotto forma di credito, dai risparmi, a differenza della moneta legale che è una coordinata del sistema economico, è prodotta da una grandezza di scambio, la crescita che, però, produce effetti che dipendono dal modo in cui evolve il sistema stesso. Si noti, qui, l’importante differenza con l’attuale dottrina economica che attribuisce al capitale il ruolo di determinare, assieme all’altro fattore produttivo, il lavoro, un valore univoco della produzione e quindi della ricchezza.
Il nucleo dell’intera analisi è tutto racchiuso in questa discrasia. Ritenere il capitale come uno dei fattori produttivi che conduce a un livello di produzione univoco equivale ad attribuire alla moneta finanziaria un ruolo del tutto paritetico a quello della moneta legale che, così, può essere destituita del suo ruolo che deriva dalla sovranità di chi la emette. Anzi, ciò può essere pure da pretesto per destituire gli Stati Nazionali della loro sovranità.
Il principio di massima entropia nega che ciò possa essere vero. Anzi, è proprio l’evoluzione (έντροφη, entropia in greco) del sistema economico a determinare quali saranno gli effetti, se non si modula, nel frattempo, in modo adeguato la liquidità, associata alla moneta legale emessa e alla domanda di beni. Governare, quindi, un sistema economico, solo agendo sulla crescita, cioè sulle sole attività finanziarie, è come pilotare una nave senza timone, confidando soltanto sulle correnti favorevoli e, prima o poi, la nave sarà destinata a schiantarsi contro qualche scoglio.
Occorre, invece, recuperare e consolidare la sovranità monetaria degli Stati Nazionali perché sia possibile regolare efficacemente ogni sistema economico, durante la sua evoluzione, modulando opportunamente la liquidità e, quindi, potenziando, quando serve, il livello di domanda al fine di evitare che la sola azione del capitale finanziario, il cui credito, associato a debito altrui, possa evolvere in modo imprevedibile.
L’imprevedibilità non è né un fatto accidentale, né occasionale, perché il principio di massima entropia mostra che l’aumento del credito è sempre associato all’accesso a nuovi stati, cui prima il sistema non accedeva, sui quali non si ha alcuna informazione. La caratteristica principale della moneta legale è dovuta al suo carattere di garanzia esercitata dalla sovranità, cosa che è in grado di evitare che l’informazione associata a un dato scambio coinvolga l’informazione sull’intera evoluzione del sistema economico. Uno scambio in moneta legale si esaurisce all’istante ed estingue immediatamente ogni debito.
Al contrario, la moneta finanziaria richiede un’informazione continua da parte del creditore nei confronti del debitore; se, cioè, l’attività di costui evolve in maniera favorevole alla restituzione, oppure no. E si badi bene, che il creditore dal debitore, nella maggior parte dei casi, si aspetta moneta legale, non un altro titolo di debito che lo costringa a un’ulteriore, fastidiosa, continua ricerca d’informazione. E se questa moneta legale non c’è in quantità sufficiente a estinguere tutti i debiti, cosa faranno i creditori?
Si noti una cosa. Il modello di economia dinamica mostra che l’informazione richiesta, ossia l’entropia economica, è inversamente proporzionale all’emissione di moneta legale. Cosa che indica, anche, che se la moneta legale è troppo contratta, il livello d’informazione richiesto può divenire insostenibile.

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