Ciclo di Minsky ed entropia
Il ciclo di Minsky si presta a essere reinterpretato, ricorrendo al principio di massima entropia. Si
ottiene, così, una chiave di lettura generale che consente di comprendere bene il
ruolo dell’entropia economica nel
comportamento dei sistemi economici aggregati.
Ripercorriamo, adesso, il ciclo di Minsky riferendo il tutto a uno spazio degli osservabili che, per la sua particolare natura, non
può che fare riferimento alle grandezze caratterizzanti i bilanci delle singole unità
finanziarie. Le grandezze che si prendono in considerazione sono,
nell’ordine, il rapporto tra i flussi
delle passività e delle attività, lo stock
di attività e passività e il degrado del
capitale. Ogni terna di parametri individua nello spazio degli osservabili un punto che rappresenta la posizione finanziaria occupata da ogni
singola unità. Secondo la posizione occupata, sarà possibile distinguere
posizioni finanziarie coperte, speculative e ultraspeculative.
Lo spazio degli osservabili è, infatti, suddividibile
in tre regioni. Nella regione in cui si trovano le posizioni coperte, il rapporto tra flussi attivi e passivi è
maggiore dell’unità, lo stock di
attività e passività è sempre positivo per tutti i valori correnti del tasso d’interesse e non si ha mai alcun
degrado del capitale posseduto. Nella
regione in cui si trovano le posizioni speculative,
il rapporto tra flussi attivi e passivi è minore dell’unità per un certo tempo,
lo stock di attività e passività può
essere negativo al di fuori del range
ammissibile dei valori del tasso
d’interesse e il capitale
posseduto tende a essere mantenuto, solo se il tasso d’interesse si mantiene
entro il range ammissibile. Nella
regione in cui si trovano le posizioni ultraspeculative,
il rapporto tra flussi attivi e passivi è minore dell’unità, lo stock di attività e passività è sempre
negativo e il capitale è eroso
continuamente.
Nello spazio
degli osservabili, è d’importanza decisiva un altro parametro che determina
il grado di fragilità del sistema. È
il volume massimo che le posizioni
possono occupare e tale volume è
definito dalle Norme vigenti e dalle
regole dei mercati finanziari. Più
esso è ampio, più, vedremo, il sistema è fragile.
Nel caso finanziario tale volume è
identificabile con il leverage, cioè
con il rapporto d’indebitamento
consentito. È ovvio che in un sistema in cui si vuol mantenere sotto
controllo l’emissione monetaria, per
dar corso a investimenti di un certo volume,
e quindi a un’intensa attività
finanziaria, occorre fare riferimento a un leverage alto.
Cosa c’entra l’indebitamento
se stiamo parlando di credito?
Precisiamo che tra le forme di credito c’è il cosiddetto credito a lunga scadenza e le unità che lo attuano mantengono fisse le proprie passività di breve
scadenza. Sicché, nell’attesa del ristoro
del credito, le unità devono indebitarsi per onorarle, o erodere il proprio capitale. Il problema
sostanziale nasce quando la scadenza del
ristoro del credito inizia a slittare
nel tempo perché il debitore non si mostra in grado di farlo e ciò è tanto
più probabile che avvenga quanto minore è la quantità di moneta presente nel sistema. È chiaro che se le scadenze slittano nel tempo, la configurazione assunta è sgradita.
Le unità in posizione
coperta, in genere, non fanno ricorso al leverage ma si autofinanziano, quelle in posizione speculativa e ultraspeculativa vi fanno, invece, ricorso in maniera gradualmente
crescente. Le unità in posizione coperta,
quindi, si mantengono all’interno di un volume
di autocontrollo che, in sostanza, definisce la regione entro la quale è
forte la preferenza per la liquidità.
Quando quest’ultima si riduce, un numero sempre più grande di unità,
inizialmente in posizione coperta,
passa alla fase speculativa.
Nella fase iniziale del ciclo, la stragrande
maggioranza delle unità si trova in posizione
coperta ma, per effetto del ridursi della preferenza per la liquidità, molte passano alla fase speculativa. In seguito, poiché nella
fitta rete dei bilanci le passività
di un’unità sono le attività di un’altra, e viceversa, il passaggio alla fase
speculativa fa slittare delle unità che si trovano già in questa fase, verso
quella ultraspeculativa. Il processo
prosegue finché le posizioni occupate dalle unità cominciano a occupare in modo
pressoché uniforme l’intero volume
dello spazio degli osservabili. La
situazione è visualizzabile nell’animazione di Figura 1.
Figura 1 |
Si osservi l’indicatore, disposto in basso a destra, che
indica l’entropia economica. All’aumentare
del numero di unità che giunge in fase speculativa e ultraspeculativa, l’entropia cresce. L’entropia economica è, fissato un insieme di osservabili che descrivono compiutamente il sistema e che diremo,
perciò, coerenti al sistema, la
misura in scala logaritmica del numero di
microstati cui il sistema accede; indica perciò il grado di disordine assunto dal sistema. Più alto è questo numero di
microstati, maggiore è l’entropia.
Tuttavia, l’entropia è anche una misura, sempre in scala logaritmica, della probabilità che avvenga una data
configurazione macro. Infatti, ogni
configurazione macro, o macrostato, può essere costituita da un
numero molto grande di microstati. Se
tutti i possibili microstati sono equiprobabili, più è grande il numero di
microstati, ossia tutte le
ripetizioni possibili ottenute scambiando tra loro le unità costituenti per dar
luogo allo stesso macrostato, tanto più probabile è il macrostato stesso. Se i microstati
non sono equiprobabili, è comunque possibile definire la loro molteplicità – o probabilità – e ripetere
il medesimo ragionamento, senza che nulla cambi dal punto di vista concettuale.
Il parametro che determina come evolverà, alla fine,
l’entropia è il volume dello spazio degli osservabili. Non è
difficile vedere che la configurazione
più probabile, ossia il macrostato
con entropia massima, è proprio quella in cui tutte le posizioni finanziarie sono occupate in modo uniforme nel volume dello spazio degli osservabili. Più è grande il volume dello spazio degli
osservabili, più grande sarà il valore
massimo dell’entropia. La situazione è del tutto analoga all’evaporazione di un liquido entro un volume in cui sia stato
praticato il vuoto e di ciò è facile rendersene conto, anche visivamente,
per mezzo
dell’animazione. Maggiore è il volume entro cui è posto il liquido, tanto più probabile è che esso
si volatilizzi. Non è per nulla un
caso che le unità speculative siano talvolta etichettate come volatili, mentre quelle coperte siano
chiamate liquide, nel comune gergo
finanziario. Un’altra ottima analogia del ciclo di Minsky è la bolla di sapone
che cresce e si espande fino a esplodere (figura
2). Anche in questo caso, la termodinamica insegna che l’entropia durante l’espansione della bolla aumenta fino al
massimo, in cui avviene l’esplosione. Nel gergo finanziario una speculazione
selvaggia è detta proprio bolla
speculativa.
Figura 2 |
Tra tutte le configurazioni micro, tuttavia, molte sono sgradite
e tra queste, ovviamente, si trovano quelle per cui il credito concesso non è più esigibile. Ad esempio, nella crisi
finanziaria USA del 2008, conseguente alla crisi dei mutui subprime, i fallimenti delle grandi banche d’investimento
cominciarono a manifestarsi quando gli operatori si resero conto che i mutui erano ormai inesigibili, pura spazzatura.
Quando l’entropia economica raggiunge
il suo valore massimo tutti i microstati occupabili sono occupati e, chi si
trova in un microstato sgradito non
ha altra possibilità che fallire.
Tuttavia, l’entropia continua sempre a
massimizzarsi e i microstati sgraditi sono sempre destinati a essere
occupati da altre unità che, per forza di cose, continuano a fallire.
Va, ora, detto che occorre del tempo affinché l’entropia economica raggiunga il suo
massimo e questo perché l’informazione
richiede del tempo per raggiungere tutti gli operatori del sistema. Ciò è
dovuto al fatto che l’entropia è anche una
misura dell’informazione richiesta dal sistema; quindi, la velocità di
crescita dell’entropia dipende anche dal modo in cui si trasmette
l’informazione agli operatori. C’è anche un’altra motivazione; molte unità si
mostrano più accorte e meno spregiudicate di altre e oppongono rigidità e resistenze a passare alla fase volatile
e questo indica che i microstati non sono
equiprobabili. Ciò non solo non lede la generalità del ragionamento ma
mostra, ancora di più, che una valutazione corretta dell’entropia economica è l’unico modo con cui può valutarsi la futura evoluzione di un sistema economico,
rispetto a valutazioni legate ai soli aspetti utilitaristici nell’immediato.
Osservando l’animazione, si vede che, quando le unità
del sistema iniziano a fallire, l’entropia
tende a diminuire. Questo accade perché diminuisce
il numero di unità descritte dagli osservabili e, corrispondentemente, si
riduce, per ogni macrostato, il
numero di microstati costituenti. Ciò
non significa affatto che il sistema è più ordinato, significa, invece, che gli osservabili non sono più coerenti al
sistema ed esistono altri osservabili, che non sono presi in
considerazione, che possono, ora, descrivere meglio il grado di caos che il sistema ha raggiunto. Storicamente,
le crisi finanziarie sono sempre accompagnate da disordini di altra natura; ad esempio, suicidi e disordini sociali.
Pertanto, quando per un sistema isolato
l’entropia economica inizia a
diminuire, dopo essere cresciuta, ciò indica soltanto che l’entropia, ossia il disordine, si sta trasferendo sotto altre forme, prevalentemente di
carattere sociale.
Che cosa occorre fare per interrompere l’inesorabile
collasso del sistema, una volta che l’entropia ha raggiunto il suo massimo e
inizia a decrescere, causando disordini di altra natura? La risposta è, in
realtà, semplice. Abbiamo visto, infatti, che la fragilità del sistema finanziario è provocata, innanzitutto, dal volume massimo consentito nello spazio degli
osservabili. È l’ampiezza di questo volume
che occorre ridurre, contraendo il rapporto
d’indebitamento consentito e, nello stesso tempo, emettendo moneta che consenta l’estinzione dei debiti e ciò può farlo
solo uno Stato; se è in grado di farlo,
cioè se possiede adeguata sovranità monetaria. Altrimenti … sono solo dolori!
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