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domenica 31 gennaio 2016

Moneta, debito e spesa pubblica



L’azione della spesa pubblica

Si è finora sempre parlato di moneta senza, in effetti, darne una connotazione chiara e definita, confidando sul significato che a essa è comunemente attribuito.
Per prima cosa, occorre chiarire cosa è che dà valore alla moneta e che gli fornisce la caratteristica di estinguere ogni debito. La moneta è emessa da una Banca Centrale le cui funzioni sono disciplinate da organismi sovrani, in genere gli Stati. La moneta possiede un carattere di sovranità che non dipende dal tipo di statuto della Banca Centrale, anche nel caso in cui questa possieda una propria autonomia decisionale e possa compiere scelte del tutto autonome e indipendenti da quelle dell’autorità sovrana. Il carattere di sovranità della moneta gli deriva, innanzitutto, dal fatto di essere riconosciuta dall’autorità sovrana – definita tale da una collettività – come il mezzo di estinzione immediato di qualunque forma di debito.

Non necessariamente la moneta deve essere coniata da una Zecca per essere riconosciuta tale. È il caso, ad esempio, in Italia, del gettone telefonico che fu impiegato fino al 1980 come valido sostituto della moneta divisionale. È solo sufficiente che l’autorità sovrana la accetti in pagamento.
Tra le diverse forme di debito, troviamo quello derivante dall’imposizione fiscale, dalle ipoteche regolate dalle Leggi definite dall’autorità sovrana e, infine, tutte le contrattazioni di carattere privatistico, regolate sempre dall’autorità sovrana e che sottendono formazione di debito.
L’esempio più importante di questa strettissima relazione tra il debito e la moneta è costituito dalle Banche. Queste possono generare molta più moneta di quella emessa dalla Banca Centrale attraverso prestiti, quindi debito, nella fase in cui esse si prestano reciprocamente moneta tra loro e amplificano la moneta mediante il meccanismo della riserva frazionaria. In questo modo, ogni banca riceve in prestito moneta e può prestarla, trattenendo per sé una frazione corrispondente a una den definita riserva. Ad esempio, se la riserva è il 10% la banca può prestarne il 90%. In questo modo nel sistema delle banche, la moneta si amplifica di un fattore pari al moltiplicatore monetario che tende a coincidere con il reciproco della percentuale di riserva.
La moneta è, poi, prestata dalle banche alle imprese per l’avvio dell’attività produttiva. Nei vari passaggi, è sempre presente un tasso d’interesse con cui il debito deve essere restituito. Passa poi ai lavoratori. Infine ritorna alle Imprese nella fase di consumo. Queste la restituiscono alle banche e così via, fino a ritornare alla Banca Centrale che la estingue. E il ciclo ricomincia.
Fin qui, si è visto quell’aspetto della moneta che comporta, mediante la creazione del debito che la moneta stessa dovrebbe estinguere, la sua circolazione all’interno di un sistema economico. Il valore della moneta è, però, associato, non alla quantità di debito da cui essa trae origine, ma all’attività economica che essa è in grado di generare. Se la moneta agisse nel circuito monetario sopra descritto senza produrre attività economica, quindi produzione di beni, consumi e soddisfacimento di bisogni, essa non avrebbe alcun valore. Persino il debito che la sottende perderebbe ogni significato di esistere.
È chiaro, quindi, che la massa di moneta circolante, cioè amplificata nei vari passaggi, deve uguagliare il prodotto tra il livello dei prezzi e l’ammontare complessivo della produzione, che chiamiamo attività economica. Fin qui, siamo nel bel mezzo della Teoria Quantitativa della Moneta se si accetta l’assunto che la moneta circolante derivi esclusivamente da fattori istituzionali.
Ed è qui l’inghippo: la contesa perenne in campo economico tra chi si ostina a ritenere che il mercato troverà sempre, da solo, un equilibrio e chi, invece, ritiene che al mercato occorre affiancare opportuni correttivi.
I fattori istituzionali cui fa riferimento la TQM e la Teoria Monetarista, che a essa si aggancia, sono il moltiplicatore monetario con cui le banche amplificano la moneta emessa dalla Banca Centrale e la velocità di circolazione della moneta; cioè, la rapidità con cui la moneta passa di mano in mano negli scambi commerciali che coinvolgono imprese e consumatori a valle dell’amplificazione prodotta dalle banche. Se questi fattori fossero puramente istituzionali, cioè il loro comportamento fosse dettato solo dalla funzione che essi svolgono, essi dovrebbero mantenersi costanti e non variare per effetto del manifestarsi di condizioni d’incertezza.
Invece, e lo stiamo vivendo ai nostri giorni, non è per niente vero che moltiplicatore monetario e velocità di circolazione della moneta sono gli unici fattori che determinano quanta moneta circolante si produca e, quindi, quanta attività economica possa generarsi. Questa discrepanza, per coloro che sostengono la Teoria Monetarista, può giustificarsi solo con attributi di carattere moralistico, perché essi non vogliono ammettere di aver torto. Cioè, essi sostengono che le cose non vanno come dovrebbero perché c’è corruzione, perché c’è inettitudine, perché le persone non hanno una mentalità imprenditoriale o come qualcuno dice, parandosi la botta anzitempo, perché si ha preferenza per il tempo libero.
Il vero problema è un altro che, in questo blog, si sta cercando – vorrei dire, disperatamente – di far capire: esiste una cosa che si chiama preferenza per la liquidità e che, come abbiamo visto, trae origine da un eccesso di debito all’interno di alcune porzioni del sistema economico complessivo. È questo eccesso di debito, originato da squilibri di natura commerciale, la vera causa dell’inceppamento del percorso della moneta. Per capirci, non si vuol negare che c’è corruzione, ma in un sistema aggregato, quindi complesso, se questo fenomeno si manifesta è perché si preferisce trattenere la liquidità, piuttosto che avviare un’attività economica senza alcuna possibilità di avere successo. È tutta una questione di capire qual è la causa e qual è l’effetto.
Quel che si vuol dire è che non è vero che:
c’è corruzione → l’economia va male
ma è vero invece che:
l’economia va male → c’è corruzione.
Il motivo di questa inversione tra causa ed effetto, rispetto alle facili e suggestive conclusioni con cui i monetaristi ci vogliono portare a ragionare è dovuto al fatto che, se si rivede il meccanismo di generazione del circolante, in ogni passaggio è presente del debito che non può estinguersi tramite la moneta. Questo debito è prodotto dal tasso d’interesse praticato in ogni passaggio; ed è esso ad ampliare la preferenza per la liquidità. Manca quindi della moneta. Chi può metterla? O lo Stato, o il settore estero tramite le esportazioni oppure si deve creare debito privato e devono intervenire meccanismi sostitutivi della moneta – la quasi moneta – che sottendono la creazione di attività finanziarie, con tutto quel che ne consegue.
Le esportazioni sono una strada percorribile quando un sistema economico è più competitivo degli altri sistemi con cui interagisce. È chiaro, però, che uno soltanto può essere più competitivo degli altri e questi, se la matematica non è un’opinione, dovranno esserlo meno, quindi sono destinati a indebitarsi. Cioè la competitività non può essere un obiettivo raggiungibile da parte di tutti: non possono essere tutti competitivi allo stesso modo. Servono, perciò, dei meccanismi di aggiustamento ed è qui che dovrebbe intervenire lo Stato.
L’azione dello Stato dovrebbe essere quella di immettere la moneta mancante su quelle porzioni del sistema economico in cui manca moneta, per effetto della preferenza per la liquidità subita da altre porzioni del sistema con cui esse interagiscono. Quest’azione non può però limitarsi alla semplice emissione di moneta, ma deve generare altra attività economica di supporto a quella corrente; deve, cioè, servire a creare servizi e infrastrutture per la collettività. Insomma, cose utili: istruzione, sanità, trasporti, presidi idrogeologici, ecc.
Quest’azione ha un nome ben preciso, si chiama spesa pubblica e non è per nulla quella cosa che, oggi, dicono tutti che sia improduttiva. Al contrario, il canale monetario su cui essa dovrebbe viaggiare è quello che permette di tamponare le falle del canale monetario tradizionale quando questo inizia a produrre un eccesso di quella cosa che è l’altra faccia della moneta: il debito.
Per poterla attuare efficacemente serve, però, qualcos’altro. Occorre rivedere l’intero meccanismo che sottende il sistema monetario internazionale; e questa è tutta un’altra storia.

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