L’azione della spesa pubblica
Si è finora sempre parlato di moneta senza, in effetti, darne una connotazione chiara e definita,
confidando sul significato che a essa è comunemente attribuito.
Per prima cosa, occorre chiarire cosa è che dà valore alla moneta e che gli fornisce la
caratteristica di estinguere ogni debito.
La moneta è emessa da una Banca Centrale
le cui funzioni sono disciplinate da organismi
sovrani, in genere gli Stati. La
moneta possiede un carattere di sovranità
che non dipende dal tipo di statuto della
Banca Centrale, anche nel caso in cui
questa possieda una propria autonomia decisionale e possa compiere scelte del
tutto autonome e indipendenti da quelle dell’autorità
sovrana. Il carattere di sovranità
della moneta gli deriva, innanzitutto, dal fatto di essere riconosciuta dall’autorità sovrana – definita tale da una collettività – come il mezzo di estinzione immediato di qualunque forma di debito.
Non necessariamente la moneta deve essere coniata da
una Zecca per essere riconosciuta tale. È il caso, ad esempio, in Italia, del gettone telefonico che fu impiegato fino
al 1980 come valido sostituto della moneta
divisionale. È solo sufficiente che l’autorità
sovrana la accetti in pagamento.
Tra le diverse forme di debito, troviamo quello derivante dall’imposizione fiscale, dalle
ipoteche regolate dalle Leggi
definite dall’autorità sovrana e,
infine, tutte le contrattazioni di carattere privatistico, regolate sempre
dall’autorità sovrana e che
sottendono formazione di debito.
L’esempio più importante di questa strettissima
relazione tra il debito e la moneta è costituito dalle Banche. Queste possono generare molta
più moneta di quella emessa dalla Banca Centrale
attraverso prestiti, quindi debito,
nella fase in cui esse si prestano
reciprocamente moneta tra loro e amplificano
la moneta mediante il meccanismo
della riserva frazionaria. In questo modo, ogni banca riceve in prestito
moneta e può prestarla, trattenendo per sé una frazione corrispondente a una
den definita riserva. Ad esempio, se
la riserva è il 10% la banca può prestarne il 90%. In questo modo nel sistema delle banche, la moneta si
amplifica di un fattore pari al moltiplicatore
monetario che tende a coincidere con il reciproco
della percentuale di riserva.
La moneta è,
poi, prestata dalle banche alle imprese per l’avvio dell’attività
produttiva. Nei vari passaggi, è sempre presente un tasso d’interesse con cui il debito deve essere restituito. Passa
poi ai lavoratori. Infine ritorna alle Imprese nella fase di consumo. Queste la restituiscono alle
banche e così via, fino a ritornare alla Banca
Centrale che la estingue. E il ciclo ricomincia.
Fin qui, si è visto quell’aspetto della moneta che comporta, mediante la creazione del debito che la moneta
stessa dovrebbe estinguere, la sua circolazione all’interno di un sistema economico. Il valore della moneta è, però, associato,
non alla quantità di debito da cui essa
trae origine, ma all’attività
economica che essa è in grado di generare. Se la moneta agisse nel circuito monetario sopra descritto senza
produrre attività economica, quindi produzione di beni, consumi e soddisfacimento di
bisogni, essa non avrebbe alcun valore.
Persino il debito che la sottende perderebbe
ogni significato di esistere.
È chiaro, quindi, che la massa di moneta circolante, cioè amplificata nei vari passaggi, deve uguagliare il prodotto tra il livello dei prezzi e l’ammontare
complessivo della produzione, che chiamiamo attività
economica. Fin qui, siamo nel bel mezzo della Teoria Quantitativa della Moneta se si accetta l’assunto che la moneta circolante derivi esclusivamente
da fattori istituzionali.
Ed è qui l’inghippo:
la contesa perenne in campo economico tra chi si ostina a ritenere che il
mercato troverà sempre, da solo, un equilibrio e chi, invece, ritiene che al
mercato occorre affiancare opportuni correttivi.
I fattori
istituzionali cui fa riferimento la TQM
e la Teoria Monetarista, che a essa
si aggancia, sono il moltiplicatore
monetario con cui le banche amplificano la moneta emessa dalla Banca Centrale e la velocità di circolazione della moneta; cioè, la rapidità con cui la
moneta passa di mano in mano negli
scambi commerciali che coinvolgono imprese
e consumatori a valle
dell’amplificazione prodotta dalle banche. Se questi fattori fossero puramente istituzionali, cioè il loro
comportamento fosse dettato solo dalla funzione che essi svolgono, essi
dovrebbero mantenersi costanti e non
variare per effetto del manifestarsi di condizioni d’incertezza.
Invece, e lo stiamo vivendo ai nostri giorni, non è
per niente vero che moltiplicatore
monetario e velocità di circolazione
della moneta sono gli unici fattori che determinano quanta moneta circolante si produca e, quindi,
quanta attività economica possa
generarsi. Questa discrepanza, per coloro che sostengono la Teoria Monetarista, può giustificarsi
solo con attributi di carattere
moralistico, perché essi non vogliono ammettere di aver torto. Cioè, essi
sostengono che le cose non vanno come dovrebbero perché c’è corruzione, perché c’è inettitudine, perché le persone non
hanno una mentalità imprenditoriale o
come qualcuno dice, parandosi la botta anzitempo, perché si ha preferenza per il tempo libero.
Il vero problema è un altro che, in questo blog, si sta cercando – vorrei dire,
disperatamente – di far capire: esiste una cosa che si chiama preferenza per la liquidità e che, come
abbiamo visto, trae origine da un eccesso
di debito all’interno di alcune porzioni del sistema economico complessivo.
È questo eccesso di debito, originato
da squilibri di natura commerciale,
la vera causa dell’inceppamento del percorso della moneta. Per capirci, non si vuol negare che c’è corruzione, ma in un sistema
aggregato, quindi complesso, se
questo fenomeno si manifesta è perché si preferisce trattenere la liquidità, piuttosto che avviare un’attività economica senza alcuna
possibilità di avere successo. È tutta una questione di capire qual è la causa e qual è l’effetto.
Quel che si vuol dire è che non è vero che:
c’è
corruzione → l’economia va male
ma è vero invece che:
l’economia
va male → c’è corruzione.
Il motivo di questa inversione tra causa ed effetto, rispetto alle facili e suggestive
conclusioni con cui i monetaristi ci
vogliono portare a ragionare è dovuto al fatto che, se si rivede il meccanismo di generazione del circolante,
in ogni passaggio è presente del debito
che non può estinguersi tramite la moneta. Questo debito è prodotto dal tasso
d’interesse praticato in ogni passaggio; ed è esso ad ampliare la preferenza per la liquidità. Manca quindi della moneta. Chi può
metterla? O lo Stato, o il settore estero tramite le esportazioni oppure si deve creare debito privato e devono intervenire meccanismi sostitutivi della moneta – la
quasi moneta – che sottendono la
creazione di attività finanziarie, con tutto quel che ne consegue.
Le esportazioni
sono una strada percorribile quando un sistema economico è più competitivo degli altri sistemi con cui interagisce. È chiaro,
però, che uno soltanto può essere più
competitivo degli altri e questi, se la matematica non è un’opinione,
dovranno esserlo meno, quindi sono destinati a indebitarsi. Cioè la competitività
non può essere un obiettivo raggiungibile da parte di tutti: non possono essere tutti competitivi allo
stesso modo. Servono, perciò, dei meccanismi di aggiustamento ed è qui che dovrebbe intervenire lo Stato.
L’azione dello Stato
dovrebbe essere quella di immettere la
moneta mancante su quelle porzioni del sistema economico in cui manca moneta, per effetto della preferenza per la liquidità subita da
altre porzioni del sistema con cui esse interagiscono. Quest’azione non può
però limitarsi alla semplice emissione di
moneta, ma deve generare altra attività
economica di supporto a quella corrente; deve, cioè, servire a creare servizi e infrastrutture per la collettività. Insomma, cose utili: istruzione, sanità, trasporti,
presidi idrogeologici, ecc.
Quest’azione ha un nome ben preciso, si chiama spesa pubblica e non è per nulla quella
cosa che, oggi, dicono tutti che sia improduttiva.
Al contrario, il canale monetario su
cui essa dovrebbe viaggiare è quello che permette di tamponare le falle del canale monetario tradizionale quando questo inizia a produrre un eccesso di quella
cosa che è l’altra faccia della moneta:
il debito.
Per poterla attuare efficacemente serve, però, qualcos’altro.
Occorre rivedere l’intero meccanismo che sottende il sistema monetario internazionale; e questa è tutta un’altra storia.
Nessun commento:
Posta un commento