Entropia economica e quanti di
scambio
Si torna, adesso, a parlare di entropia, una grandezza molto importante in campo scientifico,
specialmente in termodinamica e nella
teoria dell’informazione, e sulla
quale non molti hanno le idee del tutto chiare. Si cercherà, perciò, di
chiarirne il ruolo nell’economia; un campo di applicazione in cui i
fenomeni caotici, interpretabili con questa grandezza, non mancano di certo.
L’entropia,
nella sua definizione più generale, è una grandezza che misura, in scala logaritmica, la probabilità che una data configurazione macro possa verificarsi. Questa probabilità
nasce dal semplice conteggio di tutte
le possibili repliche – o microstati – di un sistema, ottenibili
scambiando tra loro le unità costituenti in modo che esse diano luogo a una
stessa configurazione macro. Tanto
più grande è il numero di possibili repliche che danno luogo alla stessa
configurazione macro, tanto maggiore
è la probabilità che la
configurazione macro occorra.
Ne consegue, in base alla definizione data, che tanto
più caotico e disordinato è un sistema, tanto più grande è il suo numero di repliche possibili e tanto maggiore è l’entropia. L’applicazione in campo
economico di quest’idea semplice, che sottende una modellazione matematica –
sulla quale non ci si sofferma – piuttosto impegnativa, è possibile analizzando
il modo in cui può formarsi una data distribuzione
del reddito in un sistema economico.
L’entropia economica nasce, perciò, dalla ricerca di quella distribuzione del reddito che ha la massima probabilità di verificarsi. Il motivo per cui ci si
concentra proprio sul reddito deriva
dalla considerazione che esso è il riferimento principale di tutte le unità di
un sistema economico: avere un reddito, aver un buon reddito, avere un reddito
alto e buone prospettive che esso cresca, costituiscono finalità cui, secondo
una scala crescente, desidera tendere ogni unità di un sistema economico.
Questo modo di vedere non è condiviso dalla visione micro fondata, secondo cui la finalità
prioritaria è la produzione di beni da
poter scambiare con altri beni.
Certamente, questo è vero per un’azienda,
ma non lo è per un sistema complesso
che deve confrontarsi con una miriade di
altri scopi e finalità. Allora, serve dell’altro; serve un riferimento comune, accettato da tutti, che consenta di soddisfare le aspettative di
chiunque quando se ne presenti l’esigenza. In tutte le epoche storiche, questo
riferimento comune, accettato da tutti,
è stato chiamato moneta. Pertanto, il
punto di partenza di un’analisi macroeconomica
non può che essere il riferimento
monetario per eccellenza: il reddito.
È in base alla distribuzione
del reddito, all’interno di un sistema
complesso, che scaturisce la sua capacità – misurabile – di produrre attività
economica e di domandare beni o
servizi. In un sistema in cui nessuno percepisca un reddito, non può esistere un
riferimento condiviso e certo sulla
cui base sia quantificabile una
capacità di domanda e di produzione. Non è, perciò, un caso che sin dalle epoche
più antiche l’uomo abbia sentito la necessità di sostituire il baratto delle merci con qualcosa di più
facilmente misurabile, più
somigliante alla moneta odierna, con
il fine di compiere scambi che
permettessero di migliorare il proprio status.
Pertanto, la dinamica degli scambi non può essere quella per cui la moneta si comporta da semplice
intermediario nello scambio, ma, viceversa, è la merce o il servizio
offerto che rappresenta il vero intermediario dello scambio che è, invece,
esclusivamente, di natura monetaria,
perché il possesso di moneta migliora
lo status di chi la possiede.
Partendo, quindi, dall’analisi della distribuzione del reddito, dovrebbe, in
linea di principio, essere possibile identificare quella distribuzione che ha la massima probabilità di verificarsi e
che è compatibile con la configurazione macroeconomica
assunta dal sistema. Cioè, dovrebbe essere possibile trovare una distribuzione del reddito che rende massima
l’entropia. Se ciò non fosse possibile, sempre in linea di principio,
allora potrebbe realizzarsi, nella realtà, ogni possibile distribuzione del
reddito, purché compatibile con la configurazione macroeconomica. Ciò, però, andrebbe a cozzare contro tutte le
evidenze empiriche, non solo economiche, di tutti i possibili fenomeni
osservabili in natura, per cui ogni fenomeno caotico è sempre caratterizzato da
una ben definita distribuzione di
probabilità. Allora, anche in campo economico deve essere lecito parlare di
distribuzione di probabilità che rende
massima l’entropia del sistema.
Siccome il
numero di scambi complessivo è finito, in un dato intervallo temporale, allora,
affinché possa aversi un aumento finito e
misurabile di entropia, deve accadere sempre che ogni scambio è causa di un aumento finito di entropia. Questo
vuol dire diverse cose; che ogni scambio produce disordine e perdita d’informazione
e che ogni scambio è, di per sé, irreversibile.
In primo luogo, si osserva che l’entropia, essendo un conteggio
di repliche su un determinato numero
di stati accessibili alle unità, deve crescere all’aumentare, proprio, del numero di stati accessibili, e questi
sono tanto più numerosi quanto più intensa è l’attività economica. Pertanto, l’entropia aumenta al crescere dell’attività economica e diminuisce al suo ridursi. Si
nota, tuttavia che il numero di repliche
possibili, che definisce la probabilità
che una data configurazione macro accada,
cresce in modo esponenziale, molto, ma molto più rapidamente di quanto possa
crescere il numero di stati accessibili.
Si nota che, all’aumentare dell’attività economica, lo scarto
tra un possibile valore di entropia e
quello immediatamente più grande si riduce
perché, pur crescendo la differenza tra il numero di repliche possibili, per
ciascuna configurazione macro, cresce
in maniera ancora maggiore il totale di tutte le possibili repliche
conteggiabili, per tutte le possibili configurazioni macro. E la probabilità è una misura del rapporto tra le repliche
conteggiabili per una singola configurazione macro e il totale di tutte le possibili repliche di tutte le configurazioni macro. Forse è un po’ difficile da
comprendere; ma è così; è un conteggio puramente matematico.
Ciò indica che, all’aumentare dell’attività economica, il quanto che produce la variazione di
entropia finita deve ridursi. Il
modello di economia dinamica mostra
che, in assenza di vantaggi comparati,
il quanto “ζ” è inversamente proporzionale all’attività economica “v” secondo una
relazione del tipo:
ζ = λ/v
Se il sistema ha, invece, un vantaggio comparato, il quanto
è più che inversamente proporzionale
all’attività economica.
Che cosa può essere una quantità monetaria che produce caos,
perdita d’informazione e cresce al
ridursi dell’attività economica?
Bene, non ci vuole molto a capire che il quanto
di cui si sta parlando è associato a un risparmio
o a un maggior introito che chi opera
nello scambio vuole ottenere, quando l’attività
economica langue, a seconda che ci si trovi dal lato di chi domanda o di chi offre, quando si percepisce un accrescersi dell’incertezza e l'approssimarsi di uno stato di necessità. È questo quanto che rende caotico la scambio e vanifica,
quindi, quando di manifesta, l’equilibrio tra la domanda e l’offerta e
genera scambi economici conflittuali,
tanto più, quanto esso è grande.
Poiché, l’attività
economica cresce al crescere della velocità
degli scambi, è evidente che il quanto
in questione si riduce all’aumentare della velocità
di scambio mentre è più alto per quelle parti del sistema che scambiano
meno, per la funzione che essi svolgono o per lo stato in cui versano. Del resto, è chiaro che uno stato d'incertezza o l'approssimarsi di uno stato di necessità è più facilmente gestibile quando si ha più possibilità di compiere scambi ed è, quindi, più alta la velocità degli scambi.
Il quanto
trovato è, perciò, la preferenza per la
liquidità; potremmo definirlo il
nemico pubblico numero uno dell’equilibrio macroeconomico generale; quella
cosa che la dottrina economica dominante si affanna a etichettare con valori morali ma che, in realtà, è il
conseguente effetto naturale di un fenomeno
caotico come l’economia. Effetto
che Keynes, con la sua ineguagliata sensibilità in campo economico, aveva individuato prima di ogni
altro, senza fare alcun conteggio matematico e che altri, animati dall'ottocentesco principio di razionalità sostanziale,
hanno voluto portare nel dimenticatoio.
La situazione, a livello teorico, non è
dissimile da quella con cui i fisici della fine dell’ottocento dovettero
confrontarsi per cercare di interpretare il funzionamento di un corpo nero. La soluzione di questo
problema fisico, irrisolvibile nell’ambito dell'ottocentesca fisica classica, fu trovata
solo nel 1900, dal fisico Max Planck
che introdusse, per primo, il concetto di quanto
degli scambi energetici. E qui, si sta proponendo qualcosa di simile: il quanto degli scambi economici;
ossia la preferenza per la liquidità.
3 commenti:
l'idea di entropia econommica sembra un concetto interessante però sarebbe utile darne una definizione formale altrimenti non si capisce, come non si capisce cosa sia i quanto e la sua definizione in termini dimensionali
Nel libro "Incertezza, caos e informazione ..." ne è data una definizione formale analitica molto precisa che, nel blog, per motivi di spazio non riesco a dare compituamente, se non ricorrendo a espressioni matematiche, che a loro volta richiedono ulteriori definzioni. Posso però dire che la sua definizione formale non è dissimile da quella logaritmica impiegata da Boltzmann per la definzione di entropia termodinamica e da Shannon per la definizione di entropia dell'informazione. In sintesi, l'entropia è la misura, in scala logaritmica, del numero di tutti i possibili microstati costituenti un dato macrostato (o configurazione macrpoeconomica nel nostro caso). L'entropia di un dato macrostato è tanto più alta quanto maggiore è il numero di possibili differenti configurazioni (microstati) con cui il macrostato può raggiungersi. Maggiore è in numero di tali possibili configurazioni, maggiore è la probabilità che tale macrostato possa manifestarsi. Quindi un aumento di entropia di una data configurazione indica che tale condigurazione ha maggiore probabilità di verificarsi. Di conseguenza, ogni sistema economico evolve sempre spontaneamente verso la configuzione di massima entropia, che è anche quella che produce la massima perdita di informazione e quindi anche incertezza. Quest'ultima quindi si manifesta ogniqualvolta il sistema economico è allontanato da una configurazione ricorrentemente ciclica. Gli effetti economici di determinate scelte macroeconomiche si manifistano sempre con un ritardo derivante dal tempo occorrente affinchè l'informazione raggiunga gli operatori economici e tale informazione è tanto più grande quanto maggiore è l'aumento di entropia prodotto.
Anche il quanto economico è strettamente correlato al concetto di entropia. Infatti, l'entropia tende sempre ad aumentare e ciò accade perchè gli operatori economici, seppur numerosi, sono sempre in numero finito. Perciò, affinchè ci sia un aumento di entropia le quantità scambiate devono variare sempre in maniera discreta e non possono esistere scambi infinitesimi, di modo che gli scambi avvengono per pacchetti discreti, per l'appunto i quanti. Questi da un punto di vista dimensionale sono esprimibili in base al loro valore monetario e variano in base al tipo di unità che costituisce il sistema economico e, in particolre, in base all'intensità di attività economica che le unità possono svolgere. Ad esempio, una unità depressa, che non ha molta possibilità di svolgere attività economica ha un quanto di scambio maggiore, anche perchè questo gli serve per allontanarsi dallo stato di necessità. Viceversa, unità più attive, che si trovano in un ambiente economico che permette un numero molto elevato di scambi, hanno quanti di scambio più piccoli, anche perchè possono allontanarsi dallo stato di necessità più facilmente. Si può dimostrare che il quanto di scambio è proprio la preferenza per la liquidità che è maggiore nei sistemi più depressi. Inoltre, dall'ampiezza del quanto di scambio dipende il carattere conflittuale o meno delle interazioni economiche. Quanti di scambio grandi sottendono atteggiamenti più scorretti e competitivi tra le unità perchè c'è difficoltà a reperire risorse.
Posta un commento