Il canale monetario del Tesoro
Si prosegue ancora il discorso iniziato nel post precedente per mostrare se esiste
un modo affinché un sottosistema, una
volta entrato nella regione della depressione, possa essere risollevato da questa
condizione. Si è visto che questo è possibile ricorrendo a emissione monetaria diretta verso il sottosistema considerato.
L’attuale visione economica ritiene che un’azione del
genere sia inutile e, soprattutto, dannosa perché condurrebbe a un aumento dell’inflazione. Questa conclusione, a dire
il vero, non è del tutto campata in aria e occorre, quindi, precisare quali
sono le modalità corrette per esercitare un’azione di questo tipo senza indurre
inflazione e deprimere, alla lunga, ancora di più il sistema.
Prima di addentrarsi su come ricorrere a un’emissione di moneta che non generi inflazione, occorre chiarire, ancora una
volta, cos’è l’emissione monetaria e
come essa avvenga.
Si ricorda che l’emissione
monetaria è un allargamento della base
monetaria, cioè della quantità di moneta legale prodotta e messa in circolazione da una Banca Centrale che ha potere
di signoraggio; cioè il potere conferitole da un’autorità sovrana di stampare moneta.
La circolazione della moneta stampata
è affidata a tre diversi canali monetari.
Quest’ultimo fatto è di notevole rilievo e va
riguardato con attenzione perché i tre
canali monetari – bancario, del Tesoro ed estero – sono molto diversi tra loro, non soltanto perché le figure
che emettono la moneta sono diverse, ma soprattutto perché sono diversi i
soggetti a cui la moneta giunge prima di circolare altrove.
Il canale
monetario bancario fa capo direttamente alla Banca Centrale e indirizza la moneta direttamente sulle banche che la impiegano in prestiti alle imprese
e alle famiglie. Il canale monetario estero fa, invece, giungere
moneta direttamente alle imprese
quando queste ottengono profitti dal settore
estero, e le banche fungono semplicemente da intermediarie; solo dopo, le imprese indirizzano la moneta verso banche e famiglie (salari). Il canale monetario
del Tesoro indirizza l’emissione di
moneta verso la Spesa Pubblica,
quindi, direttamente verso servizi che
impiegano lavoratori pagati dal Tesoro
e verso appalti di prestazioni e di
forniture, cioè, imprese.
Si comprende, quindi, che la diversificazione dell’emissione
monetaria su più canali monetari permette di raggiungere
il maggior numero possibile di sottosistemi
di un sistema economico eterogeneo. In questo modo, se un sottosistema è in sofferenza è possibile attivare
l’apposito canale monetario in grado di risollevarlo. Ciò è tanto più vero
quando la sofferenza è prodotta da
uno squilibrio commerciale con il
settore estero che investe, innanzitutto le imprese,
o quando la sofferenza è prodotta da
uno squilibrio interno al sistema
eterogeneo che investe i lavoratori.
L’aver penalizzato, dagli anni ’80 in poi, il canale monetario del Tesoro,
sbandierando lo slogan che «la Spesa Pubblica è improduttiva», e
che tale canale monetario è discrezionale,
ossia serve solo a scopi contingenti e utilitaristici solo di qualcuno, ha
lentamente trasformato i sistemi economici pienamente sviluppati in sistemi depressi e
sottosviluppati. Ciò per effetto degli squilibri
commerciali e di quelli interni, prodotti
dalle svalutazioni interne, che hanno
depresso sempre di più, nei sistemi in
deficit commerciale, quella parte del sistema economico complessivo costituente
il vero motore dell’economia reale: imprese e lavoratori.
Infatti, i sistemi
in deficit commerciale che hanno attuato svalutazioni interne, contraendo o annientando del tutto l’azione
della Spesa Pubblica, ormai possono
ricorrere a un solo tipo di canale
monetario: quello bancario. Il
risultato è che i sottosistemi bancari e
finanziari rigurgitano di moneta che giunge dalla Banca Centrale e che non è impiegata per sostenere l’economia reale.
Perché? Forse perché le banche sono intrinsecamente
cattive? No di certo. Il motivo è molto più semplice e razionale. Imprese e famiglie non sono più in grado di
offrire quelle garanzie richieste
dalle banche per compiere prestiti a
un basso tasso d’interesse, quello
che dovrebbe essere da stimolo all’economia,
se tutto andasse per il verso giusto, per il semplice motivo che nei sottosistemi dell’economia reale non
circola moneta a sufficienza che permetta loro di estinguere il debito contratto con le banche. Sicché queste, semplicemente non
prestano e preferiscono orientarsi verso attività apparentemente più sicure: le attività speculative.
L’unico canale
monetario che potrebbe fornire supporto a famiglie e imprese è
quello collegato alla Spesa Pubblica
che è ormai dismesso e inutilizzabile perché i governi non possono interagire
con una Banca Centrale indipendente
per Statuto e sono esposti ai diktat
dei mercati finanziari, la cui
fiducia dipende dall’ortodossia alle
dottrine neoclassica e monetarista delle scelte compiute dai governi stessi (i
cosiddetti Vigilantes Bond). Inoltre,
non è neanche possibile indebitarsi con i mercati
finanziari per via dei vincoli di
bilancio pubblico imposti; cosa ancora più grave per quei Paesi, tra cui
l’Italia, su cui gravano già pesantissimi oneri passivi sul debito pubblico.
Eppure, non vi è altra possibilità se non quella di
una riattivazione forte e incisiva
del canale monetario del Tesoro per risollevare
l’economia reale. Se non si volesse
percorrere questa strada, nubi fosche e minacciose si addenserebbero sul nostro futuro
perché, nella storia umana, è sempre stata forte la tentazione di ricorrere a
strumenti di altra natura, per porre rimedio ai problemi interni, al solo scopo
di non dover dire: «scusate, abbiamo
sbagliato».
Vediamo come funzionerebbe sui sottosistemi depressi l’azione del canale monetario del Tesoro, sia essa indirizzata verso famiglie o imprese. Allo scopo, è utile la figura
1 in cui un sottosistema depresso
mostra un’elasticità reciproca che si
discosta sensibilmente dal valore di un sistema
pienamente sviluppato. L’emissione
monetaria che giunge su di esso, tramite il canale monetario del Tesoro, fa innalzare il legame logaritmico prezzi – attività economica
e, ciò, produrrebbe, come dicono i monetaristi, inflazione.
Figura 1 - azione antinflazionistica di sviluppo di un sottosistema |
Se, però, l’incremento relativo di emissione monetaria è accompagnato da un
aumento relativo dell’attività economica,
è possibile vedere, ricorrendo al modello di economia dinamica, che i
prezzi rimangono costanti, cioè non si produce alcuna inflazione se l’incremento
relativo di attività economica varia secondo una legge del tipo:
Δv/v
= 1/F(m,v) · Δm/m
(1)
Cioè, l’emissione
monetaria deve essere modulata in modo da espandere le capacità produttive
del sistema interessato di modo che, a un’unità in più di moneta emessa, debba corrispondere
un ben definito aumento di servizi, infrastrutture e beni in genere. Poiché la preferenza per la liquidità è
inversamente proporzionale all’attività
economica, l’effetto di quest’azione è anche quello di liberare risorse monetarie
inutilizzate, sia per la crescita dei capitali, sia per la domanda di beni.
Dalla figura 1,
infatti, si vede che, in questo modo, il punto rappresentativo del sottosistema si sposta in orizzontale verso
destra e, nel contempo, l’elasticità
reciproca diminuisce fino a tornare al valore -1, riportando, gradatamente, il sottosistema nella regione di
pieno sviluppo. Nell’equazione (1) compare il fattore F(m,v) che rappresenta il fattore monetario. Questo fattore compare a denominatore e ciò
indica che solo nei sistemi depressi,
non ancora in deflazione da debiti, è
possibile attuare efficacemente l’azione derivante dalla Spesa Pubblica tramite il canale
monetario del Tesoro.
Pertanto, il canale
monetario del Tesoro serve al suo scopo in modo preventivo ed è tutt’altro
che un canale discrezionale; cioè
esso deve intervenire ogniqualvolta un sottosistema
inizia a mostrare segni di sofferenza.
Se il sottosistema giunge nella
regione della deflazione da debiti,
caratterizzata da un fattore monetario
negativo, in cui il debito è
talmente esteso che prendono avvio le dismissioni
e svendite delle attività produttive, la (1) mostra che non è più possibile
attuare alcuna azione antinflazionistica. In questa configurazione, abbiamo
visto, infatti, che ogni tentativo di accrescere l’attività economica può
generare iperinflazione. Solo un’emissione
monetaria oltremodo possente e un ampio piano di espansione economica possono risollevare
il sistema dalla deflazione da debiti
e, nonostante ciò, nulla può dirsi, a
priori, sui suoi effetti sull’inflazione
che dipendono da come evolve l’azione
esercitata.
Proprio per la caratteristica summenzionata del canale monetario del Tesoro di essere
utile a scopo preventivo, prima che si inneschino condizioni critiche peggiori,
esso deve interagire con tutti i
sottosistemi che compongono il sistema economico complessivo. Esso manifesta,
quindi, al massimo le proprie capacità all’interno di un sistema democratico rappresentativo di tutte le istanze dei sottosistemi costituenti il sistema
economico complessivo. Ed è così che può dirsi che un sistema economico è solido e resiliente solo nell’ambito di un vero
sistema democratico pienamente rappresentativo. Le istanze democraticamente
rappresentate, così, non costituiscono affatto azioni discrezionali, ma sono i veri strumenti attraverso i quali
un sistema economico eterogeneo è in
grado di preservare la propria stabilità.
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