Reddito, livello dei prezzi, ricchezza e grandezze di scambio
Come si è visto nel post precedente, la distribuzione di probabilità del reddito può ottenersi massimizzando l’entropia e tenendo conto
del quanto di scambio – preferenza per la liquidità – che caratterizza ogni sottosistema
di un sistema economico aggregato eterogeneo. La massimizzazione dell’entropia condotta per via matematica, nelle
ipotesi poste, porta a individuare una grandezza, detta funzione di partizione “Z” che trova, in ambito scientifico, largo impiego in meccanica statistica. La
struttura della funzione di partizione
racchiude in sé tutte le informazioni sul sistema economico
esaminato e dipende, oltre che dall’attività
economica “v”, anche da un
parametro lagrangiano, impiegato in fase di ricerca del massimo, la cui esatta individuazione è di grande importanza. Funzione di
partizione e lagrangiano sono, perciò, i parametri che
permettono la massimizzazione
dell’entropia condizionata ai vincoli di bilancio e di aggregazione
del sistema.
Giova dire che la modellazione cui ci si riconduce
ricalca, in buona parte, quella di Maxwell –
Boltzmann per un sistema termodinamico, in cui, anche qui, può definirsi una
funzione di partizione. Per chi ha
dimestichezza con la termodinamica e la meccanica statistica non è difficile riconoscere,
nelle variabili della funzione di
partizione del reddito, delle
analogie con le grandezze presenti nella funzione di
partizione termodinamica. In particolare non è difficile identificare l’attività economica con il volume di controllo di un sistema
termodinamico. Può dirsi, infatti, che l’attività economica,
essendo associata al numero di stati
cui un sistema può accedere, è analoga al volume di controllo impiegato in termodinamica; ne è un esempio il
volume occupato da un gas, quando si pensi che tanto più grande è tale volume,
tanto maggiore è il numero di stati cui la particelle del gas possono accedere.
Mentre in termodinamica, il parametro lagrangiano è associato al reciproco
della temperatura termodinamica
assoluta, nel caso della funzione di
partizione del reddito, il lagrangiano
è il reciproco di una grandezza
intensiva di natura economica: l’emissione monetaria unitaria; questa è definita come la quantità di moneta emessa, per mezzo dei
possibili canali monetari, e che è
trasferita in ogni scambio, da ciascuna unità
del sistema e in ciascuno dei passaggi
che, nel tempo considerato, rappresentano la velocità degli scambi all’interno del sistema considerato.
In pratica, può
dirsi che, in economia, la moneta
svolge un ruolo del tutto analogo a quello svolto dalla temperatura in termodinamica, mentre l’attività economica è analoga al volume.
La funzione di
partizione del reddito dipende, quindi, dall’attività economica e dall’emissione
monetaria, rapportata al numero di unità che compongono il sistema e alla velocità degli scambi.
Esattamente come accade in termodinamica, in cui, se è nota la funzione di partizione,
possono desumersi da essa tutte le grandezze termodinamiche – energia interna,
entropia e pressione – anche nel caso economico, dalla funzione di partizione del reddito possono ricavarsi tutte le
analoghe grandezze economiche: ricchezza
o moneta circolante, entropia e livello dei prezzi.
È possibile, inoltre, ottenere una funzione di partizione del reddito in
forma chiusa, nel caso di un sistema
economico omogeneo, cioè caratterizzato da comportamenti e parametri
uniformi, e si mostra che essa assume il seguente aspetto:
Z = ir-N
In questa espressione, N è la velocità degli scambi
e ir è il tasso d’interesse reale, che, come si
dimostra nel modello, coincide con il tasso d’interesse critico individuato da Keynes.
Il tasso d’interesse reale, a sua volta dipende dall’attività economica e dall’emissione
monetaria.
Si nota perciò che la conoscenza del tasso d’interesse reale e della velocità degli scambi è equivalente ad
avere una conoscenza completa di un sistema economico, poiché la funzione di partizione è, da essi,
completamente determinata.
Figura 1 - Logaritmo della funzione di partizione del reddito |
Come detto, le espressioni matematiche della moneta circolante, dell’entropia economica e del livello dei prezzi possono derivarsi
univocamente dal logaritmo della funzione di partizione del reddito, il
cui aspetto è rappresentato, in via esemplificativa, nel diagramma
tridimensionale di figura 1, in cui, in rosso, è indicata la regione della deflazione da debiti. In
particolare, per il livello dei prezzi,
è possibile distinguere tra l’esistenza, o meno, di vantaggi comparati nel sistema economico. In assenza di vantaggio comparato, il logaritmo della funzione di partizione è
una funzione omogenea di grado zero
dell’attività economica e del reciproco dell’emissione monetaria unitaria.
Per chi ha meno dimestichezza con i termini matematici, questo indica che l’attività economica e il reciproco dell’emissione monetaria giocano, nella formazione del reddito, un ruolo del
tutto complementare e paritetico.
Questa conclusione si allontana molto
dall’enfasi sulla crescita delle attività
produttive invocata dalla teoria neoclassica e che, in accordo alla teoria
monetarista, suppone che la moneta sia neutrale
e possa essere controllata a piacimento
senza che ciò comporti, alla lunga, problemi all’apparato
economico.
Il modello di economia
dinamica, che come si vede è una riproposizione dello studio dell’economia,
con modelli affini a quelli della termodinamica, e, perciò, chiamata anche econodinamica, mostra, invece, che il
ruolo della moneta e quello dell’attività economica sono inscindibili; tralasciare l’uno a favore dell’altro può portare a condizioni critiche: la contrazione della moneta emessa o un'eccessiva crescita dell'attività economica induce deflazione, la riduzione dell’attività economica o un eccesso di moneta crea inflazione.
Si è già visto, nel post precedente, che l’attività
economica e il quanto di scambio
– preferenza per la liquidità – sono,
tra loro, inscindibilmente legate da una relazione di proporzionalità inversa
e, così, si ha che nella funzione di partizione,
esiste una stretta relazione, anch’essa di natura complementare, tra la preferenza
per la liquidità e l’emissione
monetaria. L’accrescersi dell’una è
conseguenza del ridursi dell’altra. E questo legame complementare si riversa interamente, a livello aggregato, nella
relazione esistente tra risparmi e investimenti.
Allo stesso modo di come, in termodinamica, esistono
principi fondamentali, come il primo e secondo principio, anch’essi desumibili,
a livello di meccanica statistica, dalla funzione di partizione termodinamica,
anche in campo economico sono desumibili principi del tutto analoghi, partendo
dalla funzione di partizione del reddito.
L’analogo del secondo principio è,
ovviamente, il principio di massima entropia, quello secondo cui la configurazione economica, che si realizza
nella realtà, è quella avente probabilità massima. Si noti che questo principio esclude, a priori, che sia necessario l'equilibrio
tra domanda e offerta, portando l’analisi dell’economia a diventare quella di
un fenomeno caotico; fatto tanto più
vero, quanto più grande è l’influenza del quanto di scambio: preferenza
per la liquidità.
Il primo principio dell’economia dinamica si desume anch’esso dalla funzione di partizione del reddito e
stabilisce che, all’interno di un sistema economico omogeneo, la moneta circolante è pari alla differenza
tra la liquidità disponibile e la crescita. Liquidità e crescita sono
grandezze di scambio, cioè enti che i
sistemi economici omogenei scambiano tra loro. Mentre la moneta circolante dipende, come la funzione di partizione del reddito, dall’emissione
monetaria che vi giunge e dalla preferenza
per la liquidità – quindi, per la relazione di proporzionalità inversa,
dall’attività economica – le
grandezze liquidità e crescita, corrispondenti, in pratica,
alla domanda e all’offerta, non producono effetti univoci
sul sistema economico, perché il loro effetto dipende dall’evoluzione del sistema e dall’azione
congiunta delle due grandezze di scambio. Esattamente, quel che avviene, in
termodinamica, relativamente al calore e al lavoro.
Questo fatto indica che l’offerta, espressione della crescita,
non può essere trattata in maniera disgiunta dalla domanda, espressione della liquidità,
ma la configurazione economica che si realizza dipende da come queste due
grandezze, insieme, interagiscono nel determinare il circolante presente nel sistema e la preferenza per la liquidità, ossia i risparmi. Un eccesso di
crescita induce deflazione, un eccesso di liquidità induce inflazione. L'analisi economica si sposta, così, dal confronto tra la domanda e l'offerta, tra le quali può non essere possibile l'equilibrio, a causa della preferenza per la liquidità, alla valutazione congiunta degli effetti di delle due grandezze di scambio: liquidità e crescita.
Non è neanche vero, come sostengono i monetaristi, che
il circolante sia determinato dalla
sola emissione monetaria e dalla velocità di circolazione della moneta –
equivalente alla velocità degli scambi
– perché, in questo modo, si trascura l’effetto del parametro endogeno al sistema: preferenza per la liquidità.
Inoltre, ogni sistema
eterogeneo aggregato è costituito da più sottosistemi, ciascuno omogeneo
e che scambia con altri sistemi omogenei crescita
e liquidità. I sottosistemi, cioè, tra di loro offrono e domandano beni e servizi.
L’insieme complessivo di tutte queste interazioni e la fluidità, con cui moneta
e attività economica sono veicolate
in tutte le parti del sistema, determinano il funzionamento complessivo del sistema eterogeneo. Pertanto, squilibri tra sottosistemi possono essere causa di interruzioni in questa fluidità, allo stesso modo di come, in
un organismo complesso, squilibri tra apparati
diversi possono causare, su di esso, condizioni critiche, anche letali.
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