La depressione dei consumi e della produzione
Si concentra, adesso, l’attenzione su una fase di
notevole importanza in campo economico: il consumo.
Questa fase sarà trattata facendo riferimento a uno dei modelli dell’economia dinamica più importanti: la teoria delle decisioni prese in condizioni
d’incertezza.
Il matematico e fisico svizzero Daniel Bernoulli fu il primo ad affrontare la risoluzione di
problemi statistici affetti da incertezza,
cioè in cui è presente un numero molto grande di configurazioni possibili,
tutte caratterizzate da una probabilità
molto piccola, cui è associata una vincita
inversamente proporzionale alla probabilità che esse avvengano.
Nella definizione del modello del consumo si farà, per
l’appunto, riferimento alla risoluzione del paradosso
della lotteria di San Pietroburgo, impiegata da Bernoulli come oggetto di analisi riconducibile a una decisione presa in condizioni d’incertezza.
In fase di consumo,
ogni acquirente, sotto il vincolo di
bilancio rappresentato dal reddito,
acquista un paniere di prodotti in
modo da ottenere la massima utilità
possibile. Secondo la soluzione neoclassica di questo problema, il paniere dei
prodotti acquistati è rappresentato dal punto in cui l’iperpiano che
rappresenta il vincolo di bilancio è
tangente alle curve d’isoutilità.
Pertanto, il paniere dei beni di consumo si ottiene da un’ottimizzazione condizionata al vincolo di bilancio.
Figura 1 |
Nella figura 1,
è rappresentato sinteticamente il modello neoclassico, nel caso dell’acquisto
di un paniere costituito da due soli prodotti X e Y. Si nota il piano α che
rappresenta il vincolo di bilancio e
la superficie, di colore giallo chiaro, che rappresenta un’ipotetica funzione di utilità. Si vede che il
punto, di colore blu, in cui il piano α è tangente alle curve di isoutilità è la soluzione del problema del consumo.
Questo tipo di modellazione non fa alcun riferimento all’incertezza che può manifestarsi quando nel
futuro si paventano stati sgraditi. Va, poi, precisato che occorre
distinguere tra bisogni
dell’acquirente associati alla necessità
da quelli di semplice utilità. Infatti,
determinati prodotti possono essere utili
ma non necessari, anche in dipendenza delle loro condizioni d’uso. I
prodotti necessari non possono, difatti,
essere considerati utili al pari di altri prodotti.
La concezione neoclassica, più precisamente marginalista, ritiene che il prezzo di
acquisto non derivi dall’utilità assoluta
del bene ma dalla sua scarsità relativa.
Ciò comporta che più un bene è abbondante, minore è il suo prezzo; quindi esso
è proporzionale alla sua utilità
marginale, cioè all’utilità di
possederne un’unità in più. Tutto ciò, nell’ambito di un’elegante complessa
modellazione matematica porta a definire il livello dei prezzi naturale di un sistema economico, date che siano le sue dotazioni. Secondo questo modello, l’utilità marginale deve essere sempre
positiva e, quindi, la funzione di
utilità è sempre crescente ed è convessa perché all’aumentare della
quantità posseduta detta utilità marginale deve ridursi.
In questa modellazione del consumo, sono presenti, tuttavia, alcuni aspetti non del tutto
condivisibili. Ad esempio, non è vero che
l’utilità marginale sia sempre positiva; inoltre, non si fa alcuna distinzione
tra utilità e necessità. Va, infatti, detto che mentre la necessità marginale è certamente sempre positiva, cioè quando
l’individuo si trova in stato di
necessità egli ha sempre bisogno di
un’unità in più del bene che lo tenga lontano dalla necessità, nel caso dell’utilità marginale, distinta
dalla necessità, può dirsi, invece, che il suo segno può variare in base alle condizioni d’uso. L’acqua,
ad esempio, costa poco e, quando è scarsa,
è necessaria; ma nessuno si
sognerebbe di trasportarsi in un viaggio tonnellate d’acqua d’appresso, pur
avendone le risorse economiche, se essa non
è necessaria; e in questo caso l’utilità di un’unità in più di acqua è
negativa perché la quantità in più, oltre quella necessaria, non appare utile ed è rifiutata.
Pertanto, l’utilità
marginale è sempre certamente positiva solo in stato di necessità oppure quando l’individuo non è affetto da
alcuna incertezza. L’incertezza è quella forma d’inquietudine
che affligge chi paventa il manifestarsi di uno stato di necessità, perché possono manifestarsi situazioni assai sgradite. Di quest’aspetto –
connesso, per il modo in cui l’incertezza
è associata alla necessità, alla
forma della funzione di utilità – il
modello neoclassico non fa alcun cenno. Su tale punto, invece, il modello di economia dinamica, che si riconduce alla
teoria delle decisioni prese in
condizioni d’incertezza, si rifà a
una modellazione che tiene conto degli aspetti tralasciati dalla dottrina marginalista. Il modello risultante è
sinteticamente illustrato nella stessa figura
1 dalla superficie di color mattone.
Mentre per la concezione neoclassica il reddito è un dato esogeno, che non modifica l'utilità, nel nuovo modello proposto, il reddito
determina la forma della funzione di
utilità che diventa individuale. Infatti, la funzione
di utilità, oltre che basarsi su un’utilità
oggettivamente razionale, dipende anche dall’incertezza e la forma di tale funzione scaturisce pure dalle risorse possedute, in accordo alla soluzione di Bernoulli.
Non si vuole entrare nel dettaglio matematico, per
questioni di spazio, e per gli approfondimenti si rimanda al libro; si dirà
solo che, quando i prodotti del paniere dell’acquirente non sono beni di prima necessità, la funzione di utilità tende a
discostarsi dal vincolo di bilancio
in modo tanto più accentuato, quanto più grande è l’incertezza.
Si nota una differenza molto importante; cioè che il massimo di utilità – costituito dal
punto rosso – quando c’è incertezza, non
si ha più sul vincolo di bilancio ma
si ottiene da una massimizzazione della
funzione di utilità non più condizionata. Questa differenza non è da poco
perché significa che assume, ora, rilievo l’utilità
assoluta, secondo la concezione
classica, e non più quella marginale
prevista dalla visione neoclassica. Questo significa che il livello dei prezzi, non derivando più dall’utilità marginale, non può più essere
definito prescindendo dall’incertezza
che affligge ogni singolo individuo
e, quindi, dalla sua preferenza per la liquidità, ossia dal suo desiderio di risparmiare
rappresentato dalla distanza tra il punto blu e quello rosso.
Si nota come la soluzione neoclassica e quella del
modello siano, invece, perfettamente coincidenti solo quando l’incertezza è trascurabile. Perciò la teoria neoclassica funziona bene solo se
non vi è incertezza, cioè se non vi è informazione mancante o, come diceva Keynes, «solo quando tutto va bene». Si tratta,
infatti, di una teoria nata con riferimento a un sistema economico in
condizioni di massimo sviluppo e non
nasce per teorizzare comportamenti adatti
per tutti in una situazioni di crisi
economica, per intenderci, come quella che stiamo vivendo oggi.
La dottrina neoclassica, quando si manifestano situazioni d’incertezza per cui accade
che il consumo effettivo si allontana dal
vincolo di bilancio, attua la strategia di rendere flessibili i salari. Si riducono, cioè, i redditi in modo che il paniere di consumo torni ad aversi sul vincolo di bilancio. In pratica i redditi devono seguire l’andamento dei
consumi. Questa strategia, detta flessibilità,
porta, però, alla contrazione delle
attività produttive perché le quantità prodotte tendono progressivamente a diminuire.
In figura 1, basta osservare come il
punto rosso si avvicina agli assi indicando che le quantità X e Y si
contraggono. Ciò conduce al disinvestimento delle attività produttive di beni più effimeri e meno necessari e all’aumento della disoccupazione,
funzionale, tra l’altro, alla riduzione
dei redditi. In pratica, si va verso una depressione economica e un sistema produttivo che è capace di produrre, per la maggior parte, solo beni di
prima necessità. Questa strategia prosegue finché il consumo torna a materializzarsi sul
vincolo di bilancio e si ristabilisce l'equilibrio tra domanda e offerta.
Se si analizzano, però, gli effetti finali di tale modo
di operare, affinché, in condizioni d’incertezza,
possa raggiungersi l’agognato consumo sul
vincolo di bilancio che, in sostanza, è l’equilibrio macroeconomico tra domanda e offerta, occorre che le
persone, che avevano ridotto il proprio consumo, per via dell’incertezza, rendendo negativa la propria utilità marginale sul
vincolo di bilancio, siano obbligate ad avere un’utilità marginale positiva. E ciò, nonostante l’incertezza, non solo non sia diminuita,
ma sia aumentata per via dei disinvestimenti
e della disoccupazione. Questo indica,
per quanto detto, che costoro hanno, infine, raggiunto lo stato di necessità dal quale volevano tenersi lontano, risparmiando sulle cose meno necessarie
ed effimere.
La strategia neoclassica conduce, perciò, alla fine, a
una configurazione dell’economia per cui, affinché si ottenga l’equilibrio macroeconomico generale,
devono esserci, da un lato, solo unità in stato
di necessità e, dall’altro, solo unità prive
di ogni incertezza, cioè che possono soddisfare appieno i loro bisogni. La classe media, tra questi due
raggruppamenti, non esiste più.
Invece, la strategia in grado di contrastare la depressione è quella che, nel trentennio successivo
alla fine del secondo conflitto mondiale, ha consentito lo sviluppo di un’ampia classe media in grado di sostenere i
consumi. Essa consiste nel fronteggiare l’incertezza prodotta essenzialmente dagli squilibri, mediante l’attuazione di misure cooperative volte a ridare
fiducia agli operatori economici. Quest’azione può essere attuata solo da Istituzioni Sovrane in grado di emettere
moneta per fronteggiare gli squilibri, non buttandola a caso sulle
banche, come fa l’attuale Quantitative
Easing, senza il quale, ciononostante, si andrebbe molto peggio, ma
indirizzandola direttamente sui sottosistemi
economici che stanno subendo maggiormente gli effetti dell’incertezza. Questa emissione,
indirizzata attraverso un canale
monetario appropriato, è la Spesa Pubblica, che si comporta da pompa monetaria in grado di ripristinare la
fiducia, perché permette di far giungere la moneta in ogni dove, scavalcando le interruzioni, prodotte dagli squilibri, presenti lungo il suo percorso e permette anche, se attuata cooperativamente, il pareggio di bilancio degli Stati.
Nessun commento:
Posta un commento