Il consolidamento dello squilibrio
Si torna nuovamente a parlare del modello di economia dinamica mostrando, ora, che uno squilibrio commerciale, se non
opportunamente contrastato sul nascere, tende a consolidarsi e a diventare irreversibile e inarrestabile. Il principio di riferimento del modello è sempre la massimizzazione dell’entropia; questo
principio risponde alla semplice domanda «qual
è la configurazione macroeconomica che ha la massima probabilità di
verificarsi?», giacché, l’entropia
è, proprio, una misura logaritmica di
questo tipo di probabilità.
Entropia, disordine e informazione
mancante sono, in sostanza, dei sinonimi che sottendono il modo in cui si
manifestano gli stati accessibili ai
sistemi economici. Indicano anche che ogni scambio,
che comporti variazioni finite di
grandezze economiche, è, di per sé, irreversibile
perché nessun sistema può passare spontaneamente da uno stato più probabile a uno meno probabile.
Si potrebbe osservare, come esempio a confutazione,
che, nel lancio di due dadi onesti, la probabilità che esca il due è la più bassa, ed è del 2,78%,
mentre la probabilità massima si ha se esce il sette ed essa è del 16,67%. Ciò, però, non vuol dire per nulla che,
se si lanciano due dadi, uscirà certamente il sette. È vero ma questo esempio a confutazione non calza, perché se
ripetiamo il conteggio in termini di entropia,
ossia logaritmo della probabilità, la
differenza di entropia tra i due eventi è molto bassa, circa 1,8 e, ciò nonostante, dopo un certo
numero di lanci il sette uscirà, comunque, sei volte più del due.
Nel modello di economia
dinamica, però, si ragiona in termini entropici,
con differenziali di entropia molto più alti di quelli visti nell’esempio dei
dadi, cioè con probabilità che possono differire per molti ordini di grandezza. Infatti, le differenze di probabilità - o
meglio, i rapporti – non sono più di
un ordine di grandezza, ma sono esponenziali,
giacché l’entropia è una misura logaritmica neperiana. Sicché, ad
esempio, una differenza di entropia pari a 100 indica un rapporto tra probabilità dell’ordine di 1043; un numero
enorme. Ne consegue che il principio di
massima entropia individua in modo quasi esatto qual è la configurazione macroeconomica che si
avvera nella realtà. È qualcosa di simile a quel che avviene in termodinamica – una Scienza con l’esse maiuscola – con la differenza,
rispetto a questa, che mentre i sistemi termodinamici hanno dimensioni
dell’ordine di 1023 unità, quelli economici hanno dimensioni
dell’ordine do 104 – 107 unità. Ovviamente riducendosi il
numero di unità, rispetto al caso termodinamico, la fluttuazione degli stati, nel caso economico, aumenta, esattamente
come, in termodinamica, queste fluttuazioni sono avvertibili nel mondo
microscopico (es. moto browniano). E
questa maggior fluttuazione non fa
altro che accrescere l’incertezza e
l’indeterminazione che si manifesta
in campo economico, rispetto all’apparente
determinismo della termodinamica
classica macroscopica.
In termodinamica, ogni trasformazione irreversibile produce lavoro inutilizzabile; cioè l’irreversibilità
si traduce sempre in un aumento del disordine
dell’energia che riduce la possibilità di compiere lavoro, una forma molto ordinata di energia, a favore di un aumento
del calore, una forma molto più
disordinata e caotica. Questo avviene anche in campo economico e le grandezze
coinvolte, in questo caso, in maniera perfettamente analoga, sono quelle che
compaiono nel primo principio dell’econodinamica: ΔU = Q – L.
Si rammenta che al posto del calore, in questa
formulazione, compare la liquidità,
il motore della domanda, mentre al
posto del lavoro compare la crescita,
che è il motore dell’offerta.
Inoltre, si è già visto che ogni squilibrio
trae origine da un differenziale finito di emissione monetaria unitaria, esattamente come, in termodinamica ciò accade per
effetto di una differenza finita di
temperatura. Accade, quindi, che un sistema in deficit commerciale subisce, a causa di una differenza del livello dei prezzi, che è interamente
imputabile alla differente emissione monetaria, qualcosa di simile a quanto avviene in termodinamica: subisce
una crescita inutilizzabile, cioè
esso perde inesorabilmente capacità produttiva non ricostituibile, se non sottraendola a qualcun altro.
L’analogia tra lavoro termodinamico e crescita,
come si è visto in altri post, è,
così, completa.
Si cerca, ora, di capire cos’è che il sistema in deficit perde, concretamente, in campo
economico. La crescita dinamica, così
definita nel modello di economia dinamica,
a differenza della definizione tradizionale di crescita, raggruppa sia l’aumento
della produzione, sia l’aumento del
capitale. È, in particolare, quest’ultimo a essere penalizzato dalla crescita inutilizzabile che si genera
durante uno squilibrio commerciale.
In sostanza, il differente livello dei
prezzi costringe il sistema, che tende al deficit, a porsi sul mercato del sistema che tende al surplus, con prezzi che tentano di
essere quanto più competitivi possibili, riducendo, però, in questo modo, gli utili. Questa riduzione di utili comporta, poi, la contrazione del capitale disponibile per attività
produttive.
Nel sistema in surplus,
invece, le cose vanno in maniera più che diametralmente opposta. Il modello di economia dinamica mostra che esso
subisce una crescita aggiuntiva, cioè
ha la possibilità di crescere
economicamente, potenziando le proprie capacità di offerta, più di quanto lo consentano le effettive
dotazioni di cui esso dispone. Pertanto, non è il caso di gridare al
miracolo, osannare e magnificare la superiore efficienza del sistema in surplus commerciale perché «non è tutta farina del suo sacco» ma è
solo l’effetto dello squilibrio monetario.
Sicché il sistema in surplus registra un forte aumento
del capitale disponibile, mentre il sistema in deficit una – quasi – corrispondente forte contrazione dei capitali. Poiché l’entropia economica ΔS è
cresciuta più nel sistema in surplus,
che in quello in deficit, poiché il
sistema in deficit “vede” l’emissione monetaria unitaria m0 più bassa del sistema in surplus, mentre quest’ultimo vede
quella, più alta, del sistema in deficit
e poiché l’espressione della crescita inutilizzabile
(se negativa) o della crescita aggiuntiva
(se positiva) è data da ΔE = m0·ΔS,
è evidente che la crescita aggiuntiva
nel sistema in surplus è ben
maggiore, in valore assoluto, della crescita
inutilizzabile del sistema in deficit.
Considerando il sistema
aggregato costituito da entrambi i sistemi, è evidente che, nel complesso,
la crescita complessiva aumenta e,
riguardando il primo principio dell’econodinamica, si vede che ciò avviene a danno della liquidità disponibile; cioè, il livello di domanda complessivo si riduce, se non si sopperisce a essa con liquidità aggiuntiva. Ne consegue che
un atteggiamento di questo genere, mantenuto per un lungo periodo, oltre a
deprimere inesorabilmente il sistema che è entrato in deficit e che non ha alcuna possibilità di risalire la china per
colmare lo squilibrio, tende a deprimere il commercio internazionale.
Se poi l’eccesso
di capitali nel sistema in surplus
è impiegato, per via del ridotto livello
di domanda, per avviare attività
finanziarie di lunga scadenza,
prende avvio, anche, il ciclo di Frenkel-Neftci
che porta, nel lungo periodo, a insolvibilità
del debitore e a deterioramento del
credito. Tale ciclo è stato visto nel post
precedente e costituisce la versione, per così dire, internazionale, del ciclo
di Minsky che si sviluppa interamente
all’interno di un sistema domestico.
Spremuta d'arancia |
Vi è un altro motivo per cui il suddetto ciclo è
particolarmente insidioso se manca un adeguato apporto di liquidità internazionale, che si ritiene possa essere sostituita dall’attività
finanziaria. Si cercherà di spiegarlo ricorrendo, ancora una volta, a
un’analogia con la termodinamica. Quando un sistema termodinamico cresce espandendosi
in un dato volume, in cui è presente un altro sistema, quest’ultimo deve, per
forza di cose, comprimersi, come un’arancia quand'è spremuta.
L’aumento dell’attività finanziaria
costituisce, infatti, a tutti gli effetti, un aumento dell’attività economica,
perfettamente analoga a un aumento di volume,
e questa comporta la corrispondente contrazione delle attività finanziarie nel
sistema in deficit. Quest’ultimo,
quindi, oltre ad aver subito una riduzione
dei capitali, prodotta dalla crescita
inutilizzabile, deve anche subire la contrazione
dell’attività che i propri capitali
residui potrebbero attuare per crescere
economicamente. Questa contrazione di
capitali si trasforma, così, in un loro
disimpegno dall’attività produttiva, perché negli stessi settori in cui
essi erano impegnati prima, agiscono, ora, i capitali provenienti dall’estero.
I capitali
disimpegnati dalle attività domestiche si trasformano, perciò, in liquidità che serve solo a ripagare il debito. Ecco che qui diventa evidente la natura
ingannevole della presunta equivalenza tra liquidità
internazionale e attività finanziarie
provenienti dall’estero, sancita nei dettami della bilancia deipagamenti. Questa equivalenza è ingannevole perché mina e distrugge le
capacità produttive del sistema in
deficit, così come un'arancia dopo essere stata spremuta può essere solo buttata, giacché, lo si ribadisce, è un errore scorporare dalla crescita il capitale domestico del sistema.
Infatti, in assenza di capitali propri,
il sistema non può crescere e, perciò,
quando avviene il sudden stop, cioè l’arresto dei finanziamenti provenienti
dall’estero, il sistema che ha subito l’azione dei finanziamenti ed ha accumulato un corrispondente livello di debito, si trova in una crisi devastante
perché gli manca il vero motore della
crescita: il capitale proprio.
Qualche lettore attento avrà colto una contraddizione
che, in realtà, è solo apparente. Se in termodinamica il lavoro degenera in
calore, come mai la crescita prevale
in campo economico ai danni della liquidità?
La risposta sta nel fatto che, in termodinamica, gli scambi avvengono con l’ambiente esterno che è un serbatoio, pressoché,
infinito di calore. Nel caso economico, invece, l’ambiente esterno del sistema
in deficit è quello in surplus, che è finito, ed è in esso che si
manifesta la crescita maggiore,
mentre il sistema in deficit perde
capacità di crescita.
Nessun commento:
Posta un commento