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mercoledì 13 aprile 2016

Crescita inutilizzabile e aggiuntiva



Il consolidamento dello squilibrio

Si torna nuovamente a parlare del modello di economia dinamica mostrando, ora, che uno squilibrio commerciale, se non opportunamente contrastato sul nascere, tende a consolidarsi e a diventare irreversibile e inarrestabile. Il principio di riferimento del modello è sempre la massimizzazione dell’entropia; questo principio risponde alla semplice domanda «qual è la configurazione macroeconomica che ha la massima probabilità di verificarsi?», giacché, l’entropia è, proprio, una misura logaritmica di questo tipo di probabilità.
Entropia, disordine e informazione mancante sono, in sostanza, dei sinonimi che sottendono il modo in cui si manifestano gli stati accessibili ai sistemi economici. Indicano anche che ogni scambio, che comporti variazioni finite di grandezze economiche, è, di per sé, irreversibile perché nessun sistema può passare spontaneamente da uno stato più probabile a uno meno probabile.

Si potrebbe osservare, come esempio a confutazione, che, nel lancio di due dadi onesti, la probabilità che esca il due è la più bassa, ed è del 2,78%, mentre la probabilità massima si ha se esce il sette ed essa è del 16,67%. Ciò, però, non vuol dire per nulla che, se si lanciano due dadi, uscirà certamente il sette. È vero ma questo esempio a confutazione non calza, perché se ripetiamo il conteggio in termini di entropia, ossia logaritmo della probabilità, la differenza di entropia tra i due eventi è molto bassa, circa 1,8 e, ciò nonostante, dopo un certo numero di lanci il sette uscirà, comunque, sei volte più del due.
Nel modello di economia dinamica, però, si ragiona in termini entropici, con differenziali di entropia molto più alti di quelli visti nell’esempio dei dadi, cioè con probabilità che possono differire per molti ordini di grandezza. Infatti, le differenze di probabilità - o meglio, i rapporti – non sono più di un ordine di grandezza, ma sono esponenziali, giacché l’entropia è una misura logaritmica neperiana. Sicché, ad esempio, una differenza di entropia pari a 100 indica un rapporto tra probabilità dell’ordine di 1043; un numero enorme. Ne consegue che il principio di massima entropia individua in modo quasi esatto qual è la configurazione macroeconomica che si avvera nella realtà. È qualcosa di simile a quel che avviene in termodinamica – una Scienza con l’esse maiuscola – con la differenza, rispetto a questa, che mentre i sistemi termodinamici hanno dimensioni dell’ordine di 1023 unità, quelli economici hanno dimensioni dell’ordine do 104 – 107 unità. Ovviamente riducendosi il numero di unità, rispetto al caso termodinamico, la fluttuazione degli stati, nel caso economico, aumenta, esattamente come, in termodinamica, queste fluttuazioni sono avvertibili nel mondo microscopico (es. moto browniano). E questa maggior fluttuazione non fa altro che accrescere l’incertezza e l’indeterminazione che si manifesta in campo economico, rispetto all’apparente determinismo della termodinamica classica macroscopica.
In termodinamica, ogni trasformazione irreversibile produce lavoro inutilizzabile; cioè l’irreversibilità si traduce sempre in un aumento del disordine dell’energia che riduce la possibilità di compiere lavoro, una forma molto ordinata di energia, a favore di un aumento del calore, una forma molto più disordinata e caotica. Questo avviene anche in campo economico e le grandezze coinvolte, in questo caso, in maniera perfettamente analoga, sono quelle che compaiono nel primo principio dell’econodinamica: ΔU = Q – L.
Si rammenta che al posto del calore, in questa formulazione, compare la liquidità, il motore della domanda, mentre al posto del lavoro compare la crescita, che è il motore dell’offerta. Inoltre, si è già visto che ogni squilibrio trae origine da un differenziale finito di emissione monetaria unitaria, esattamente come, in termodinamica ciò accade per effetto di una differenza finita di temperatura. Accade, quindi, che un sistema in deficit commerciale subisce, a causa di una differenza del livello dei prezzi, che è interamente imputabile alla differente emissione monetaria, qualcosa di simile a quanto avviene in termodinamica: subisce una crescita inutilizzabile, cioè esso perde inesorabilmente capacità produttiva non ricostituibile, se non sottraendola a qualcun altro. L’analogia tra lavoro termodinamico e crescita, come si è visto in altri post, è, così, completa.
Si cerca, ora, di capire cos’è che il sistema in deficit perde, concretamente, in campo economico. La crescita dinamica, così definita nel modello di economia dinamica, a differenza della definizione tradizionale di crescita, raggruppa sia l’aumento della produzione, sia l’aumento del capitale. È, in particolare, quest’ultimo a essere penalizzato dalla crescita inutilizzabile che si genera durante uno squilibrio commerciale. In sostanza, il differente livello dei prezzi costringe il sistema, che tende al deficit, a porsi sul mercato del sistema che tende al surplus, con prezzi che tentano di essere quanto più competitivi possibili, riducendo, però, in questo modo, gli utili. Questa riduzione di utili comporta, poi, la contrazione del capitale disponibile per attività produttive.
Nel sistema in surplus, invece, le cose vanno in maniera più che diametralmente opposta. Il modello di economia dinamica mostra che esso subisce una crescita aggiuntiva, cioè ha la possibilità di crescere economicamente, potenziando le proprie capacità di offerta, più di quanto lo consentano le effettive dotazioni di cui esso dispone. Pertanto, non è il caso di gridare al miracolo, osannare e magnificare la superiore efficienza del sistema in surplus commerciale perché «non è tutta farina del suo sacco» ma è solo l’effetto dello squilibrio monetario.
Sicché il sistema in surplus registra un forte aumento del capitale disponibile, mentre il sistema in deficit una – quasi – corrispondente forte contrazione dei capitali. Poiché l’entropia economica ΔS è cresciuta più nel sistema in surplus, che in quello in deficit, poiché il sistema in deficit “vede” l’emissione monetaria unitaria m0 più bassa del sistema in surplus, mentre quest’ultimo vede quella, più alta, del sistema in deficit e poiché l’espressione della crescita inutilizzabile (se negativa) o della crescita aggiuntiva (se positiva) è data da ΔE = m0·ΔS, è evidente che la crescita aggiuntiva nel sistema in surplus è ben maggiore, in valore assoluto, della crescita inutilizzabile del sistema in deficit.
Considerando il sistema aggregato costituito da entrambi i sistemi, è evidente che, nel complesso, la crescita complessiva aumenta e, riguardando il primo principio dell’econodinamica, si vede che ciò avviene a danno della liquidità disponibile; cioè, il livello di domanda complessivo si riduce, se non si sopperisce a essa con liquidità aggiuntiva. Ne consegue che un atteggiamento di questo genere, mantenuto per un lungo periodo, oltre a deprimere inesorabilmente il sistema che è entrato in deficit e che non ha alcuna possibilità di risalire la china per colmare lo squilibrio, tende a deprimere il commercio internazionale.
Se poi l’eccesso di capitali nel sistema in surplus è impiegato, per via del ridotto livello di domanda, per avviare attività finanziarie di lunga scadenza, prende avvio, anche, il ciclo di Frenkel-Neftci che porta, nel lungo periodo, a insolvibilità del debitore e a deterioramento del credito. Tale ciclo è stato visto nel post precedente e costituisce la versione, per così dire, internazionale, del ciclo di Minsky che si sviluppa interamente all’interno di un sistema domestico.
Spremuta d'arancia: l'arancia è compressa da un sistema che sta compiendo lavoro (crescita) su di essa
Spremuta d'arancia
Vi è un altro motivo per cui il suddetto ciclo è particolarmente insidioso se manca un adeguato apporto di liquidità internazionale, che si ritiene possa essere sostituita dall’attività finanziaria. Si cercherà di spiegarlo ricorrendo, ancora una volta, a un’analogia con la termodinamica. Quando un sistema termodinamico cresce espandendosi in un dato volume, in cui è presente un altro sistema, quest’ultimo deve, per forza di cose, comprimersi, come un’arancia quand'è spremuta. L’aumento dell’attività finanziaria costituisce, infatti, a tutti gli effetti, un aumento dell’attività economica, perfettamente analoga a un aumento di volume, e questa comporta la corrispondente contrazione delle attività finanziarie nel sistema in deficit. Quest’ultimo, quindi, oltre ad aver subito una riduzione dei capitali, prodotta dalla crescita inutilizzabile, deve anche subire la contrazione dell’attività che i propri capitali residui potrebbero attuare per crescere economicamente. Questa contrazione di capitali si trasforma, così, in un loro disimpegno dall’attività produttiva, perché negli stessi settori in cui essi erano impegnati prima, agiscono, ora, i capitali provenienti dall’estero.
I capitali disimpegnati dalle attività domestiche si trasformano, perciò, in liquidità che serve solo a ripagare il debito. Ecco che qui diventa evidente la natura ingannevole della presunta equivalenza tra liquidità internazionale e attività finanziarie provenienti dall’estero, sancita nei dettami della bilancia deipagamenti. Questa equivalenza è ingannevole perché mina e distrugge le capacità produttive del sistema in deficit, così come un'arancia dopo essere stata spremuta può essere solo buttata, giacché, lo si ribadisce, è un errore scorporare dalla crescita il capitale domestico del sistema. Infatti, in assenza di capitali propri, il sistema non può crescere e, perciò, quando avviene il sudden stop, cioè l’arresto dei finanziamenti provenienti dall’estero, il sistema che ha subito l’azione dei finanziamenti ed ha accumulato un corrispondente livello di debito, si trova in una crisi devastante perché gli manca il vero motore della crescita: il capitale proprio.
Qualche lettore attento avrà colto una contraddizione che, in realtà, è solo apparente. Se in termodinamica il lavoro degenera in calore, come mai la crescita prevale in campo economico ai danni della liquidità? La risposta sta nel fatto che, in termodinamica, gli scambi avvengono con l’ambiente esterno che è un serbatoio, pressoché, infinito di calore. Nel caso economico, invece, l’ambiente esterno del sistema in deficit è quello in surplus, che è finito, ed è in esso che si manifesta la crescita maggiore, mentre il sistema in deficit perde capacità di crescita.

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