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venerdì 8 aprile 2016

Dal ciclo di Minsky al ciclo di Frenkel



Moneta e lavoro di un bibliotecario

Il fatto che ogni scambio economico sia causa di un aumento dell’entropia, cioè di un accrescersi di configurazioni accessibili a un sistema economico e, perciò, di disordine, indica che ogni scambio produce perdita d’informazione. Ogni crescita di entropia – e di ricchezza da essa prodotta – richiede, quindi, che sia necessaria una maggiore informazione su come evolverà il sistema economico e occorre, perciò, che qualcosa si faccia carico di mettere ordine.
Si pensi a un bibliotecario fannullone, che abbia la cattiva abitudine di non riporre con metodicità sugli scaffali, al posto giusto, i libri che i clienti della biblioteca gli vanno, di volta in volta, restituendo. A ogni scambio di libri, si assisterà a un progressivo aumento di disordine (e di entropia) e occorrerà un’informazione maggiore per trovare, dentro la biblioteca, un libro che, se non si trova, richiede la conoscenza dell’evoluzione di tutto ciò che è accaduto prima.

Le variazioni di entropia economica, nel modello di economia dinamica, se positive, indicano un aumento di ricchezza, se negative, una riduzione. Queste variazioni sono inversamente proporzionali all’emissione monetaria, se questa si mantiene costante pur variando l’intensità e la quantità degli scambi. Ciò porta a variazioni di entropia proporzionali agli scambi e a una variazione esponenziale degli stati accessibili e, tra questi, possono comparire quelli sgraditi, che prima non si manifestavano: crediti deteriorati o debitori insolventi.
Se l’aumento degli scambi economici è, invece, accompagnato da un corrispondente aumento proporzionale di emissione di moneta, il disordine cresce molto meno, e gli stati accessibili al sistema, pur crescendo, possono mantenersi stabilmente proporzionali all’entità degli scambi, riducendosi di molto il possibile manifestarsi degli stati sgraditi. Nel caso di una riduzione degli scambi economici, affinché gli stati accessibili non si riducano troppo, palesando lo stato di necessità, occorre, anche in questo caso, che l’emissione monetaria aumenti, nonostante essa, nel complesso, si accompagni a una diminuzione della ricchezza prodotta da una riduzione di liquidità.
Quanto detto indica che, affinché le escursioni di entropia non siano eccessive, l’emissione di moneta andrebbe dosata seguendo l’evoluzione degli scambi economici, in modo da non comportare eccessiva perdita d’informazione. Allo stesso modo, se i libri richiesti aumentano, il bibliotecario deve lavorare di più, perché non si crei disordine. Se i libri richiesti si riducono, il bibliotecario deve adoperarsi, anche in questo caso lavorando di più, per mostrarsi più gentile, affabile ed efficiente al fine di tornare ad attrarre nuovi lettori di libri. Il bibliotecario può mantenere invariato il proprio impegno solo se le richieste dei libri si mantengono stabili e confacenti alle esigenze e funzioni della biblioteca.
Al contrario, l’attuale visione economica ritiene che la moneta emessa vada contenuta il più possibile, sempre e in tutte le condizioni. E ciò accade sia per un sistema economico che va in surplus commerciale, aumentando il volume degli scambi, sia per un sistema in deficit commerciale. Mantenere costante l’emissione di moneta è, però, un atteggiamento simile a quello del bibliotecario  fannullone che non vuole impegnarsi più di tanto; il disordine, in questo caso, quando aumentano le richieste di libri, può crescere moltissimo; oppure la biblioteca può perdere la sua funzione se le richieste crollano perché il bibliotecario non si impegna adeguatamente. L’emissione di moneta, che segue l’evolversi degli scambi, è, perciò, come un bibliotecario preciso che, per ogni libro restituito, si preoccupa di riporlo subito nella posizione giusta e l’impegno, che egli deve mettere nel suo lavoro, cresce all’aumentare dei libri richiesti. L’impegno può essere finalizzato, anche, ad attrarre quanti più lettori di libri rimuovendo quelle criticità interne alla biblioteca che sono all’origine dell’abbandono da parte dei lettori.
L'emissione monetaria fa qualcosa di simile al lavoro del bibliotecario che mette ordine eliminando le posizioni scoperte e riducendo la quantità d'informazione occorrente per gestire il sistema

Quello sopra fatto sembrerebbe un accostamento gratuito e ardito; eppure, l’emissione di moneta fa qualcosa di simile al lavoro del bibliotecario: essa, per ogni scambio effettuato, estingue il debito istantaneamente, allo stesso modo di come il bibliotecario estingue la scopertura nella posizione di un libro, mettendo ordine. Se l’impegno del bibliotecario nel mettere ordine non cresce all’aumentare delle richieste e delle restituzioni dei libri, ciò vuol dire che egli non si sta preoccupando di estinguere la posizione rimasta scoperta sugli scaffali della biblioteca, non appena possibile. Sta, cioè, dilazionando nel tempo l’estinzione delle posizioni scoperte. Il disordine (l’entropia), in questo caso, aumenterà molto e arriverà il momento in cui il bibliotecario si troverà a dover gestire una quantità d’informazione così grande che corre il rischio di non riuscire più a venirne a capo. Insistendo a dilazionare nel tempo l’estinzione delle posizioni scoperte, tra l’altro, si solletica l’azzardo morale di chi, desiderando un certo libro, tenterà di non restituirlo.
Rispetto a questa visione, l’attuale corrente economica dominante ritiene ininfluente e del tutto trascurabile il disordine prodotto (la perdita d’informazione) perché ritiene prioritario preservare la maggior ricchezza acquisita dal sistema in surplus, introducendo, così, una forte asimmetria, tutta a favore del sistema in surplus. Quest’asimmetria, però, come si vedrà, ha un prezzo.
Pertanto, chi va in surplus dovrebbe aumentare l’emissione di moneta se il cambio è fisso, deve rivalutare la moneta se il cambio è fluttuante. Inoltre, chi va in deficit, pur riducendo la propria ricchezza, deve poter preservare le proprie possibilità di riequilibrio e questo può essere fatto solo riducendo gli squilibri interni che possano deprimere troppo alcuni dei sottosistemi costituenti. L’emissione monetaria aggiuntiva, in questo caso, ha la funzione di prevenire le interruzioni del percorso della moneta, causate da squilibri interni tra sottosistemi. Occorre, quindi, che il sistema in deficit possa essere messo nelle condizioni di sfruttare tutti i possibili canali monetari, Spesa Pubblica compresa, giacché essa svolge proprio la funzione di attenuare gli squilibri e rimuovere le criticità interne.
Invece, l’attuale tendenza è di invogliare chi è in surplus a contenere l’emissione di moneta, tenendola costante, e trasformare il surplus in attività finanziaria supportata dai risparmi che possa sostituirsi all’emissione di moneta aggiuntiva che sarebbe necessaria. Se la quantità di moneta emessa è ridotta rispetto al corso degli scambi, quindi della produzione, si viene a creare del debito non estinguibile tramite la moneta emessa e questo comporta, dal lato dei creditori, la necessità di dover gestire un livello d’informazione crescente su come evolverà il debito. Funzionale a questa necessità della gestione dell’informazione è l’impiego delle apparecchiature informatiche e di software sempre più sofisticati per gestire i bilanci delle attività finanziarie che si occupano di fornire un sostituto della moneta: il credito. Continuando a contenere la moneta emessa, rispetto al volume degli scambi economici, l’informazione necessaria seguirà il corso della crescita dell’entropia che, come visto, aumenta proporzionalmente agli scambi, mentre gli stati accessibili a chi è in credito aumentano in modo esponenziale. A questo punto, l’apparato informativo e gestionale finanziario tende a diventare critico e, per sostenerlo, serve dell’altro. Occorre che il tasso d’interesse dei finanziamenti sia il più basso possibile per evitare che un eccessivo accumulo di oneri passivi renda il debito del tutto incontrollabile.
Il modello di economia dinamica dimostra che l’entropia è proporzionale al logaritmo del reciproco del tasso d’interesse e sono sufficienti lievissime fluttuazioni del tasso d’interesse per produrre effetti considerevoli sul sistema finanziario, la cui preoccupazione è, ora, una soltanto: la stabilità dei tassi d’interesse. La criticità del sistema, così costruito, è ora evidenziata dal fatto che l’intero sistema economico dipende da un unico parametro, il tasso d’interesse, che, peraltro, è molto basso. Questo rende, per gli operatori interni di un sistema in surplus che sta contenendo l’emissione di moneta, molto appetibili altri mercati finanziari esteri, dove il tasso d’interesse è più alto ma che, proprio per questo, dispongono di un apparato informativo molto più contenuto, in quanto l’elevato tasso d’interesse copre il maggior rischio. Ha avvio, quindi, il trasferimento di attività finanziarie ingenti verso questi settori esteri, se non vi è rischio di cambio e se ciò è consentito dalle regole monetarie internazionali (la bilancia dei pagamenti).
C’e solo un problema. Mentre nel sistema che ha controllato la moneta, il sistema informativo si è costruito con gradualità, giovandosi, peraltro, del surplus commerciale, in quello estero, in cui arriva la massa dei finanziamenti, ciò non è successo e non è possibile controllare l’ammontare del debito allo stesso modo. Inoltre, in quest’ultimo sistema, il tasso d’interesse è più alto e genera oneri passivi molto meno controllabili che nel sistema da cui provengono i finanziamenti. Nel sistema in cui arrivano i finanziamenti, quindi, il debito non è controllabile, per due motivi: il sistema informativo è meno efficiente e il tasso d’interesse più alto fa aumentare il debito in maniera spropositata. Quando l’informazione sul debito diventa contraddittoria, quindi incompleta e incoerente, i finanziamenti esteri si arrestano di colpo, si ha il cosiddetto sudden stop, e il sistema in deficit è abbandonato al suo destino, cioè quello di dover fare i conti con un livello di debito enorme, dopo che esso ha subito squilibri interni che ne hanno compromesso le capacità produttive a causa della contrazione di emissione monetaria volta a favorire la svalutazione interna.
Si assiste, quindi, al trasferimento di una criticità interna a un sistema in surplus, che sembra ricalcare il ciclo d’instabilità finanziaria di Minsky, verso un altro sistema estero. Questo tipo di ciclo economico, descritto in questo post in modo del tutto originale, servendosi dell’analogia con un bibliotecario, ha un nome ben preciso; è detto ciclo Frenkel – Neftci o ciclo boom-and-bust ed è stato formulato, per la prima volta nel 1983, dall’economista argentino Roberto Frenkel, per spiegare la crisi dell’America del Cono Sud, ma può essere utilmente impiegata per spiegare anche la successiva crisi argentina del 2001 e, infine, quella, più vicina a noi, dell’Eurozona.

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